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Canapa e finanza: il mercato della Canapa in Europa

La panoramica del mercato della canapa nei paesi europei è frammentata, anche in Italia. Non esistono ancora singole aziende davvero degne di nota, ma...
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Il Mercato della Canapa in Italia

Mercato della CanapaNegli ultimi cinque anni in Italia, come registrato dalla Coldiretti, c’è stato un vero e proprio boom della coltivazione di Canapa industriale. Gli ettari utilizzati per questa coltura, a partire dal 2014, sono aumentati circa del 200% ogni anno e non accennano ad arrestare la propria crescita. È un mercato che sembra destinato a continuare a crescere esponenzialmente nei prossimi anni; tuttavia oggi lo si può ancora considerare emergente: Infatti, anche se la coltivazione di Canapa industriale è permessa nella penisola dal 1997 è solo negli ultimi anni che molti imprenditori hanno riscoperto l’enorme potenziale di tale risorsa.

Con la nuova legge sulla Filiera della Canapa approvata alla fine del 2016, inoltre, il settore è destinato ad accelerare ulteriormente la sua crescita. Con Canapa industriale si intendono tutte quelle varietà che producono una percentuale di THC nei limiti imposti dalla legge in materia. Tali limiti in Europa variano da Stato a Stato anche se, secondo le direttive generali europee, non dovrebbero superare lo 0,2%, affinché una pianta sia considerata Canapa e non Marijuana. Con il nuovo regolamento, tuttavia, la percentuale di principio attivo massima consentita in Italia, dacché doveva risultare rigidamente sotto lo 0,2%, pena distruzione della coltivazione e rischio di problemi legali per il coltivatore, è stata innalzata allo 0,6% e non sono previsti rischi legali per chi la coltiva. Questo rende tutto molto più sicuro per chi sceglie di coltivare Canapa industriale. In precedenza infatti, capitava spesso di vedere piantagioni distrutte per un campione con 0,4% di THC, senza considerare che inevitabilmente tale valore è variabile da pianta a pianta, a seconda dell’esposizione al sole ad esempio, e che questa piccola percentuale comunque non rende la coltivazione atta alla produzione di sostanze stupefacenti.
A supporto di tutto il settore inoltre, nella nuova legge si prevede lo stanziamento di un fondo, con budget di 700.000 euro annui, per finanziare le nuove aziende che vogliono occuparsi di Canapa industriale. Questa misura nasce da una proposta della Coldiretti, che punta a far tornare l’Italia ad essere una delle maggior produttrici di Canapa, come era negli anni ‘30. Infatti nel nostro Paese ci sono le condizioni ideali per la coltivazione su vasta scala, e sia il territorio che l’economia delle aziende nostrane ne trarrebbero un grande vantaggio.

Nonostante le potenzialità immense il mercato italiano sta ancora attraversando le primissime fasi: ad indicarlo è la presenza, ancora oggi, di moltissime piccole aziende, la cui maggioranza fattura meno di 10.000 euro annui e quasi nessuna arriva a più di 40.000 euro. Molte tra queste sono realtà imprenditoriali attive da anni, e che il settore stesso e le sue statiche “non-politiche” di sviluppo non hanno favorito nel tempo, e le difficoltà di crescita sono maggiori, quando le imprese sono di piccole dimensioni e agiscono da sole.


Per sopperire a questo genere di problemi sono sorte in tutta Italia associazioni che si occupano particolarmente di coordinare il lavoro delle tantissime aziende. Tra le principali, quelle a cui fare riferimento a livello nazionale per la gestione del mercato, troviamo Assocanapa, FederCanapa ed ItalCanapa.

Assocanapa è l’associazione più longeva in Italia, si è costituita infatti nel 1998 a Carmagnola (TO). Da semplice gruppo di appassionati del settore e di coltivatori storici, Assocanapa negli anni è cresciuta fino a raggiungere importanza nazionale, arrivando a contare circa 700 aziende associate (e la copertura di quasi 2500 ettari coltivati a Canapa) e l’apertura di diverse sedi operative in tutta Italia. Lavora a contatto con Ministeri e Forze dell’ordine per affrontare le tematiche legate alla coltivazione/trasformazione della Canapa; si occupa di mettere in contatto i produttori della materia prima e gli imprenditori che ne necessitano per la lavorazione; fornisce inoltre consulenze agli imprenditori su diverse questioni legali e agronomiche, e stando al passo con gli ultimi sviluppi del settore, anche su questioni alimentari e di bioedilizia.

FederCanapa è una corporazione, anche se nello statuto si definisce federazione, i cui soci fondatori sono noti imprenditori del settore e che riunisce buona parte dei titolari delle aziende italiane che si occupano di Canapa, nonché alcune delle associazioni di carattere regionale che possiamo vedere nella tabella in queste pagine. Nata il 20 febbraio 2016, si occupa di organizzare ogni sostegno che può essere necessario a chi si occupa di questo settore in via di sviluppo ed espansione: rappresenta l’intermediario fra l’imprenditore e lo Stato, e si pone l’obiettivo di facilitare le attività delle aziende, ad esempio per le richieste di sovvenzioni e, fornisce inoltre supporto legale nel caso di malintesi con le forze dell’ordine, che purtroppo non sono troppo rari e continuano a ripetersi.

