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Greta dà una sveglia all’Europa sul clima. E in Italia? Continuiamo a dormire

Migliaia di ragazzi da tutta Europa hanno partecipato alla “marcia per il clima” a Bruxelles. Una manifestazione per chiedere alla classe politica di agire subito per contrastare i fenomeni, sempre più evidenti, del cambiamento climatico. Al corteo c’era anche Greta Thunberg, la sedicenne svedese diventata il simbolo della battaglia contro il “climate change” dopo il su discorso davanti ai “grandi” della terra a Davos.

Anche stavolta la giovane attivista si è trovare di fronte ai “grandi”

Di fronte a politici ai rappresentanti delle istituzioni europee, dal presidente del Comitato economico e sociale, Luca Jahier, fino a quello della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker ha detto chiaro e tondo che così non può andare: l’Europa dovrebbe raddoppiare gli obiettivi di riduzione dei cambiamenti climatici per fare la sua giusta parte nel mantenere il pianeta al di sotto di un pericoloso livello di riscaldamento globale. “Se l’UE deve dare il suo giusto contributo per rimanere entro il bilancio del carbonio per il limite dei due gradi, allora ha bisogno di una riduzione dell’80% almeno entro il 2030 e ciò include il trasporto aereo e marittimo”, ha detto.

Stavolta non era sola contro i mulini a vento. Stavolta con lei c’erano tantissimi studenti in sciopero che provenivano da Belgio, Germania e Paesi Bassi. Ma non basta, purtroppo non può più bastare, semplicemente perché non c’è più tempo: “Alcuni dicono che è buono, che è ambizioso ma questo nuovo obiettivo non è ancora sufficiente a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dell’innalzamento di 1 grado”, ha detto Thunberg riferendosi a quello che gli scienziati considerano il limite superiore preferibile se il pianeta vuole evitare siccità estreme, alluvioni e lo sbiancamento dei coralli.

“Le persone ci dicono sempre di sperare tanto che i giovani riescano a salvare il mondo. Ma non possiamo, semplicemente perché non c’è abbastanza tempo per permetterci di crescere e prendere in mano la situazione”, ha detto la giovane attivista svedese, definendo “triste” il fatto che Juncker, durante il suo intervento, abbia “cambiato discorso” non concentrandosi sulla crisi climatica. In effetti al discorso della giovane è seguito quelli del Presidente che ha toccato molti punti e non solo quello relativo al clima, rimanendo per questo davvero troppo vago.

Se questo è un tema su cui dovremmo essere tutti d’accordo c’è invece chi non riesce a vedere oltre il proprio naso: come ad esempio la premier inglese Theresa May che si è lasciata andare a critiche per il fatto che i ragazzi presenti in piazza per spronare a fare di più abbiamo saltato le lezioni a scuola: “Se continui a dire che stiamo perdendo tempo prezioso per le lezioni, allora lascia che ti ricordi che i nostri leader politici hanno sprecato decenni attraverso la negazione e l’inazione” ha detto categoricamente la ragazza svedese.

Le nuove marce per il clima

Oltre a Greta, a Bruxelles, si sono riuniti i leader dei movimenti giovanili per il clima di Belgio, Germania e Paesi Bassi, e persone di tutte le età. L’attivista svedese e le altre ragazze che guidano i movimenti in Belgio (Anuna De Wever, Kyra Gantois e Adelaide Charlier) e Germania (Luisa Neubauer) sono attese a Parigi per una nuova marcia per il clima. Il 15 marzo sarà poi la volta di una mobilitazione globale. “Le cose si stanno muovendo in tutto il mondo”, hanno esultato. E in Italia? C’è stato solo qualche timido contatto. Evidentemente per i nostri giovani (per non parlare dei nostri governanti) i problemi sono sempre altri.

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