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Sigmund Freud e la cocaina: l’incredibile avventura del “Farmaco Magico”

Immaginatevi un giovane Sigmund Freud, il futuro padre della psicanalisi, che, insieme al suo amico Karl Koller, si trova in un ospedale di Vienna nel cuore degli anni Ottanta dell’Ottocento. Cosa possono combinare questi due giovani scienziati pieni di entusiasmo? Niente di meno che consumare grandi quantità di cocaina per “studiare i suoi effetti”. Naturalmente! Perché cosa c’è di meglio che testare una sostanza pericolosa e sconosciuta sulla propria pelle e sulle proprie papille gustative, senza che nessuno abbia la minima idea di cosa stiano facendo? Una “piccola” ricerca scientifica per capire come trasformare un composto dalle potenzialità infinite in qualcosa di utile per l’umanità.

Freud, infatti, pensava che la cocaina fosse la soluzione magica per curare tutte le malattie del corpo e della mente. La cocaina, quella sostanza che oggi fa sobbalzare la nostra coscienza, nel 1884 veniva celebrata come una panacea. Koller, in un atto di pura genialità, si applicò la cocaina direttamente sulla lingua e – sorpresa! – scoprì che aveva effetti anestetizzanti! Il mondo intero, che nel frattempo stava ancora cercando di riprendersi dal choc di aver appena scoperto l’esistenza della scienza, si innamorò della sostanza. Freud e Koller divennero i due eroi non ufficiali della medicina. E che dire del resto del mondo scientifico? Entusiasti, euforici, pieni di ammirazione per questa “scoperta che avrebbe cambiato il corso della storia”. Nel 1885, l’intera comunità medica stava saltando sulla sedia per celebrare il nuovo “miracolo” della cocaina.

Ma naturalmente, come in ogni grande storia, la felicità non dura per sempre. Si trattava pur sempre di una sostanza che non solo stimolava la mente, ma che dava anche dipendenza, danneggiava la salute e creava una serie infinita di problemi per chi ne faceva uso. Ma chi ha bisogno di queste piccole preoccupazioni quando c’è una meravigliosa guerra commerciale da combattere? Lungi dall’essere preoccupati per gli effetti collaterali, l’America degli anni Ottanta dell’Ottocento – dove la cocaina iniziava a farsi strada nel mercato delle farmacie e delle bevande gassate – considerava la cocaina la soluzione perfetta per ogni problema: dal mal di testa all’affaticamento, dal mal di denti al raffreddore.

Anche la Coca-Cola, quella stessa bevanda che oggi bevono milioni di persone senza battere ciglio, era originariamente una bevanda alla cocaina. Nel 1886, come ricorda un articolo de Il Post, la Coca-Cola aveva nel suo mix la magica polvere bianca! Perché, come tutti sappiamo, l’unico modo per “dissetarsi” nel XIX secolo era con una bevanda che ti facesse sentire come se avessi appena corso una maratona… per ore.

Ma la storia della cocaina non finì certo qui. Non solo veniva usata come anestetico (per non parlare dei tatuatori che, armati di siringhe e cocaina, la usavano per rendere indolore il processo di tatuaggio – ideale per i membri dell’alta società che non volevano sembrare troppo rustici), ma anche nel campo letterario fece la sua comparsa. Nel 1890, l’iconico Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, in perfetto stile vittoriano, si iniettava cocaina al 7% per “stimolare” il suo intelletto. Ma attenzione, niente panico! La cocaina non faceva altro che amplificare il suo genio deduttivo, quindi nulla di troppo preoccupante. Se non altro, ora possiamo finalmente capire come Sherlock Holmes potesse risolvere casi complessi mentre, al contempo, combatteva una leggera dipendenza.

Nonostante tutto, i tempi cambiarono. La cocaina passò dal ruolo di “farmaco miracoloso” alla “droga delle classi più povere”, quando l’opinione pubblica, improvvisamente, si accorse che i suoi effetti collaterali erano un tantino fastidiosi. La cocaina da panacea divenne sostanza da evitare, perfetta per quei “poveri disgraziati” che la utilizzavano per diventare criminali. Ma si sa, le percezioni sociali cambiano e, con il tempo, la cocaina divenne anche una roba da yuppie negli anni Ottanta, un po’ come una mania di competizione tra i professionisti che si sforzavano di arrivare al top.

E così, da rimedio medico rivoluzionario a droga della moda e infine a sostanza criminale, la cocaina ha vissuto una metamorfosi degna di un romanzo.

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