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Meno zucchero, più marijuana

Proibire non proibire? Gli anni passano, gli studi crescono e le nostre conoscenza aumentano, peccato che i pregiudizi siano duri a morire. In un articolo apparso su Likiesta si mette in evidenza tutta la nostra ipocrisia: continuiamo a permettere che i nostri figli mangino zucchero – sopratutto attraverso bevande dolcificate – ma non prendiamo in considerazione la possibilità di togliere la ‘lettera scarlatta’ sulla marijuana, che fa molto meno male.

Eppure il problema c’è ed è molto grave: secondo i dati del nostro ministero della Salute un bambino ogni dieci che frequenta le scuole elementari nel nostro Paese è obeso, mentre uno su cinque è in sovrappeso. La colpa è sopratutto dello zucchero che produce effetti collaterali davvero pesanti come alterazione dell’umore, dipendenza al consumo e crisi di astinenza. Niente da ‘inviadiare’ alle peggiori droghe pesanti, dalla cocaina all’eroina.

Si legge su Linkiesta: “Il consumo di zucchero raffinato, presente soprattutto nelle bevande dolcificate come Coca Cola e affini, è più che raddoppiato dalla metà del Novecento ad oggi, con picchi di consumi spaventosi soprattutto negli Stati Uniti. E difficilmente ci si potrebbe aspettare diversamente visto che lo zucchero non solo è legale, ma è anche pubblicizzato, nella sua forma più insidiosa — quella per l’appunto delle bibite — su qualsiasi media in tutto il mondo, generando un giro di affari che ha pochi rivali al mondo”.

Timidamente si sta cercando di affrontare il problema. Ad esempio applicando la cosiddetta Sugar Tax, promossa dal Fatto Alimentare  con il contributo di molte associazioni, medici e nutrionisti, che di fatto tassa del 20 per cento i prodotti ad alto contenuto di zucchero.

Ma sicuramente c’è da fare di più: prima di tutto un cambio di mentalità. Senza, anche la Sugar Tax “potrebbe essere del tutto inutile se non si comincia a trattare la battaglia in questione alla stregua di quelle proibizioniste che da anni tengono in scacco altri mercati e altre sostanze — la marijuana — in primis, che al contrario del mercato dello zucchero, potrebbero tra l’altro essere virtuosi e preziosi sia dal punto di vista medico che dal punto di vista economico”.

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