Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. I nostri lettori conoscono molto bene il nostro nome e marchio, BeLeaf è un nome inconfondibile ed evidentemente spendibile, tanto da essere riproposto da attività esterne che non hanno nulla a che vedere con la nostra testata che si occupa solo di informazione. L’uso dello stesso nome può ingannare ed è proprio quello che è successo a due giovani agricoltori A. P. e consorte.
I ragazzi sono produttori di miele e altre prelibatezze della loro terra e il desiderio era quello di ampliare la loro attività puntando alla coltivazione della Canapa. Hanno cercato on-line un rivenditore per effettuare un ordine e proprio navigando in rete hanno trovato una pagina Facebook che sembrava fare al caso loro: un canale con nome e immagini che ricordano la nostra rivista che dispensava notizie e consigli e offriva un servizio vendita di talee.
Pochi giorni fa i ragazzi ci contattano in redazione informandoci dello spiacevole fatto: hanno contattato il titolare della pagina Facebook in questione pensando (ingenuamente) di rivolgersi al nostro magazine. I giovani in buona fede, dopo aver contrattato il prezzo e le quantità, e ricevuta la fattura, saldano tutto in anticipo come da accordi.
A.P. e la sua compagna non hanno mai ricevuto le piantine nonostante i numerosi solleciti. Una volta capito che le talee non sarebbero arrivate hanno chiesto il rimborso, promesso e ad oggi non ancora arrivato. Il titolare di questa presunta attività è stato contattato più volte dalla nostra redazione e dai nostri complici per verificare l’attendibilità dell’attività, con scarsi risultati e deboli giustificazioni: dice di essere inattivo per eventuali ordini e in alcuni casi ha negato di avere un’attività in essere.
Un passo falso che poteva capitare a tutti, soprattutto quando partiamo con l’entusiasmo di tante nuove idee e abbiamo un sogno nel cassetto che cerchiamo in tutti i modi di realizzare.
Coltivare questa pianta è una scelta meritevole, ma per farlo serve molta attenzione e costante ricerca affidandosi ad esperti e rivenditori competenti e seri.
Per BeLeaf passa in secondo piano la sgradevole omonimia quando l’inganno demotiva il lavoro di chi crede nelle potenzialità di questa pianta e viene meno la fiducia nelle persone. Ci auguriamo che simili episodi non si verifichino nuovamente, che il titolare provveda quanto prima al rimborso e stimoli un po’ di più la sua inventiva per i nomi delle sue attività.
Nelle settimane precedenti alla pubblicazione di questa abbiamo approfondito il caso raccogliendo documenti, visure e altri dettagli e nomi della società che ha fatturato a A.P. trovando alcuni dettagli poco chiari. Ci auguriamo che la situazione si risolva per il meglio senza necessità di indagare ulteriormente sull’argomento.
Per casi simili o se siete stati vittime di truffe non esitate a contattarci, per noi l’informazione parte sempre dall’onestà.
La redazione BeLeaf Magazine