Viviamo in tempi duri, non c’è niente da fare. Mentre tutto il mondo corre verso la legalizzazione della cannabis, dal Canada alla California, dagli Stati Uniti al Sudafrica, dal Messico alla Spagna, in Italia siamo costretti a dover tollerare dei politici (o presunti tali) che strumentalizzano un furto – atto meschino e deprecabile – per parlare a vanvera di battaglia contro le droghe.
La “droga” in questione sarebbero i derivati della canapa industriale, quella che, con la legge 242 del 2016, è stata definitivamente e inequivocabilmente considerata legale, dato che il principio attivo (Thc) è sotto la soglia dello 0,2% (con una tolleranza fino allo 0,6% in agricoltura e, in base alla recente e controversa circolare del ministero dell’Interno fino allo 0,5% per quanto riguarda la vendita).
Succede quindi che, in occasione del Lucca Comics, i proprietari di Like Cannabis Store, una ditta di Pescia (Pistoia), denuncia un maxi-furto di 6mila bustine di cannabis legale dal loro stand alla fiera del fumetto. E succede che la politica, in particolare una parte politica, decida di strumentalizzare la vicenda per attaccare l’attività in questione.
Tale Andrea Recaldin, della Lega di Lucca, cerca, neppure troppo velatamente di far passare l’idea che a “infangare una manifestazione come quella di Comics” non sia stato il furto, quanto la presenza stessa dello stand di cannabis light. Non c’è altro modo di considerare la conclusione della sua nota in cui sostiene che “per la Lega non esistono droghe leggere e quindi ci opponiamo fermamente alla vendita legalizzata di tali sostanze, nella speranza che presto si possa non vedere più attività di questo tipo nelle nostre città”.
Cioè, mentre negli altri Paese legalizzano la marijuana (vera) per sottrarla al giogo del mercato nero, per tagliare mercato alla criminalità organizzata, per controllare meglio ciò che consumano i nostri figli, per trasformarla in un business di Stato, in Italia si fanno le crociate contro una cosa che è già legale. Siamo alla follia.
A dare manforte alla Lega, c’è Forza Italia. “Sono contrario alla commercializzazione della cannabis light così come è stata impostata. Servono misure più restringenti. Non può essere commercializzata come se si trattasse di un pacchetto di chewingum. Ho pronta una interrogazione ed una relativa mozione per modificare la legge che nel disciplina la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Così parlò il senatore Massimo Mallegni. Che non attacca solo la cannabis light ma l’intera filiera della canapa industriale. Altro che Medioevo.
Il primo a rispondere alle bordate che arrivano da destra, è il titolare dello stand derubato, Andrea Gadducci: “Caro Mallegni, l’aspetto allo stand a Lucca Comics, o nella mia azienda a Pescia, cosi potrà verificare di persona di cosa si tratta. Abbiamo subito un danno, ma la nostra attività è legale. Con tanto di permessi. Facile far chiudere i negozi di cannabis col tch basso, e legale, invece che prendere i pusher. Faccia aumentare le forze dell’ordine. Si impegni su questo. Nella provincia di Pistoia, dove ha sede la mia attività, come in tutta Italia, vendono droga, e morte, anche davanti alle scuole. I nostri prodotti non sono sostanza stupefacente. Entri nel nostro negozio, così vede cosa vendiamo, in Italia si perseguita chi paga le tasse e lavora legalmente, mentre i delinquenti fanno quel che vogliono”.
A stretto giro arriva anche la replica Gianluca Pantaleoni, segretario del Consap, sindacato di Polizia: “La legge 242/2016 ha riconosciuto legale la cannabis priva di principio attivo ed è nata con un fine positivo quello di sostenere e promuovere la sua coltivazione per ridurre proprio l’impatto ambientale in agricoltura, per la riduzione del consumo dei suoli, poi approdata anche in campo alimentare ed in campo farmaceutico con effetti curativi. Chi si incammina verso il commercio della cannabis legale a differenza di altri esercenti si assume l’onere della legge ovvero di essere continuamente sottoposto a controlli severi da parte della Forze di Polizia che necessariamente effettua controlli mirati con prelevamenti e analisi di laboratorio. Particolare non forse noto, che buona percentuale dei proventi derivanti dal mercato della cannabis sono destinati al finanziamento dei progetti del fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Taluni politici devono smettere di fare demagogia e pensare più saldamente ai veri mali della società attuale, la droga dell’azzardo che continua ad accaparrare risorse verso lo stato prelevando soldi dalle famiglie in crisi ed i tabacchi che divenuti ormai anch’essi dispendiosi continuano a mietere vittime di tumori, il tutto sotto monopolio dello stesso stato”.