ItalCanapa, invece, è un’associazione costituita da una rete di aziende. Il suo scopo è quello di coordinare in maniera il più funzionale possibile il rapporto fra le imprese, da quelle contadine a quelle che si occupano della trasformazione, fornendo consulenze e informazioni tecniche agli associati per ottimizzare il loro rendimento. La sua organizzazione, che a prima vista può risultare complessa, è molto funzionale e congeniale e oltre a puntare al miglioramento di determinati aspetti di tutta la filiera (pena l’assenza di innovazioni e il fallimento di tutto il sistema), si concentra sull’equa distribuzione dei ricavi ottenuti, per fornire e garantire le condizioni ideali a tutti gli imprenditori per proseguire con le proprie attività. Quindi un altro concetto di sistema economico, più attento a tutti i soggetti attori della filiera, e completamente diverso dagli attuali modelli che possiamo vedere in qualsiasi altro settore. Italcanapa inoltre tende alla riscoperta e alla riqualificazione di macchinari e impianti ormai in disuso, per riadattarli alla lavorazione della Canapa e potergli conferire una nuova vita, a beneficio dell’economia delle aziende associate.

Uno dei problemi di fondo del settore sta nel fatto che, nonostante la presenza di queste associazioni, non si riesca a far incontrare gli interessi dei produttori e dei soggetti trasformatori della materia prima, non solo in termini di quantità ma anche di correttezza economica e rispetto reciproco. Capita che non si riesca a far arrivare la materia prima a chi serve, e non sempre perché non vi sono abbastanza coltivatori, ma per mancanza di coordinazione.
Il numeri di coltivatori è in costante crescita, come lo è il mondo dei piccoli imprenditori che non si faranno pregare per riempire i vuoti nel settore. Per quanto riguarda le aziende di trasformazione intravediamo due direzioni di sviluppo. La prima è che nasca una costellazione di nuove piccole imprese per la trasformazione della Canapa; l’altra prevede che le aziende già esistenti sfruttino la situazione e il momento di particolare floridità per crescere. In ogni caso possiamo considerare inevitabile che, presto o tardi, sia per la coltivazione che per la lavorazione si andranno ad imporre poche imprese che prenderanno il controllo del loro settore. È un meccanismo tipico del capitalismo che a lungo andare si è sempre verificato e si verificherà, con buona probabilità, anche in questo caso. Adesso, però, che il mercato è ancora aperto, tutti gli imprenditori che si lanciano in questo settore possono giocare ad armi pari, e potrebbero anche nascere realtà differenti, intere filiere locali e a km0, sulla scia delle ideologie di fondo di Italcanapa, che sulla carta potrebbero imporsi e competere con le aziende più grandi quanto a utile producibile e a salvaguardia ambientale.

La domanda di Canapa industriale, in Italia, è in forte crescita. In particolare sta crescendo il settore alimentare, e si sta diffondendo molto l’utilizzo dei semi in cucina. Da non trascurare sono le ottime proprietà nutritive e nutraceutiche dei semi, che stanno portando sempre più nutrizionisti a consigliarli nelle diete. Per il resto, i vari prodotti di Canapa si stanno progressivamente diffondendo sul mercato. Grazie alle varie associazioni che abbiamo citato, le numerosissime aziende che lavorano con la Canapa possono collaborare in modo efficiente fra di loro, portando così, passo dopo passo, sempre più la Canapa fuori da un mercato che per certi aspetti ormai non è più semplicemente di nicchia, ma si comporta come se ancora lo fosse. Il mercato della Canapa italiana, in questo particolare momento storico, rappresenta uno splendido caso di come il capitalismo dovrebbe essere, secondo quello che era l’originale modello liberale nato dalla scuola scozzese, con Adam Smith. Ci si trova in una situazione in cui tanti imprenditori si possono fare libera e onesta concorrenza, senza le grandi ed incolmabili disparità economiche che si ritrovano in quasi tutti i mercati odierni. Questo sistema appare molto meritocratico, e così a crescere di più saranno quelli più bravi e meritevoli, che riusciranno ad ottimizzare al meglio il lavoro e ad applicare le migliori stategie per le proprie imprese.

Per quanto riguarda l’aspetto economico e finanziario vero e proprio, argomento di fondo di questa rubrica, in Italia oggi può essere vantaggioso aprire una propria impresa che si occupa di Canapa, dedicandosi in particolare alla sua trasformazione. Purtroppo, però, non essendoci ancora nessuna società quotata e quotabile in Borsa, non è possibile investire in azioni sulle aziende italiane che si occupano di Canapa industriale. Inoltre anche se lo fosse, in alcuni casi investire sarebbe azzardato, in quanto per il mercato finanziario italiano si parla di una situazione molto volatile, ovvero che cambia molto rapidamente, si tratterebbe di un investimento ad altissimo rischio.
In America come sempre la situazione è differente: da pochi anni sono state quotate le prime grandi aziende a Wall Street e le reazioni del mercato sono state molto positive, dato l’ampio e solido background di società del settore. In Italia i tempi non sono ancora maturi per una situazione analoga, tuttavia c’è da credere, come già accennato, che il livello di crescita resterà esponenziale ed aumenterà di anno in anno, e che non manchi molto ai primi investimenti in Borsa – di Canapa – Made in Italy.

Pubblicato originalmente in BeLeaf 2, marzo 2017

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