La Storia con la “S” maiuscola fissa la data d’arrivo della Cannabis nel Nuovo Mondo allorquando i Vichinghi cominciarono a sbarcare sulle coste della Nuova Inghilterra, attorno al X secolo. Sempre secondo la storiografia ufficiale furono poi le spedizioni spagnole comandate da Diego de Almagro e Pedro Valdiva (1530 – 45) a farla conoscere ai nativi dell’odierno Cile. Tuttavia alcune quotate fonti alternative, tra cui i ricercatori R. Hakluyt (1582), H. Mertz (1853) e C. Gordon (1971), propongono uno scenario ben diverso: già attorno al 500 a. C. mercanti ed avventurieri ebrei, fenici e romani erano soliti approdare regolarmente sulle coste americane, per non parlare dei frequenti traffici con la Cina; e non vi è dubbio che fra le innumerevoli mercanzie trasportate fosse presente anche un buon numero di sacchi colmi di semi di Canapa. Inoltre le prime pipe ritrovate nelle Americhe, fatte di legno e pietra e datate ancor prima del VI a.C., rivelano chiare somiglianze con analoghi strumenti rinvenuti in Medio Oriente, risalenti al primo secolo prima di Cristo.
Ciò nonostante non si avranno notizie ufficiali della Cannabis in America per molto tempo: mentre nel vecchio continente Enrico VIII nel 1533 ordinò ai contadini inglesi di coltivare un quarto di acro a Cannabis o lino per ogni 60 acri di altre coltivazioni, fu solo a fine secolo che un farmacista canadese residente nelle colonie, Mr Hebert, ottenne l’autorizzazione a coltivare un vasto campo di Cannabis per i suoi preparati galenici e già nel 1611 i primi coloni di Jamestown la piantavano per lavorarne la fibra. Poco tempo dopo, la Virginia (1629) e il Connecticut (1637) emanavano le prime leggi che imponevano la coltivazione della pianta per favorire lo sviluppo dell’industria tessile locale… La Canapa ebbe rapida e ampia diffusione, tanto che George Washington, primo presidente statunitense, annotava nel suo diario in data 12-13 maggio 1765: “seminato Canapa” e più avanti “cominciato a separare i maschi dalle femmine ma forse è già troppo tardi”.
In quegli anni era comunque la Russia a produrre più del 80% della Cannabis del mondo, vendendone anche i migliori manufatti (vele, reti, corde e tappeti) e, dovendo rimpiazzare 50-100 tonnellate di Canapa ogni 2 anni per la sua enorme flotta navale, la Gran Bretagna ne divenne presto il principale acquirente.
Nei primi anni del ‘800, in piena guerra franco-inglese, Napoleone, non riuscendo a sconfiggere l’Inghilterra e puntando quindi sul suo isolamento economico, cominciò a premere sullo zar Alessandro I affinché bloccasse gli indispensabili rifornimenti di Canapa alla flotta inglese. Nel 1810, trovandosi costretto a vendere la Louisiana agli USA ad un prezzo ridicolo (5 Cent per ettaro), in cerca di ulteriori finanziamenti, l‘Imperatore decise di intervenire con le armi contro lo zar, dando inizio alla campagna di Russia.
Già allora assai scaltri nell’arte del libero mercato, gli americani ne approfittarono immediatamente, vendendo allo zar ogni genere di mercanzia necessaria in quel frangente (rum, zucchero, caffè, tabacco) per avere in cambio Canapa, prontamente girata agli Inglesi. Questi però riuscirono a stipulare in extremis un accordo con Alessandro I, proprio per garantirsi il rifornimento di Canapa a costi più bassi. Il congresso USA rispose, allora, con la dichiarazione d’entrata in guerra al fianco di Napoleone: obiettivo finale era la realizzazione del sogno coagulato nel cosiddetto “destino manifesto”, ovvero la conquista del Canada. Ma la disastrosa campagna napoleonica in Russia liberò presto gli inglesi dagli impegni europei e i tentativi belligeranti americani vennero repressi con successo. Il trattato di Gheit, nel 1814, pose la parola fine su tutta la faccenda, garantendo definitivamente l’inviolabilità dei confini canadesi (territorio inglese) e la libertà di commerciare per le navi americane*. Ovviamente nei libri di storia di ogni parte del mondo non esiste alcuna traccia del ruolo centrale occupato dalla Cannabis in questa serie di cruciali eventi storici.
Ad oggi la materia prima che è causa e realizzatrice diretta delle guerre è il petrolio, di cui tutti, purtroppo, facciamo uso quotidiano in un modo o nell’altro; chissà se un domani tornerà ad essere la Canapa la detentrice della guerra… e della pace!
*Per quanto riguarda la Francia, Napoleone fu sconfitto definitivamente l’anno seguente, il 1815, a Waterloo, e che fine abbia fatto dopo lo sappiamo più o meno tutti.
CURIOSITÀ
Nel 1798, durante la campagna d’Egitto, Napoleone si vide costretto ad emanare un decreto in cui si vietava ai soldati francesi di “bere il forte liquore preparato dai musulmani con un’erba detta hashish e fumare foglie di Cannabis”. Manco a farlo apposta, però, al ritorno in Europa dalla spedizione, l’uso dell’hashish prese a diffondersi in tutta la Francia. Forse sull’onda di tale diffusione, nel 1809, Sylvestre de Sacy suggerì per primo la derivazione del termine assassino dall’arabo hashishiyya, riferendosi ad una vicenda storica accaduta attorno all’anno mille: Al-Hasan ibn-Sabbah aveva organizzato una setta musulmana dissidente che era solita terrorizzare le popolazioni del nord della Siria, della Persia e finanche dell’India; omicidi, stragi e distruzioni vennero rapidamente attribuiti al gruppo, che avrebbe agito sotto gli influssi dell’hashish – da cui il nome. Anche messer Marco Polo, trovatosi a transitare da quelle parti verso il 1271, confermava il terrore suscitato dalla banda in quelle regioni. Studi più recenti e dettagliati hanno, invece, chiarito come non ci fosse alcun tipo di relazione tra l’uso di hashish e le violente scorribande (P. K. Hitti, “The Assassins”, in The Book of Grass).
Purtroppo questa è solo una delle tante vicende lasciate nel vago e solitamente utilizzate in malafede come propaganda contro l’uso della Cannabis e di tutti i suoi derivati.
Fonte: Cannabis, non solo fumo di Bernardo Parrella, edito da Stampa Alternativa
articolo a cura di Carolina Arzà
Pubblicato originalmente in BeLeaf 0, novembre 2016