La legge si può interpretare. Le sentenze, invece, servono a dare un’indicazione univoca e chiara. Quando invece creano ed alimentano incertezza, l’unico risultato è il caos. In uno stato di diritto, però, il caos è una condizione inaccettabile. Ma è proprio quello a cui stiamo assistendo in queste ore su tutto il nostro territorio: un enorme e terrificante vortice che sta inghiottendo tanti negozianti che nella legge e nella legalità ci hanno creduto e ci credono. E’ successo a Caserta, dove tre negozi sono stati addirittura sequestrati e dove uno dei proprietari, per protesta, si è incatenato al negozio. Ed oggi è arrivato anche a Roma, per la prima volta dopo la sentenza della Cassazione del 30 maggio scorso.
Ad essere colpito dalla visita della Finanza è stato lo storico growshop nel cuore di San Lorenzo, Hemporium, il primo aperto nella Capitale e attivo fin dal 2001. “Siamo sorpresi di essere i primi a Roma ma non ci tiriamo indietro e speriamo di fare da apripista per tutti”, ci dice il titolare Gennaro Maulucci, “siamo pronti ad affrontare tutte le procedure del caso, perché questa è una battaglia per la libertà”. Hemporium, così come tanti grow shop colpiti, non vende solo cannabis light, anzi nel loro caso rappresenta solo il 5% del fatturato dell’azienda. “Non è la nostra battaglia primaria, abbiamo introdotto la cannabis light molto tardi e non ci abbiamo mai puntato molto, noi siamo da sempre per la piena legalizzazione, ma non per questo ci tireremo indietro. Lotteremo anche per questa causa con la speranza che sarà utile a tutti. Il nostro pensiero va al collega Virgilio Gesmundo e alla sua protesta”. La Finanza, a differenza di quello che è successo a Caserta, a Roma si è ‘limitata’ a sequestrare solo la cannabis light, ritenuta una “sostanza drogante” senza chiudere il negozio. “Sono venuti”, ci dice ancora Maulucci, “a causa della sentenza della Cassazione perché anche le forze dell’ordine stanno interpretando, nel modo giusto o sbagliato lo capiremo solo più avanti, quella sentenza”. Nel mentre, però, sequestrano, chiudono esercizi commerciali e destano grande preoccupazione in un settore in pieno sviluppo. E il grande paradosso continua.
La prossima tappa? “Sicuramente si procede con la richiesta di dissequestro: già altri brand come Erba di Roma e Weedshop sono riusciti ad ottenerla nelle settimane passate, speriamo anche noi”.