La panoramica del mercato della canapa nei paesi europei è frammentata, anche in Italia. Non esistono ancora singole aziende davvero degne di nota, ma una costellazione di piccole imprese che continuano ad aumentare di numero. Gli ettari coltivati a canapa nel vecchio continente sono aumentati in maniera quasi esponenziale ogni anno a partire dal 2012. Solo nel corso del 2016, la superficie dedicata a tale coltura in Europa è aumentata del 32%, oltre quelle che erano le più rosee previsioni. Tuttavia, non sarebbe vantaggioso in questo momento storico investire capitale su una certa azienda che si occupa di canapa facendolo da esterni. Chi volesse trarre profitto da questo mercato riemergente, però, può provare a farlo aprendo egli stesso un’attività. Difatti, con la domanda in crescita, chi produce canapa vedrà facilmente il suo bilancio in positivo. Una volta stabilizzata la domanda, chi non sarà riuscito ad ottenere i mezzi per essere abbastanza competitivo potrà sempre vendere l’azienda ed intascare un’onesta buonuscita.
Come in Italia, a livello europeo, non potendo fare riferimento a delle aziende in particolare, si deve guardare alla corporazione che le rappresenta e ne racchiude una buona parte per avere una visione di insieme. A coordinare e rappresentare i produttori di canapa d’Europa c’è l’organizzazione no-profit EIHA (European Industrial Hemp Association), con sede a Brühl, in Germania, vicino Colonia. Le politiche dell’associazione vengono discusse ogni anno alla International Conference of the European Industrial Hemp Association, il cui quattordicesimo appuntamento, quello di quest’anno, è previsto per il 7 e l’8 giugno, a Colonia. Le informazioni dettagliate, per chi fosse interessato, si possono trovare sul sito ufficiale dell’evento. Si può far parte dell’Associazione Europea per la Canapa Industriale come membri regolari o come membri associati. I membri regolari possono essere solo aziende riconosciute a livello legale che si occupano del mercato della canapa. Gli associati, invece, possono essere sia società che persone singole. I regolari sono tenuti a fornire ad EIHA i dati della loro produzione, che comunque restano privati ma servono per coordinare con cognizione il rapporto fra le aziende e poter dare indicazioni su come lavorare. Ogni membro ha diritto ad un voto più altri dieci per ogni 1.000 ettari coltivati. L’organizzazione, come detto, è no-profit, viene finanziata dai suoi membri ed i fondi vengono tutti impiegati per le spese necessarie. I membri devono pagare una quota di iscrizione annuale, che viene stabilita ad ogni International Conference of the European Industrial Hemp Association. EIHA è l’ente che si occupa di rappresentare le aziende produttrici di canapa con le istituzioni dell’UE. Nell’ultimo periodo l’Associazione Europea per la Canapa Industriale è impegnata, a livello internazionale, nel denunciare l’assurdità del fatto che per i prodotti a base di CBD, principio attivo della marijuana non psicoattivo con molte proprietà benefiche, in diversi paesi ancora sia richiesta la ricetta medica. La posizione di EIHA sull’argomento e le accuse mosse contro gli enti che si occupano di classificare i farmaci in base alla pericolosità sono espresse nella lettera aperta pubblicata a gennaio di quest’anno. È evidente che nel momento in cui queste rivendicazioni sulla non pericolosità del CBD avessero gli effetti desiderati, non solo per molti paesi la vita per i produttori e lavoratori di canapa industriale sarà molto più facile. Finalmente sarebbe possibile esportare i prodotti a base di CBD senza essere sommersi da una pila di documenti e una miriade di controlli, rendendo il tutto molto meno dispendioso e quindi più conveniente. In effetti, se per adesso sono davvero poche le aziende con un mercato oltre quello nazionale è soprattutto per via di tali problematicità che si vorrebbero eliminare. Per quanto riguarda le normative europee, è consentita l’esportazione di prodotti ottenuti da varietà certificate e con una percentuale di THC inferiore allo 0,2%. Per la canapa, assieme al lino, esiste un fondo comunitario col fine di rilanciarne la produzione.
Gli ettari coltivati a canapa in Europa, in realtà, ancora non sono molti ma stanno aumentando ad una velocità notevole. L’aumento del 32% dell’anno passato ha di gran lunga superato quella che era stata la previsione di EIHA. D’altronde, è difficile fare analisi avendo ancora a che fare con un mondo così poco compatto. Il paese europeo con più terra dedicata alla cultura della canapa è di gran lunga la Francia, con circa 14.500 ettari. Questo dato stupisce se si ricorda che, oggi, proprio la Francia è il paese europeo con le leggi più severe contro la marijuana. Sebbene sia consentito l’uso medico, per Parigi anche il solo consumo ludico resta reato penale. Al secondo posto, ma con molto meno della metà dello spazio dedicato in Francia, c’è l’Estonia, con i suoi 3.500 ettari. Nel paese dell’est c’è molta fiducia nelle potenzialità della canapa. Solo al terzo posto, abbiamo la celebre Olanda, con 2.440 ettari, il che non deve stupire. Infatti, il paese non ha molti terreni adatti alla coltivazione, il che, nonostante il celebre approccio liberale rispetto agli altri stati, non ha permesso alla produzione di espandersi più di tanto. Si deve tenere conto che, a differenza della coltivazione per produrre marijuana, quella a fini industriali richiede molto più spazio, anche se allo stesso tempo richiede molte meno spese. Una nota di orgoglio si può riservare all’Italia che, grazie al boom degli ultimi due anni registrato ed incoraggiato dalla Coldiretti, con i suoi 2.300 ettari si guadagna il quarto posto.
Chi, non volendo o potendo aprire una sua attività, volesse guadagnare con la canapa dovrebbe volgere lo sguardo al Canada, che è il primo paese dove il mercato comincia già ad essere abbastanza definito. In particolare si parla di Canopy Growth corp, la prima azienda che si occupa del mercato della canapa ad aver raggiunto un valore milionario. Per chi si facesse scrupoli morali, essendo a conoscenza delle non limpidissime influenze che i vertici di Canopy Growth hanno su alcuni esponenti del governo canadese, si deve purtroppo rispondere che morale e guadagno troppo raramente oggi non vanno a braccetto. In Europa sono davvero poche le aziende che si occupano di canapa quotate in qualche borsa, per cui investire su quelle può essere complicato. Negli Stati Uniti di società quotate ce ne sono in quantità. Tuttavia, in ogni caso ed in qualunque modo si scelga di investire, si deve essere consapevoli che oggi farlo di base sarebbe gioco di azzardo. Il valore delle azioni delle aziende quotate oscilla in maniera spaventosa, non è possibile neanche provare a prevedere dove può essere il caso di piazzare soldi. È di certo nobile voler sostenere gli attori della rinascita della canapa ma, fatta eccezione per il caso canadese, si tenga presente che il profitto non sarà per niente garantito. La cosa migliore, in particolar modo in Europa, è investire capitale per aprire una propria impresa e crescere con le proprie forze, andando a soddisfare la domanda man mano che cresce. Nel frattempo, magari, tentando di creare le basi per affrontare la competizione, che diventerà molto accesa quando la domanda si stabilizzerà, altrimenti essendo pronti a vendere l’azienda prima di restare con un pugno di mosche in mano.
Pubblicato originalmente in BeLeaf 3, maggio 2017