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HomeCannabisChi consuma cannabis in Italia? Uno studio sfata tutti i pregiudizi

Chi consuma cannabis in Italia? Uno studio sfata tutti i pregiudizi

Di cannabis, soprattutto nel dibattito mainstream, se ne parla poco; e in quel poco, spesso se ne parla a sproposito. In opposizione a questo dibattito, che spesso accomuna sostanze diverse e – come vedremo – tipi diversi di consumatori, si colloca questa indagine. Un’indagine che, partendo dal tentativo di definire un primo profilo di chi fa uso di cannabis, intende riflettere in termini macro sulla popolazione dei consumatori di cannabis. Ed è seguendo questo filo rosso che si dipana tra la condotta individuale e quell’aspetto economico-sociale che in qualche modo trascende il singolo che abbiamo deciso di ovviare ai limiti di spazio. In altri termini i risultati della ricerca verranno illustrati in più parti; se qui troverà spazio un’analisi fondamentalmente descrittiva del consumatore di cannabis , nelle parti successive (che verranno presentate nei prossimi numeri) ci si concentrerà sul consumo – nelle sue varie dimensioni – e sulle sue implicazioni a livello economico-sociale.

L’indagine si basa sui dati raccolti tramite questionari somministrati ai visitatori della IV edizione del “Canapa Mundi”, il principale evento fieristico sulla canapa a livello nazionale, che ha avuto luogo a Roma dal 16 al 18 febbraio 2018. Un evento che ha una storia abbastanza recente, ma che nondimeno ha visto in pochi anni una crescita esponenziale. Infatti le presenze alla fiera in soli 4 anni sono più che triplicate, passando dai 9000 della prima edizione ai 30000 dell’edizione 2018; già questo può essere preso come primo indicatore della profonda e articolata struttura che esiste dietro il semplice spinello.

I questionari sono stati somministrati da un gruppo di studenti volontari e non retribuiti della Sapienza, reclutati e coordinati dal dott. Andrea Pietrolucci. Infine, si ringrazia la direzione di “Canapa Mundi” per la collaborazione offerta, ed in particolare lo stand di “BeLeaf Magazine” che ha gentilmente ospitato questa iniziativa.

Concludiamo questa nota introduttiva con un’avvertenza, che come vedremo nasconde però anche delle indubbie potenzialità; data la collocazione periferica della struttura che ha ospitato l’evento ed il prezzo di ingresso (10 euro il costo del biglietto intero giornaliero), è presumibile che l’insieme dei visitatori rappresenti un campione distorto, in cui sono sovra rappresentati coloro che, per finalità di consumo o commerciali, sono maggiormente interessati al tema della cannabis. Come si può preliminarmente notare (Grafico 1), più del 75% del campione intervistato si caratterizza per un consumo abituale di cannabis.

Chi è il consumatore di cannabis?

Prima di indagare l’aspetto macro, che sia quello economico o quello sociale, cominciamo con l’aspetto micro, più propriamente descrittivo, volto a delineare un primo profilo del consumatore di cannabis – al netto di vuote retoriche o rappresentazioni improbabili. Partiamo dunque col definire chi è il consumatore di cannabis, e quindi con l’analisi di quelle variabili funzionali ad inquadrare a livello individuale la natura del consumatore di cannabis. Fra tutte ci concentriamo su quattro variabili in particolare, che hanno mostrato i risultati più interessanti: l’età, il genere, il titolo di studio e la condizione professionale.

Per quanto riguarda l’età, se è possibile ipotizzare a colpo d’occhio che la maggior parte dei consumatori di cannabis in Italia sia relativamente giovane – con la grande maggioranza, più di 4 persone su 5 (circa l’81%), compresa nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni – è interessante notare come, seppur con un lieve scarto, la frequenza degli ultra-quarantenni sia maggiore rispetto a quella degli adolescenti (Grafico 2). Questo dato, se da una parte pare confutare la rappresentazione dell’uso di cannabis come – vero o presunto – mero gesto di ribellione giovanile, dall’altra pare confermare l’ipotesi circa l’invecchiamento della platea dei consumatori di cannabis italiani (coerentemente con l’andamento della serie storica delle segnalazioni all’A.G. per detenzione di cannabis).

