Repressione invece che prevenzione. Sembra questo il filo conduttore che lega gli interventi del governo su moltissimi aspetti che riguardano la vita dei cittadini. Da questo fil rouge non si è salvato nemmeno il codice della strada, riformato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Una riforma talmente tanto pasticciata che in un batter d’occhio è stata soprannominata il nuovo ‘Codice della strage’. In barba a tutte le evidenze scientifiche e di buon senso, se da un lato si inaspriscono le pene, dall’altro si introduce la possibilità di aumentare i limiti di velocità, si riduce l’uso degli autovelox, si limitano le Zone a Traffico Limitato (ZTL) e le piste ciclabili. Insomma, un vero disastro.
Non viene risparmiata nemmeno la cannabis che, neanche a dirlo, subisce una stretta.
Come ci spiega Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, in un video su Instagram, la riforma infatti elimina il nesso causale tra consumo della sostanza ed effetto alterante sull’organismo, che viene sostituito con un nesso cronologico. Oggi commette reato chi guida «in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti»: con la riforma, per ritirare la patente basterà dimostrare che il guidatore abbia assunto la sostanza – anche diverse ore o giorni prima – indipendentemente dall’essere o meno sotto l’effetto stupefacente di quella sostanza.
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La misura, ci spiegano ancora quelli di Meglio Legale, è di chiaro intento repressivo e va contro le recenti sentenze della Corte di Cassazione, la quale hanno sancito che non è sufficiente provare che un guidatore abbia assunto droghe nelle ore o giorni precedenti: è necessario dimostrare che tali sostanze abbiano effettivamente provocato alterazioni durante la guida.