La scorsa settimana è stato pubblicato un rapporto sul Southern Economic Journal dagli economisti del Wofford College nella Carolina del Sud e della California State University Bakersfield in cui si evidenzia il fatto che far acquistare legalmente il CBD riduce il tasso di prescrizione degli oppiodi, che in America sappiamo essere problema non di secondo piano. La riduzione che è stata evidenziata è compresa tra il 6,6% e l’8,1%, non certamente percentuali da far girare la testa ma un’indicazione chiara della direzione verso cui bisogna andare.
Gli esperti hanno commentato dicendo: “In generale, troviamo che la legalizzazione a livello statale dei prodotti CBD porta solo a una riduzione statisticamente significativa delle prescrizioni di oppioidi quando gli stati consentono anche dispensari aperti e legali“, afferma il documento, “è necessario un adeguato accesso dal lato dell’offerta per realizzare i potenziali benefici della legalizzazione”. Il documento quindi fa emergere come la legalizzazione a livello federale del CBD da sola non basta, se non è accompagnata da iniziative collaterali che possono consentire un adeguato accesso delle persone sia al prodotto ma anche alle corrette informazioni.
Gli esperti affermano di fornire la “prima prova empirica” che: (1) la legalizzazione statale della prescrizione di CBD da sola non riduce l’uso di oppioidi; (2) le normative sugli acquisti limitati, come le leggi sull’identità, annullano quasi tutti i vantaggi della legalizzazione dal lato della domanda; e (3) l’accesso dal lato dell’offerta, tramite acquisti interstatali o dispensari legali e aperti, è vitale nell’utilizzo di sostanze antidolorifiche per combattere pienamente l’epidemia di oppioidi”.
“Il nostro articolo fornisce importanti prove preliminari del fatto che il CBD può effettivamente ridurre i tassi di prescrizione di oppioidi”, – afferma lo studio, sottolineando che la maggior parte delle ricerche passate sull’uso di cannabis e oppioidi si sono concentrate sul THC, – “Anche se i prodotti a base di CBD potrebbero non essere necessariamente la panacea con cui vengono commercializzati, sembrano essere sostituti netti degli oppioidi”. Sebbene l’accesso tramite i dispensari del CBD sembrasse ridurre in modo significativo le prescrizioni di oppioidi, quell’apparente beneficio scomparirebbe se regole rigide regolassero l’accesso al CBD.
“Si stima che ulteriori normative, sotto forma di registri di pazienti o requisiti di identificazione, annullino quasi completamente i benefici in termini di riduzione degli oppioidi derivanti dalla creazione di accesso al CBD dal lato dell’offerta sotto forma di dispensari”, afferma il rapporto.
L’impatto della riforma della cannabis sull’uso di oppioidi e sui tassi di prescrizione è stato argomento di indagine e dibattito sin dalle prime leggi statali sulla cannabis. Sebbene i risultati siano contrastanti, in generale la ricerca ha indicato che l’ampliamento dell’accesso alla cannabis ha portato a una diminuzione del consumo di oppioidi. Quel che è certo, è che queste ricerche devono continuare per aprire nuovi spiragli di cura per le persone.