Coltivare la cannabis con pratiche sostenibili si può (si deve)

Sia che operino al chiuso, all’aperto o in serra, i coltivatori di cannabis hanno sviluppato la reputazione di non essere “green” come le piante che coltivano. L’uso massiccio di pesticidi e di energia sono alcune delle “colpe” affibbiate ai coltivatori ma, fortunatamente, esistono tanti modi per ridurre i loro impatti ambientali, alcuni richiedono degli investimenti economici, altri solo qualche accortezza in più.

Uso di lampadine a LED, fertilizzanti naturali, la riduzione delle quantità di prodotti usa e getta come i copri scarpe preferendo calzature che possono essere pulite ed igienizzate ad ogni utilizzo, sono sicuramente da tenere in conto se l’intento è quello di aiutare l’ambiente.

Una delle cose da considerare sono sicuramente gli imballaggi dei prodotti, che non solo li rendono poco ecologici ma anche più costosi, la cannabis essiccata destinata alla vendita viene confezionata spesso in bustine di plastica, l’uso di contenitori in vetro in questo caso è sicuramente la soluzione migliore ma esistono anche altre opzioni come l’utilizzo di plastica esclusivamente riciclata o di imballaggi in canapa.

Nel caso della cannabis il fattore più impattante è il consumo elettrico, la pianta se coltivata indoor richiede impianti di illuminazione interna e sistemi di raffreddamento. La tecnologia LED consente di risparmiare molta energia anche se è più costosa delle classiche lampadine HID. Fare un investimento su un impianto LED è sicuramente oneroso ma oltre a far calare drasticamente i consumi energetici permette nel tempo un ritorno economico non indifferente in quanto è molto più efficiente e produce meno calore, riducendo di conseguenza anche i consumi dei sistemi di raffreddamento ed elettricità. 

Stesso discorso vale per i sistemi di raffreddamento, possono essere sostituiti da quelli che usano gas naturali come fonte di combustibile, questo sarebbe un grande aiuto per l’ambiente e, a lungo termine, anche per le finanze.

Le colture di canapa possono essere certificate come biologiche. Ryan Cross, direttore delle operazioni per River Organics, grande produttore di canapa biologica con sede a Gloucester, in Virginia, ha affermato che la gestione del suolo gioca un ruolo chiave nella riduzione dell’impronta di carbonio dell’azienda. La rotazione delle colture, i fertilizzanti organici e la lavorazione minima sono i principi fondamentali del piano di produzione delle colture di River Organics e aiutano l’azienda a mitigare la quantità di carbonio che sta producendo. La coltivazione di piante di canapa biologica accelera organicamente il processo di essiccazione perché le piante coltivate biologicamente non trattengono la stessa quantità di acqua di quelle coltivate convenzionalmente a causa della velocità con cui assorbono il fertilizzante, ciò riduce le tempistiche di conservazione, cosa che di conseguenza aiuta a ridurre l’impronta di carbonio dell’azienda. Un ulteriore vantaggio, ha detto Cross, è che la coltivazione biologica migliora la produzione di flavonoidi e terpeni di circa il 12%.

L‘eliminazione dei pesticidi è un’altra pratica sostenibile che i coltivatori possono impiegare. Glass House Farms, ad esempio, ha eliminato l’uso di pesticidi dannosi per il pianeta, spendendo circa $ 30.000 al mese per cercare di introdurre set di insetti contro vari parassiti, un costo che secondo Farrar diminuirà man mano che più persone implementeranno la pratica. È la versione high-tech delle coccinelle, vengono usati circa 40 insetti diversi e i risultati sono sorprendenti.