Il genere maschile è largamente prevalente (72%), a sostegno della letteratura in materia che vede il consumo di cannabis prerogativa degli uomini; in altri termini, per ogni donna ci sono tre uomini che consumano cannabis. All’interno delle due distribuzioni, inoltre, il consumo abituale è prevalente in misura maggiore tra gli uomini (78,6%) rispetto alle donne (68,4%) (Grafico 3). D’altro canto è ipotizzabile che queste differenze vadano assottigliandosi nel corso degli anni, come tra l’altro emerge dal rapporto SI.Pa.D (2016) che evidenzia un maggiore aumento nel consumo di cannabis presso le donne piuttosto che presso gli uomini. Benché tale relazione sia tutta da verificare (e offra un interessante spunto di ricerca), si può ipotizzare che sia dovuta essenzialmente a due fattori: da un lato un cambiamento di tipo emancipativo che ha investito – e sta investendo – il ruolo della donna, e dall’altro un cambiamento di tipo normalizzante che ha investito – e sta investendo – l’uso della cannabis stessa.    

Il discorso che si può portare avanti relativamente alle variabili “Titolo di studio” e “Condizione professionale” è comune per ciò che concerne un esito paradossale. Lo scenario che si prospetta è il seguente: il grado di istruzione, così come quello di occupazione, si presentano al di sopra della media nazionale. Se ovviamente non si intende inferire che l’assunzione di cannabis comporta in media l’ottenimento di un titolo di studio più alto o il raggiungimento di una migliore occupazione lavorativa, risulta necessario sottolineare come difficilmente si possa affermare il contrario.

In altri termini, questo risultato confuta empiricamente l’ipotesi che l’assunzione di cannabis danneggi le capacità di apprendimento dei consumatori – anche di quelli assidui, i più presenti nel nostro campione –; ed anzi, l’elevato grado di istruzione degli intervistati conferma l’ipotesi circa l’esistenza di uno storico legame tra attività speculativa e consumo di cannabis. D’altra parte, coerentemente con la letteratura in materia, non è possibile rinvenire un legame statisticamente significativo tra assunzione di stupefacenti e abilità occupazionali.

In particolare, al netto dell’influenza esercitata su queste variabili dalla distorsione del campione e dal meccanismo di autoselezione che ha portato a partecipare alla fiera (e alla nostra ricerca) determinate fasce piuttosto che altre, ben il 27,5% ha dichiarato possedere una laurea, il 54,8% un diploma di scuola superiore, e appena il 17,7% il diploma di scuola media (Grafico 4).

Per quanto riguarda la condizione professionale, come in ogni indagine sulla diffusione del consumo di cannabis, anche nel nostro campione une delle categorie più rappresentate è quella degli studenti (26,7%). Ricodificando poi la variabile nelle modalità “Alta qualificazione/Media qualificazione/Bassa qualificazione/ Studenti/ Non occupati” possiamo notare una distribuzione pressappoco uniforme, dove le categorie che presentano una minore frequenza sono proprio i non occupati (11%) e i lavoratori con una bassa qualificazione (11%) (Grafico 5).

Dunque, in questa prima parte abbiamo voluto presentare, sulla base dei dati raccolti, un primo profilo del consumatore di cannabis. Una descrizione che, come si è visto, si pone in netto contrasto rispetto all’approssimativa rappresentazione che media e attori politici e istituzionali spesso forniscono. All’interno di questi discorsi il consumatore di cannabis viene dipinto o, meglio, caricaturizzato come un adolescente, uomo, che in seguito all’(ab)uso della sostanza non riesce né a raggiungere un alto livello d’istruzione né ad ottenere un’occupazione soddisfacente, ritrovandosi così relegato ai margini della società. Come abbiamo avuto occasione di mostrare, la realtà è molto più complessa del semplice stereotipo che pretende di descriverla. Attraverso un’analisi empirica si è mostrato che quell’adolescente nella maggior parte dei casi ha tra i 20 ed i 40 anni (la cui età media aumenta sempre più); che all’uomo, in realtà, si contrappone una componente femminile che, pur essendo relativamente minoritaria, sta acquisendo un peso sempre più importante; infine, si è svelato che quel soggetto apatico, svogliato e privo degli strumenti necessari per affrontare la vita scolastica e lavorativa in realtà poco o nulla ha a che fare con il consumo di cannabis.

 

*Matteo Cerasoli, Andrea Pietrolucci, Marco Rossi, Gwon Son – Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Università La Sapienza, Roma

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