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Il “Decreto Sicurezza” e il destino della Filiera della Canapa: un colpo mortale per l’economia sostenibile?

Il “Decreto Sicurezza”, che ha sollevato una vasta ondata di preoccupazioni nel panorama politico ed economico italiano, si prefigura come una minaccia devastante per una delle filiere emergenti più promettenti del Paese: quella della canapa. In particolare, l’articolo 18 del decreto sembra segnare il destino di migliaia di aziende, di un mercato da mezzo miliardo di euro, e di decine di migliaia di posti di lavoro. Con l’intenzione di vietare la lavorazione e la commercializzazione del fiore di canapa, il decreto rischia di gettare l’intero settore in un abisso economico e normativo, senza contare le pesanti ripercussioni sull’ambiente.

Le Implicazioni Economiche e Ambientali

La canapa, in particolare quella legale con un contenuto di THC inferiore allo 0,5%, ha visto un crescente sviluppo negli ultimi anni in Italia. Aziende agricole, produttori e distributori hanno investito in coltivazioni sostenibili, soprattutto in regioni come la Puglia, con l’obiettivo di contribuire all’economia locale e al contrasto della desertificazione. Tuttavia, la messa al bando della commercializzazione del fiore di canapa — uno degli utilizzi principali della pianta, particolarmente nella produzione di CBD (Cannabidiolo), una sostanza non psicoattiva molto richiesta per i suoi usi terapeutici — minaccia di ridurre drasticamente le opportunità economiche di un settore che già oggi dà lavoro a circa 30.000 persone.

Un numero che non può essere ignorato, soprattutto considerando che il mercato della canapa legale in Italia sta generando circa 500 milioni di euro all’anno. Le stime parlano di 3.000 imprese che rischiano di essere travolte da queste normative, penalizzando in modo diretto l’occupazione, l’innovazione e la sostenibilità. Questi dati devono far riflettere: un decreto che potrebbe impedire la produzione e vendita di un prodotto legale in tutta Europa mette in serio pericolo l’intera filiera agricola e industriale.

Un Contrasto con le Normative Europee

L’introduzione di questo provvedimento ha suscitato l’interesse dellUnione Europea, che ha avviato un’indagine sul caso. La Commissione Petizioni del Parlamento Europeo ha chiesto chiarimenti al governo italiano riguardo alla compatibilità del divieto con le normative europee, che permettono la lavorazione del fiore di canapa con livelli di THC sotto lo 0,2-0,5%. La possibilità che il decreto violi gli articoli 34 e 36 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che tutelano la libera circolazione delle merci e la concorrenza leale, potrebbe aprire un conflitto tra l’Italia e le istituzioni europee, con un impatto negativo sul mercato unico europeo.

Il timore è che, oltre a danneggiare il settore economico, l’Italia rischi di compromettere la propria competitività e di escludersi dal più ampio mercato europeo della canapa, in rapida espansione, con la possibilità di perdere importanti opportunità commerciali. La preoccupazione di molte associazioni di settore, tra cui Coldiretti, è che il governo italiano stia penalizzando un settore che si sta sviluppando in modo legale e sostenibile, danneggiando così l’economia del Paese.

Le Contraddizioni e le Resistenze Politiche

La situazione appare paradossale: mentre l’Italia cerca di modernizzare l’agricoltura e promuovere pratiche sostenibili, il governo sembra chiudere gli occhi di fronte a un’opportunità economica che potrebbe contribuire a rafforzare la competitività del Paese. Forza Italia ha tentato di difendere la filiera a livello europeo, ottenendo un’importante discussione sulla petizione, ma in Italia il partito sembra non avere un ruolo decisivo nella gestione della situazione. Il Partito della Lega, invece, sembra avere preso una posizione intransigente, sostenendo il provvedimento e chiudendo qualsiasi spazio di discussione per una possibile mediazione.

A livello locale, gli agricoltori, attraverso Coldiretti, hanno chiesto un incontro con il governo per cercare di trovare un compromesso che salvaguardi almeno le coltivazioni, ma la risposta del governo sembra essere irremovibile. Le richieste di un rinvio dell’entrata in vigore della legge, così come quelle per una regolamentazione più equilibrata, sono state largamente ignorate. Il risultato è che le aziende che hanno investito nel settore sono ora lasciate in balia dell’incertezza, senza alcuna sicurezza riguardo al loro futuro.

Una Speranza Europea?

Se la politica italiana sembra non ascoltare le voci delle associazioni e dei lavoratori, l’unica speranza potrebbe risiedere nelle istituzioni europee. Se la Commissione Europea decidesse di intervenire, l’Italia potrebbe trovarsi costretta a rivedere il suo approccio legislativo, in linea con le normative che già regolano il settore in altri Paesi dell’Unione. Tuttavia, questa non è una soluzione rapida e la situazione resta critica per le imprese italiane che stanno vivendo giorni di grande incertezza.

Una Scelta Contro la Sostenibilità e l’Innovazione

Il Decreto Sicurezza rischia di segnare un punto di non ritorno per il settore della canapa in Italia. Un settore che ha visto un’incredibile crescita e innovazione, promuovendo pratiche agricole sostenibili, creando occupazione e investimenti, ma che ora si trova davanti a una minaccia legislativa che potrebbe compromettere anni di sviluppo. Le contraddizioni della politica italiana, la mancanza di dialogo con gli agricoltori e l’ignorare le implicazioni europee rendono questa situazione ancora più paradossale.

In un’epoca in cui la sostenibilità e la bioeconomia sono valori centrali per l’Europa, non sembra esserci alcuna giustificazione per danneggiare una filiera che, se gestita correttamente, potrebbe portare enormi benefici economici, sociali e ambientali. Se il governo italiano non si aprirà a un confronto serio con gli attori del settore, l’Italia rischia di perdere una delle sue risorse agricole più promettenti, mettendo in pericolo il futuro di migliaia di imprese e lavoratori. La battaglia, in definitiva, non è solo economica, ma anche culturale: un Paese che guarda al futuro non può permettersi di sprecare opportunità per la propria crescita e il benessere delle generazioni future.

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