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Cannabis light e guida pericolosa? Perché Quattroruote scrive un sacco di inesattezze

Non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima: demonizzare la cannabis (light e non) è diventato uno degli sport nazionali dell’informazione mainstream in Italia. Lo fanno da anni i nostri politici e sempre più spesso lo fanno anche i media. Da quando poi la cannabis light è fiorita in tantissimi negozi delle nostre città, la disinformazione spicciola è dilagata. Abbiamo già parlato di articoli in cui si creava un inutile allarmismo senza alcuna evidenza scientifica, oggi dobbiamo aggiungere alla lunga lista di inesattezze anche il video confezionato da Quattroruote per il numero di novembre.

Uno studio che di scientifico non ha niente, nonostante si venda come tale. 

Riassumendo: tre automobilisti comuni si sono prestati ad un sperimento per giudicare i tempi di reazione alla guida prima e dopo un pranzetto a base di prodotti contenenti cannabis “light”. Non hanno fumato erba legale ma hanno ingerito dolci (pieni di zuccheri), biscotti, bevande energetiche e birre alcoliche alla cannabis. Parlare di ‘effetto cannabis light’, come viene chiaramente fatto nel titolo del servizio, è davvero fuorviante e i malafede. Ad avvalorare la tesi, nello stesso video, si specifica infatti che le analisi delle urine dei tester non hanno rilevato Thc nel sangue, né prima né dopo aver ingurgitato i prodotti.

Eppure il giornalista riscontra con certezza nei tester “un peggioramento dei tempi di reazione, la distorsione nella percezione della velocità, degli stimoli luminosi, errori in frenata e in accelerazione”. Certezze che noi non possiamo verificare visto che il video non mostra l’esecuzione dei test nella loro interezza. Anche quando vengono mostrate le comparazione dei risultati – soltanto per una manciata di secondi- i numeri non sembrano essere così distanti fra i il prima e dopo da mostrare preoccupazione o allarmismo, come invece il giornalista vorrebbe farci credere. Allo stesso viene un dubbio, quando en passant si chiede: “I risultati sono frutto di un’abbuffata o della cannabis?”.

Indagare approfonditamente sull’argomento sarebbe stato sicuramente un tema interessante, ma è necessario farlo senza pregiudizi e preconcetti. E in questo caso ci sembra che ce ne siano stati davvero troppi.

Per esempio: i soggetti che si sono prestati all’esperimento sono dei cittadini qualunque, non guidatori professionisti, è quindi facilmente ipotizzabile che la loro guida non sia costante. Chi infatti può dire di riuscire a compiere lo stesso tragitto in macchina sempre allo stesso livello di guida, alla stessa velocità e senza compiere errori? Sono davvero tanti (ed imprevisti) i fattori esterni che possono modificare il nostro modo di guidare. Come possiamo identificarli ed isolarli con certezza?

Ma al di là imprevidibilità, tutti gli studi scientifici hanno necessità, per essere credibili, di rispettare una metodologia precisa.  Nelle ricerche infatti si prevedono due ( o più) gruppi di studio: uno consapevole di assumere una sostanza e uno inconsapevole. In questo caso invece, tutti i tester sapevano che avrebbero mangiato dolci e bevuto bevande alla canapa ed erano quindi influenzati (anche a livello inconscio) nel loro comportamento. Per dare valenza scientifica si sarebbe potuto (dovuto) prevedere un gruppo a cui somministrare dolcetti contenenti placebo, per vedere se la mente fosse in grado di rimanere obiettiva o meno. Anche gli sperimentatori avrebbero dovuto scoprire chi aveva assunto la marijuana e chi no, soltanto in secondo momento rispetto ai risultati. Insomma per avere dei risultati credibili, o almeno con un minino di scientificità, si sarebbe dovuto svolgere un lavoro rigoroso. E in questo esperimento di rigoroso non c’è niente.

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