Stanno a guardare le grandi multinazionali. Ma hanno fiutato il business. Finché non ci saranno leggi certe e regole chiare staranno in disparte, pronte, però, a lanciarsi sul mercato. Perché, ormai lo sanno, ‘il nuovo supereroe degli ingredienti di bellezza’ con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e rilassanti è la canapa. E così, i principali marchi di cosmetici, da Kiehl’s (L’Oreal) a Origins (Estée Lauder) a Murad (Unilever), hanno recentemente lanciato prodotti per la cura della pelle a base olio di semi di canapa, il cui uso è più ampiamente permesso. In attesa che sul resto si faccia chiarezza.
Le legislazioni vigenti, infatti, cambiano da paese a paese. In Francia per esempio, si possono usare solo fibre e semi di canapa, e la percentuale di tetraidrocannabinolo (Thc), la principale sostanza psicoattiva della cannabis, non può essere superiore allo 0%. I regolamenti europei invece consentono di sfruttare l’intera pianta e il livello di Thc consentito è più alto.
Un paradosso che costringe le aziende a pratiche ‘contro natura’
Sul quotidiano francese on line Capital, si riportano le opinione di alcuni grandi e piccole aziende che operano nel settore. “E’ nel fiore della canapa che si trova la maggior parte del CBD” ha ricordato AFP Laure Bouguen, fondatore Ho Karan, giovane azienda di Nantes che vorrebbe arricchire la sua gamma di prodotti cosmetici a base di olio di canapa con un primo prodotto in cui sia presente anche il cannabidiolo. Estrarre altre parti della pianta “è un’iniezione economica ed ecologica” e così è costretta a fornirsi di CBD in altre parti d’Europa. “Il problema principale per il CBD in Francia è che (il governo) vuole lo 0% del THC nei prodotti finiti. Ma lo zero assoluto, non esiste”, dice affranto un altro imprenditore. Addirittura si sono studiati metodi per produrre artificialmente CBD senza THC mediante sintesi chimica. Ma questo non si sposa con le proprietà naturali delle creme a base si canapa che il consumatore cerca e in più “il costo del materiale organico costa dieci volte meno”, dice Olivier Chauve, presidente di Spectrums Europe, un’azienda parigina che importa bio CBD dagli Stati Uniti. Una vera pazzia.
E’ solo una moda?
Il boom dei cosmetici a base di cannabis, secondo Euromonitor, negli ultimi anni sembra beneficiare ‘del proibito’ che ancora aleggia intorno a questa pianta e anche dalla sua natura controversa. Il signor Lemeunier, di Givaudan, spiega: “Il CBD è marketing, perché piace i consumatori che pensano, “se era proibito, era perché era troppo potente“. E questo è solo una cosa positiva”.