L’eroina è tornata. O meglio non se n’è mai andata, se ne è semplicemente parlato di meno. Tutti concentrati a dividere ed etichettare “droghe leggere” e “droghe pesanti”, non ci siamo resi conto di quanto l’eroina si fosse insinuata fra noi. I politici, di destra e di sinistra, hanno preferito negli ultimi 10 anni focalizzare la loro preoccupazione sulla cannabis e perseguire sulla strada senza senso del proibizionismo, ma i dati parlano chiaro.
In Italia l’incremento si è cominciato a vedere in maniera allarmante fin dal 2013. Una ricerca pubblicata dal Cnr metteva in evidenza che l’età in cui si assume per la prima volta eroina si è abbassata dai 15 ai 14 anni. Nel 2015 una ricerca ci diceva che in quell’anno 320 mila teenager italiani avevano fatto uso di eroina. Negli anni il prezzo dell’eroina è diminuito fino a livellarsi con quello della cannabis, che un tempo costava trenta volte meno dell’eroina. È quindi diventata una droga accessibile a tutti, venduta in microdosi, che si trova ovunque e che non si inietta (per questo non vedete più le siringhe in giro, come succedeva negli anni’90).
Ma non è un fenomeno soltanto italiano, il risveglio del consumo di eroina ha raggiunto cifre allarmanti anche negli Stati Uniti e in molti paesi europei. Negli States solo nel ultimo decennio, il consumo di questa droga ha fatto aumentare il tasso di mortalità per overdose del 286%, diventando una vera emergenza sanitaria. Ci si è chiesti a cosa fosse dovuto questo aumento e una possibile risposta collega le overdose al consumo di antidolorifici oppiacei – perfettamente legali e prescritti dai medici- per ridurre il dolore e trattare alcune malattie.
Avete capito bene: negli States si preferisce prescrivere un farmaco a base di oppiacei per ridurre il dolore, piuttosto che legalizzare la cannabis che dà effetti conclamati nella riduzione del dolore cronico nella maggior parte delle malattie. La cannabis è in più ben nota per essere una sostanza incredibilmente sicura e non tossica, a differenza dei medicinali a base di oppiacei. E così il rischio di dipendenza diventa molto alto e la possibilità, in determinate circostanze, di passare a farsi di eroina è una circostanza non irreale. Ma anche in questo caso la cannabis sembra possa diventare un valido alleato.
Gli ultimi studi
Una ricerca effettuata da scienziati canadesi ha messo in luce come fra i tossicodipendenti che stavano effettuando una terapia disintossicante, chi consuma cannabis almeno una volta al giorno ha circa il 21% in più di possibilità di mantenere la terapia a 6 mesi. Il test è stato effettuato su 820 tossicodipendenti seguiti per 81 mesi fra il 1996 e il 2016. I risultati sono molto significativi perché indicano non solo che molto spesso la cannabis può essere impiegata in sostituzione dei trattamenti per il dolore a base di oppiacei ma che addirittura può aiutare a curarne la dipendenza.