Il recente rapporto “Mal’Aria 2024”, pubblicato da Legambiente, ha riacceso i riflettori sulla persistente sfida dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane, ponendo un accento critico sulla necessità di interventi rapidi e concreti per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini.
Attraverso un’analisi dettagliata dei livelli di inquinanti quali PM10, PM2.5, NO2 e O3, il rapporto evidenzia come molte aree urbane del Paese continuino a superare i limiti stabiliti per la qualità dell’aria, esponendo la popolazione a rischi sanitari significativi.
Quali sono le città peggiori?
Se da un lato i livelli di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e di ossidi di azoto (NO2) nelle nostre città hanno mostrato una riduzione rispetto al 2022, questo cambiamento positivo è stato quasi esclusivamente il frutto di condizioni meteorologiche favorevoli, piuttosto che il risultato di efficaci politiche ambientali.
Frosinone, Torino e Treviso sono le città in testa alla classifica delle violazioni di PM10, anche se in diminuzione rispetto allo scorso anno.
Il rapporto sottolinea inoltre l’urgenza di adeguarsi ai più rigorosi standard di qualità dell’aria proposti dalla Commissione Europea entro il 2030, nell’ambito del Piano d’azione “Zero Pollution” del Green Deal europeo. Questo obiettivo ambizioso mira a ridurre del 55% il numero di morti premature causate dal PM2.5, richiedendo un deciso cambio di passo nelle politiche ambientali nazionali e locali.
Cosa fare?
L’Italia, purtroppo, appare in ritardo nell’adottare misure più stringenti per la qualità dell’aria, come evidenziato dalla proposta di posticipare l’applicazione di limiti più rigidi e di introdurre deroghe per giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi. Questo atteggiamento contrasta con l’allarmante dato delle 47mila morti premature registrate nel 2021 a causa dell’inquinamento da PM2.5, un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
L’analisi dei dati di “Mal’aria 2024” mostra che, nonostante nessuna delle 98 città capoluogo di provincia abbia superato il limite normativo per il PM10, la situazione è sostanzialmente stagnante, con medie annuali che non indicano un miglioramento significativo negli ultimi cinque anni. Anche per l’NO2, sebbene tutte le città rispettino i limiti, solo la metà si avvicina ai più severi standard previsti per il 2030.
Il rapporto chiama quindi all’azione, sottolineando la necessità di una roadmap chiara e di strategie integrate per affrontare l’inquinamento atmosferico nelle città italiane. L’urgenza di adeguarsi ai futuri limiti più severi impone un rinnovato impegno nella riduzione delle emissioni e nell’implementazione di un monitoraggio più efficace, per garantire una qualità dell’aria che tuteli realmente la salute dei cittadini.
Da “Mal’aria di città 2024” insomma, il messaggio è chiaro: sebbene il 2023 abbia registrato alcuni miglioramenti, la strada verso una reale soluzione all’inquinamento atmosferico è ancora lunga e irto di ostacoli. È fondamentale che l’Italia acceleri i suoi sforzi per garantire un futuro di aria pulita per tutti.