La mannaia del Governo di ultradestra di Giorgia Meloni si è abbattuta anche sulla cannabis light. Con un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, attualmente in esame presso la Camera dei Deputati, si propone un giro di vite sulla coltivazione e commercializzazione delle infiorescenze di canapa con basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), precisamente sotto lo 0,2%.
Che cosa succede ora?
L’emendamento vieta esplicitamente la coltivazione e la vendita di cannabis light, eccetto che per specifici usi industriali previsti dalla legge. La vendita di infiorescenze sarà punita secondo le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, equiparando di fatto la cannabis light a quella con concentrazioni più elevate di THC.
Questa proposta si inserisce in un contesto di precedenti restrittivi che hanno già limitato la commercializzazione di prodotti a base di cannabidiolo (CBD). Ad esempio, a partire dal 22 settembre 2023, è stato vietato nei negozi specializzati l’acquisto di prodotti alimentari contenenti CBD, sebbene rimanga legale l’acquisto di fiori di canapa per uso fumatorio.
Reazioni Politiche e Impatto Economico
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Marco Furfaro del Partito Democratico ha criticato duramente l’iniziativa, prevedendo un impatto negativo su migliaia di imprese e lavoratori, soprattutto giovani, che potrebbero vedere pregiudicata la loro attività lavorativa. Marco Grimaldi dell’Alleanza Verdi Sinistra ha proposto invece una legalizzazione e regolamentazione completa della cannabis, come strumento per sottrarre il mercato al controllo delle organizzazioni mafiose. Giuseppe Libutti, avvocato costituzionalista esperto nel settore, ha espresso preoccupazione per il possibile innescarsi di contenziosi legali, dato che l’emendamento si contrappone alla giurisprudenza vigente che regola la canapa industriale, normata dalla legge 246 del 2016. La stretta normativa potrebbe quindi aprire la strada a numerose dispute legali da parte degli operatori del settore.
Sempre fuori dal tempo
L’approccio del governo appare in contrasto con le tendenze di alcune democrazie avanzate, come evidenziato da Riccardo Magi di +Europa, che nota una crescente tendenza verso la legalizzazione della cannabis anche a più alti contenuti di THC, come successo in Germania.
Questo scenario normativo solleva questioni significative riguardo l’efficacia delle politiche di controllo delle sostanze e il loro impatto socio-economico, soprattutto in un settore che ha mostrato potenziale di crescita e di creazione di impiego. Con il dibattito in corso e l’imminente esame degli emendamenti, il futuro della cannabis light in Italia rimane incerto, pendente tra l’anacronistico conservatorismo normativo e le necessità di un settore in rapida evoluzione.
Ancora una volta vincerà il proibizionismo? A perdere siamo sempre e solo noi.