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L’Onu lancia l’allarme: il riscaldamento globale deve essere arginato subito

“Il cambiamento climatico corre molto più in fretta di noi. Siamo in ritardo, non c’è tempo da perdere”. Nessuno può dire che non sapeva. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, commentando il rapporto sull’ambiente pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’agenzia Onu intergovernativa che monitora scientificamente i cambiamenti climatici, è stato molto chiaro.

Secondo questo preoccupante studio, l’umanità ha a disposizione solo 12 anni per correre ai ripari e mantenere il riscaldamento globale ad un massimo di 1,5 gradi. Anche mezzo grado in più potrebbe provocare danni devastanti.

Ma davvero mezzo grado di più fa la differenza?

Ebbene sì. In quel mezzo grado i cambiamenti climatici sono davvero evidenti: siccità, ondate di caldo e inondazioni lungo le aree costiere. Il Post ha messo nero su bianco quali sono concretamente gli effetti di un innalzamento delle temperature.

Ondate di caldo

1,5 °C – 14 per cento della popolazione
2 °C – 37 per cento della popolazione

Le ondate di caldo sarebbero molto più frequenti e prolungate nel caso di un aumento di 2 °C della temperatura media globale, rispetto allo scenario di 1,5 °C. Le giornate di “caldo anomalo” ai tropici sarebbero molte di più.

Siccità

1,5 °C – Oltre 350 milioni di persone
2 °C – Oltre 411 milioni di persone

Tra le zone più interessate da fenomeni di prolungata siccità, dice l’IPCC, ci sarà l’area del Mediterraneo, che già oggi deve fare i conti con estati più torride e secche per lunghi periodi. Molti paesi del Mediterraneo potrebbero assistere a una riduzione del 9 per cento dell’acqua disponibile a 1,5 °C, mentre nel caso di un aumento di 2 °C si arriverebbe al 17 per cento di acqua in meno.

Coltivazioni
Prolungati periodi di siccità renderebbero ancora più complicata la coltivazione dei terreni in aree già interessate dalla mancanza d’acqua. Le difficoltà più grandi saranno nell’Africa subsahariana, nel Sudest asiatico, nell’America Centrale e in quella del Sud.

Artico

1,5 °C – Presenza della calotta di ghiaccio in estate
2 °C – Artico libero dai ghiacci in estate

Il rapporto stima che mantenendosi entro gli 1,5 °C di aumento della temperatura la calotta di ghiaccio al Polo Nord si preserverà, almeno in parte, anche in estate. A 2 °C di aumento diventa invece 10 volte più probabile che i ghiacci si sciolgano completamente durante il periodo estivo, mettendo in pericolo numerose specie come balene, foche, orsi polari e uccelli marini. La mancanza di ghiaccio potrebbe per contro favorire il passaggio delle navi commerciali nella zona, e dare nuove opportunità per la pesca.

Barriere coralline

1,5 °C – Morti di massa dei coralli molto frequenti
2 °C – Sostanziale scomparsa delle barriere

La scomparsa delle barriere coralline avrebbe effetti irreversibili non solo per i coralli, ma anche per le numerose altre specie che popolano i loro habitat. Le barriere coralline contribuiscono inoltre alla protezione di migliaia di chilometri di coste, lungo le quali vivono circa 500 milioni di persone.

Flora e fauna
Molte specie perderanno spazi e territori in cui oggi vivono normalmente, a causa delle condizioni più estreme dei loro habitat. Anche in questo caso 0,5 °C di aumento medio della temperatura potrebbero fare la differenza. Se si restasse entro gli 1,5 °C si stima che la riduzione delle dimensioni degli habitat riguarderebbe il 6 per cento degli insetti, l’8 per cento delle piante e il 4 per cento dei vertebrati. Nel caso di 2 °C, le percentuali raddoppierebbero.

Innalzamento dei mari

1,5 °C – Tra 31 e 69 milioni di persone interessate entro fine secolo
2 °C – Tra 32 e 80 milioni di persone interessate entro fine secolo

Mezzo grado centigrado potrebbe fare la differenza nei piccoli stati insulari, tra i più esposti all’aumento del livello del mare. Il rapporto dell’IPCC parla di 10 centimetri di innalzamento medio dei mari, un dato che può sembrare poca cosa “spalmato” sull’interno pianeta, ma che in realtà implica enormi cambiamenti per milioni di persone che dovranno spostarsi più nell’entroterra rispetto alle zone costiere finora abitate

Cosa si può fare?

L’Accordo di Parigi, il più importante documento internazionale per contrastare il cambiamento climatico sottoscritto da quasi tutti i paesi del mondo nel 2015, contiene un impegno da parte dei governi a tenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 °C, con un ulteriore impegno a sforzarsi per rimanere entro gli 1,5 °C. Sulla base del nuovo rapporto IPCC sembra alquanto improbabile che la promessa possa essere mantenuta, considerato che già entro 12 anni potremmo arrivare a 1,5 °C in più e probabilmente superarli. Per molti ricercatori lo stesso aumento di 2 °C è una semplice aspirazione, perché agli attuali ritmi sembra essere molto più probabile un aumento fino a 3 °C.

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