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I danni dell’uomo: in pochi decenni molti insetti spariranno. Ecco perché è una catastrofe

Più del 40% delle specie di insetti potrebbero estinguersi nei prossimi anni. E’ questa la conclusione a cui è giunta la ricerca pubblicata sulla rivista anglosassone Biological Conservation. Ad una prima superficiale analisi, qualcuno potrebbe anche ritenere che questa sia una notizia positiva: meno punture di zanzare, meno moscerini che ci volano intorno alla testa mentre siamo al parco.

Ebbene, è vero il contrario: le conseguenze della scomparsa degli insetti potrebbero essere catastrofiche. Per via della catena alimentare e della vita, infatti, gli insetti sono importanti tanto quanto gli esseri umani. E’ per questo che la loro riduzione (ogni anni la massa di insetti per il 2,5% di esemplari sul totale) porterebbe alla riduzione dell’aspettativa di vita anche di tutti gli altri ecosistemi. Il tutto perché gli insetti sono alla base della vita terrestre da almeno 400 milioni di anni.

A determinare l’infausto destino degli insetti sono stati i due entomologi Francisco Sánchez-Bayo e Kris Wyckhuys, ricercatori che lavorano presso la Scuola di Scienze della vita e ambientali dell’Università di Sydney, l’Università del Queensland e l’Accademia cinese delle scienze agrarie di Pechino. I due studiosi sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di 73 diverse ricerche scientifiche, che avevano messo in evidenza il declino degli insetti in tutto il mondo. Per rendersi conto dei tassi di sparizione di questi animali, basti pensare che ricercatori dell’Università Radboud (Paesi Bassi) e della Società entomologica Krefeld hanno determinato che nella sola Germania, tra il 1989 e il 2016, è andata perduta il 75 percento della biomassa di insetti. Stanno semplicemente sparendo.

È uno scenario drammatico che dovrebbe non solo preoccuparci, ma allarmarci. Senza insetti, infatti, l’essere umano non può sopravvivere: “Sono il fulcro di tutte le reti alimentari, impollinano la stragrande maggioranza delle piante, mantengono il suolo sano, riciclano i nutrienti, controllano i parassiti e fanno molto altro”, hanno dichiarato gli autori della nuova ricerca.

L’agricoltura intensiva e l’uso dei pesticidi sono gli imputati numero uno nella perdita di questi esseri viventi, ai quali vanno aggiunti effetti del global warming e urbanizzazione. L’agricoltura intensiva ha portato all’abbattimento di alberi, arbusti, cespugli e all’aumento di pesticidi o sostanze sintetiche: i danni effettuati ora si stanno allargando perfino ad aree vicine protette dove si registrano forti diminuzioni di queste “piccole creature che governano il mondo” per la loro “importanza”, suggeriscono i ricercatori. Studiosi che indicano la necessità di un immediato cambio di rotta nel nostro modo di coltivare e produrre cibo.

I segnali, e ce ne sono tanti, vanno colti prima che sia troppo tardi. Uno su tutti, che da l’idea del problema, lo racconta proprio il ricercatore Sánchez-Bayo: “In una vacanza in auto e un viaggio di 700 km attraverso l’Australia rurale non c’è mai stato bisogno di pulire il parabrezza. Provate a pensare anche solo a pochi anni fa: dovevi farlo costantemente”.

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