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Cannabis, la mappa degli usi consentiti in Italia e in Europa

Secondo quanto sancito dalla Legge 242 del dicembre 2016, in Italia, la produzione e commercializzazione della cannabis sono consentite purché la materia vegetale presenti un contenuto di THC non superiore allo 0,2%, condizione ampiamente ribadita anche dalla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione a maggio 2019, che non esprime rispetto al CBD, in quanto non è una sostanza ad attività psicotropa.

Oggi è possibile acquistare la cannabis light con ricetta presso le farmacie o ritirarla gratuitamente presso le farmacie ospedaliere (a carico del SSR) secondo modalità che cambiano da regione a regione. Non esistono infatti linee guida nazionali sull’accesso ai farmaci e preparati a base di cannabis.

Non è neanche chiaro quante siano le farmacie che distribuiscono cannabis terapeutica: sappiamo al momento che può essere preparata solo nelle farmacie galeniche perché non è un farmaco industriale già pronto ma viene “personalizzato” in laboratorio in base alle esigenze del paziente. Su circa 19 mila farmacie censite in Italia (dati Federfarma), 1748 sono galeniche e di queste solo 437 nel 2018 hanno dichiarato di aver utilizzato cannabis e derivati in preparazioni galeniche (dati report antidoping).

I farmacisti non possono però preparare prodotti che non siano per uso orale o inalatorio (es. colliri, supposte, creme per uso esterno) né possono spedirli a domicilio.

In questo quadro frammentario e confuso, curarsi con la cannabis legalmente è un’impresa per i pazienti. 

Pur avendo avviato anche la produzione nazionale nel 2016, ad oggi lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM) non riesce a garantire neanche le quantità autorizzate dal Ministero della Salute: per il 2019 erano stati previsti 350 kg ma i dati ufficiali finali riportano circa 150 kg.

Quindi la produzione nazionale non copre neanche un sesto del fabbisogno italiano e le importazioni arrivano con ritardo, di conseguenza, spesso le uniche soluzioni per mantenere la continuità terapeutica sono inevitabilmente il mercato illegale o l’auto-coltivazione.

GERMANIA

A partire da marzo 2017 in Germania è stata varata una legge che offre l’opportunità di prescrizione della cannabis a pazienti gravemente malati, in qualità di supporto alla terapia del dolore. Tuttavia tale legge ad oggi presenta una falla data dalla mancata presenza di parametri volti ad indicare e classificare la reale gravità della patologia. Ai tedeschi va inoltre il premio come primo mercato di Europa con oltre 6 tonnellate di infiorescenze importate nel 2019. Nonostante le cifre, lo scorso ottobre il Bundestag ha respinto la proposta di legge per controllare l’uso ricreativo di cannabis. 

SPAGNA

Il consumo di cannabis ad uso personale, in Spagna, è stato depenalizzato ma non reso legale a tutti gli effetti, infatti questa non può essere consumata ovunque ma solo nelle mura domestiche o nei Cannabis Social Club. Il possesso di cannabis in pubblico è considerato illegale: se si possiedono più di 50 grammi le sanzioni possono essere anche gravi. La coltivazione come l’uso è consentita in certi limiti in spazi privati per autoconsumo, la vendita costituisce reato. Come sappiamo però lo Spagna presenta alcuni conflitti interni dunque se a Madrid è possibile coltivare in casa a Barcellona per esempio è vietato.

FRANCIA

Al momento in Francia è in vigore uno dei sistemi più repressivi in Europa, rappresentando però al tempo stesso il primo Stato per uso di cannabis del continente, con 5 milioni di consumatori stimati all’anno e 900 mila al giorno. Il Parlamento francese però ha lanciato una consultazione online dei cittadini per valutare il loro consenso o meno a un’eventuale modifica della legislazione vigente sull’uso ricreativo della cannabis in una direzione più permissiva. Per esprimere il proprio parere i francesi possono rispondere a un questionario online sul sito dell’Assemblea nazionale, disponibile fino al 28 febbraio. L’indagine permetterà quindi di far comprendere ai parlamentari francesi la posizione dell’opinione pubblica sull’argomento e, quindi, valutare la possibilità di una nuova legislazione al riguardo.

OLANDA

La legislazione in Olanda in materia di droghe è basata su due principi fondamentali: l’uso di droghe non è materia criminale ma deve essere considerato qualcosa che riguarda la salute pubblica e secondo che esiste una distinzione tra droghe leggere e pesanti, basata sui diversi livelli di dipendenza e sul calcolo del rischio per la salute indotto dall’uso di queste sostanze.

In Olanda da oltre 40 anni sono ben noti i coffeeshop, una realtà resa possibile dal particolare regime di tolleranza avviato negli anni 70 dal Governo olandese. Ma contrariamente alla credenza diffusa, il sistema dei coffeeshop di Amsterdam non è così permissivo come sembra, infatti i controlli sono frequenti e si devono osservare normative severe:

  • Il coffeeshop non deve reclamizzare la vendita di cannabis (molti coffeeshop continuano a farsi pubblicità utilizzando bandiere reggae/rasta rosse gialle e verdi, o immagini di foglie di cannabis per indicare la vendita) o di qualunque altra droga
  • Non deve esserci presenza di droghe pesanti nel locale
  • A un coffeeshop non è consentito avere in magazzino più di 500 grammi nell’edificio
  • Non si può vendere ai minori di 18 anni
  • Gli acquisti non devono superare i 5 grammi al giorno
  • Nel locale non devono trovarsi persone minorenni
  • Il coffeeshop ed i suoi avventori non devono causare disturbo all’ordine pubblico

Il mancato rispetto di queste norme è punibile dalla legge, e si rischia la chiusura temporanea (fra 3 e 6 mesi), ed in alcuni casi permanente. I coffeeshop, inoltre, non possono operare in un raggio di 250 metri dalle scuole.

In generale la coltivazione e la distribuzione nel paese risultano tuttora illegali e perseguibili. Costituisce un reato anche l’assunzione in pubblico.

SVEZIA

I paesi scandinavi sono riconosciuti e apprezzati in tutta Europa grazie alla flessibilità e l’apertura mentale di queste popolazioni e della società in cui vivono. Per questo motivo, le leggi relative al consumo di droga e Svezia sono in contrasto, rispetto alla mentalità del paese. In parole povere, si tratta di tolleranza zero per tutti coloro che utilizzano ogni tipo di droga, inclusa la cannabis, non esiste distinzione tra droga pesante e droga leggera. Farsi trovare da un ufficiale di polizia con della cannabis potrebbe persino comportare la detenzione.

SVIZZERA

Per essere considerata legale, in Svizzera la cannabis light deve avere un valore di THC inferiore al 1%. La cannabis con potenza superiore e altri prodotti associati come l’hashish sono illegali, anche se le piccole quantità (meno di dieci grammi) sono punite solo con una multa di 100 franchi da pagare sul posto.

Il Consiglio nazionale svizzero ha approvato nel 2020 un progetto per cominciare dei trials per l’uso ricreativo riservato ai maggiorenni. Se sarà legalizzata, il governo dice che dovrà essere organica e cresciuta localmente. Lo studio spera di scoprire gli effetti che una legalizzazione controllata della sostanza avrebbe in Svizzera.

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