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Dalla canapa alla carta

Giornata al Museo Par Ieri di Stenico per il laboratorio “Dalla canapa alla carta". Tre ore sono volate veloci tra forbici, fibra, bacinelle di acqua setacci e asciugamani; ognuno ha realizzato uno o più fogli

Canapa, cultura della vita

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Dalla canapa alla carta

25 luglio 2025

Ieri giornata al Museo Par Ieri di Stenico per il laboratorio “Dalla canapa alla carta”. La bella sala in cima alle scale, la stessa in cui ho presentato il libro due anni fa, era a nostra disposizione.

Dalla sala della filatura del museo abbiamo portato la vecchia gramola di legno e l’antico petén decorato, un asse con conficcati dei chiodi fatti a mano. Abbiamo creato diverse postazioni per rendere il laboratorio più semplice e coinvolgente. La postazione dove separare la fibra dai fusti, quella dove tagliare la fibra, quella dove frullare, quella dove realizzare i fogli con i setacci e quella dove asciugarli.

Su un tavolo rotondo abbiamo esposto teli, gomitoli, matasse, corde e semi di canapa, oltre ad alcune copie del libro.

Sono arrivate le prime persone, bambini e adulti, e, ho introdotto la mia ricerca antropologica e il vasto argomento canapa, dicendo che essa è una pianta amica della nostra specie, che è coltivata da migliaia di anni, che da essa si ricavano tessuti, cibo e medicine e che la mia ricerca sul campo mi ha portato a scoprire che era presente in tutti i paesi del Trentino sud occidentale perché era necessaria alla vita delle famiglie che dalla sua fibra ricavavano quanto serviva in casa e nei campi; ho aggiunto che sto continuando la mia indagine fuori dal Trentino e ho raccontato che in Abruzzo la canapa era utilizzata per le corde e le vele delle imbarcazioni oltre che per le reti da pesca che i pescatori riparavano la sera con altra fibra, che il canapo, la corda che dà il via al Palio di Siena è fatta di canapa, che un tempo in Campania si metteva il pane a lievitare sotto un telo di canapa e una volta cotto lo si metteva nuovamente sotto il telo di canapa per farlo durare più a lungo.

Ho spiegato che questa pianta fa parte della cultura della nostra terra e che anche la
carta un tempo era fatta di canapa. Abbiamo poi iniziato a sfibrare i fusti, a pulire la fibra e a tagliarla per realizzare la carta. Le bambine e i bambini presenti sono stati i primi a immergere il setaccio nell’acqua e a ricavare i loro fogli. Mentre i primi partecipanti tagliavano e setacciavano altre persone si sono aggiunte a loro e da capo abbiamo spiegato loro l’importanza di questa pianta e cosa fare per ottenere un fogli.

Ognuno si è messo al lavoro; continuamente altre persone arrivavano e partecipavano alla creazione di fogli di carta di canapa. Per finire abbiamo realizzato un foglio grande tutti insieme, decorato con petali colorati di fiori secchie piccole margherite di campo pressate. Un signore di Vicenza mi ha raccontato che tra i campi dove vive ci sono delle siepi di canapa alta quattro metri, che nessuno semina ma sono li da sempre. Curioso ho chiesto se è sicuro sia canapa e gli ho mostrato una foglia verde, raccolta la mattina dal campo sotto casa chiedendo se la foglia di quelle piante è uguale a questa, unica e indistinguibile. “No, non è così, non è seghettata , è diritta”. “Allora non è canapa” ho detto e lui “Noi l’abbiamo sempre chiamata canapa”. Probabilmente si tratta di canapa acquatica, eupatorium cannabinum.

Un altro visitatore ha raccontato di avere tantissimo filo di canapa, un baule pieno nella casa della suocera; la deve liberare perché la suocera è morta e la casa è stata venduta. Si è offerto di portare e donare tutto al museo; sono contento che la canapa torni ad essere valorizzata, esposta e vista.

Era presente anche una donna con le figlie; scopro essere stata lei con la figlia ad avere realizzato la bellissima locandina dell’evento. Quando ci salutiamo mi dice che la prossima locandina la farà sul foglio di carta di canapa grande che abbiamo realizzato oggi! Mi dice che sarebbe stato bello stampare il libro Canapa, cultura della vita…su carta di canapa; le dico che ci avevo pensato ma che la stamperia non garantiva la resa oltre al fatto che la carta sarebbe costata tre volte di più!

Tre ore sono volate veloci tra forbici, fibra, bacinelle di acqua setacci e asciugamani; ognuno ha realizzato uno o più fogli. Giorgia, una bambina ne ha fatti due e mi ha fatto vedere che ha scritto con la penna su entrambi il suo nome e disegnato un cuore e una stella.

Lidia, Marco Mario e tutto lo staff del museo si sono dimostrati interessati ed entusiasti dell’attività fatta; ci hanno accolto con fiducia e ci hanno permesso di utilizzare lo spazio dedicato al laboratorio liberamente. Grazie, in agosto è in programma un nuovo laboratorio al Museo Par ieri.

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