L’uso di cannabis, sia cronico che occasionale, è stato associato a una riduzione dell’attivazione cerebrale durante i compiti di memoria di lavoro, una funzione cognitiva essenziale per il ragionamento complesso e il processo decisionale. Uno studio pubblicato su JAMA Network Open ha esaminato il legame tra consumo di cannabis e funzionalità cerebrale attraverso l’analisi di dati provenienti dallo Human Connectome Project. I risultati indicano che sia l’uso prolungato che l’esposizione recente alla sostanza possono compromettere la memoria di lavoro, con potenziali implicazioni a lungo termine per la funzione cognitiva.
Che cosa è la memoria di lavoro?
La memoria di lavoro è un sistema cognitivo fondamentale che permette di mantenere e manipolare informazioni temporanee necessarie per l’esecuzione di compiti cognitivi complessi. Studi precedenti hanno suggerito che l’uso di cannabis possa influenzare negativamente questa funzione, ma la portata e la durata di tali effetti rimangono oggetto di ricerca.
Il team di ricerca della Scuola di Medicina dell’Università del Colorado ha analizzato i dati di 1.003 adulti di età compresa tra 22 e 36 anni, raccolti tra il 2010 e il 2015 nell’ambito dello Human Connectome Project. I partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre eseguivano sette test cognitivi, tra cui compiti di memoria di lavoro, teoria della mente, controllo motorio ed elaborazione del linguaggio.
I soggetti sono stati suddivisi in tre gruppi in base al consumo di cannabis:
- Non consumatori: meno di 10 episodi di consumo nella vita;
- Consumatori moderati: tra 10 e 999 episodi;
- Consumatori pesanti: oltre 1.000 episodi.
L’uso recente di cannabis è stato valutato tramite esami delle urine per rilevare i metaboliti del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC).
Risultati
L’analisi delle scansioni cerebrali ha rivelato una correlazione tra consumo di cannabis e ridotta attivazione cerebrale nei compiti di memoria di lavoro. In particolare:
- I consumatori abituali mostravano una ridotta attivazione nelle regioni della corteccia prefrontale dorsomediale e dorsolaterale, nonché nell’insula anteriore, aree coinvolte nei processi decisionali e nella pianificazione.
- Gli effetti erano più marcati nei consumatori pesanti e a lungo termine, suggerendo una possibile neuroadattazione negativa in risposta all’esposizione cronica al THC.
- Anche l’uso recente di cannabis era associato a una riduzione temporanea della performance nei compiti di memoria di lavoro e controllo motorio.
I risultati supportano l’ipotesi che il consumo cronico di cannabis possa portare a una riduzione persistente dell’attività cerebrale nelle aree coinvolte nella memoria di lavoro. La possibile riduzione della densità dei recettori cannabinoidi (CB1) nel cervello potrebbe spiegare tale fenomeno, con effetti sulla capacità di elaborazione delle informazioni e sulle decisioni complesse. Inoltre, l’esposizione acuta alla sostanza sembra influenzare temporaneamente l’efficienza cognitiva, con implicazioni pratiche per attività quotidiane come la guida o il lavoro che richiede elevata concentrazione.