Prende concretamente forma il Cannabis social forum, una costellazione di associazioni e attori del settore – come la definiscono gli organizzatori – nata lo scorso dicembre per dare finalmente una forte rappresentanza al settore della canapa.
Oggi, presso il Canapa Caffè di Roma, si è tenuto il secondo raduno di quello che si prefigge di diventare un importante stakeholder per il comparto: sono stati presentati manifesto, obiettivi e struttura organizzativa.
La neo-nata realtà si muoverà principalmente su due piani, quello attivistico e quello legato alla ricerca. Ma soprattutto darà una forte voce alle associazioni, le quali, rivendica la portavoce del progetto Marta Lispi, “devono finalmente tornare ad avere la giusta importanza, visto che sono le uniche in grado di contribuire al risanamento di un comparto ancora instabile”.
Il Cannabis social club, fa notare Marta, considera le associazioni un perno centrale per l’intero settore, soprattutto per la consapevolezza che trasmettono attraverso la qualità della loro informazione. D’altra parte, sottolinea ancora la portavoce del progetto, “se si vuole davvero sviluppare il settore con serietà non si può prescindere dal loro contributo”.
“Vogliamo che questo cannabis social forum diventi un patrimonio del settore – spiega invece Carlo Monaco, presidente del Canapa Caffè – vogliamo che diventi una rappresentanza forte, in grado di non permettere che un settore come il nostro sia soffocato dalle scelte della politica e dalle multinazionali”. Come è possibile ad esempio, fa notare Carlo, che oggi il nostro Paese continui a comprare canapa medica dall’estero (lo facciamo dal 2007) quando invece abbiamo tutte le condizioni e le strutture per farlo autonomamente? “Dobbiamo cominciare a farci sentire, tutti insieme”, è l’appello con cui invita tutte le associazioni a dare un supporto concreto.
Quanto invece alla composizione del Forum, oggi – a seguito del primo raduno del 22 dicembre scorso – sono stati presentati alcuni documenti come il manifesto costitutivo, tramite il quale tutte le associazioni interessate potranno finalmente aderire alla rappresentanza. Si tratta di un manifesto – spiegano gli organizzatori – che ha cercato di mettere in comune tutti i vari documenti prodotti negli anni passati dai partecipanti. Perché l’obiettivo, viene assicurato, è quello di creare una rappresentanza forte e condivisa.
Un processo che in effetti è stato confermato dallo stile partecipativo con cui si è svolto l’appuntamento di oggi: i professionisti e rappresentanti delle varie associazioni presenti, oltre ad esporre le criticità legate alle loro realtà, hanno potuto infatti presentare mozioni e modifiche al manifesto per adeguarlo alle diverse esigenze. Come nel caso di Davide Galvagno di Canapa sativa italia, che nel suo intervento ha ribadito l’urgenza per il settore di definire un protocollo sulle analisi chimiche che vengono svolte dalle forze dell’ordine, tutelando così i produttori che lavorano nel rispetto delle regole. Galvagno ha chiesto e ottenuto di aggiungere questo aspetto negli obiettivi del Forum.
Il risultato? Ne è uscito fuori un documento condiviso da tutti (si può leggere qui) e che realmente potrà rappresentare nel migliore dei modi l’intero settore.
Oltre al manifesto costitutivo sono state poi presentate le finalità e le varie attività che svolgerà il Cannabis social forum (leggi i dettagli qui).
Infine la struttura. Gli organizzatori hanno spiegato come il Forum sarà organizzato in maniera democratica e completamente orizzontale, con un board e sei diversi settori tematici (ognuno dei quali composto da un direttore e un team): legale, ricerca, terapeutico, tutela del produttore, tutela dei consumatori, fiere.
Ovviamente tutte le figure dei sei settori, viene garantito, saranno formate da professionisti o rappresentanti delle associazioni che hanno aderito al Forum (ci siano ancora candidature aperte, che possono essere sottoscritte sul sito www.cannabissocialforum.org)
Alcuni interventi del raduno
Durante la mattinata è stata data voce a diverse realtà, come nel caso del Presidente del Cesab, Ercole Amato, che ha presentato una proposta del suo centro di ricerca inter-universitario. Amato ha raccontato un progetto che potrebbe disciplinare il settore attraverso le certificazioni, strumenti ormai necessari per dare validità a un prodotto e tutelare al contempo i consumatori.
Edgardo Vieira de Manincor, rappresentante scientifico Aical e candidato alla sezione “Ricerca” del Forum, ha esposto invece una serie di criticità legate al mondo della canapa elencando poi alcune proposte, come quella di “produrre delle evidenze scientifiche che possano dimostrare come le varietà di canapa industriale attualmente registrate e ammesse non siano stabili”. Coltivando talee certificate, spiega infatti Edgardo, si otterrebbe una garanzia di qualità per il coltivatore e consumatore, oltre ad aiutare le forze dell’ordine che effettuano i prelievi e controlli.
Hanno detto la loro anche esperti del settore come Franco Casalone, il quale ha fatto un breve intervento sull’importanza della pianta e sulle criticità legate alla coltivazione della canapa, oltre a parlare di alcuni limiti della 242.
Poi è stato il turno di Alfonso Gallo, candidato direttore del settore “Ricerca e sviluppo”, che ha commentato il tema sollevato poco prima da Davide Galvagno, ovvero la necessità di una normalizzazione dei controlli fatti dalle forze dell’ordine e il bisogno di un disciplinare sull’attendibilità delle analisi svolte sulle infiorescenze.
E poi, ancora, altri partecipanti come Emanuele Bellini, proprietario di un canapa shop – nella sua precedente esperienza ha lavorato anche come operatore alla Camera dei Deputati – che ha messo in luce alcune storture legate al mondo della cannabis.
Infine è stata la volta dell’Avvocato Adriano Zaccagnini, che ha evidenziato quanto l’economia circolare e la transizione energetica della canapa potranno fare da traino allo sviluppo dell’intera filiera della pianta. Zaccagnini ha spiegato anche come a suo giudizio il mercato si stia muovendo sulla base degli interessi delle multinazionali, evidenziando le varie ricadute negative che la capitalizzazione rischia di avere su tutta la produzione della terapeutica. Anche per questo, ha ribadito, è necessario il Cannabis Social Forum: per fare lobbing, tutti insieme, provando a influire sulle scelte politiche.
In conclusione, insomma, si può affermare con nettezza che il contributo del Forum sarà molto utile all’intero settore. Sarà un aggregatore che certamente aiuterà il comparto della canapa a navigare in acque meno incerte e che BeLeaf magazine sosterrà volentieri, certi della serietà con la quale è stato messo in piedi.
Foto di: Niccolò De Masi