Le storie dei pazienti ce lo ricordano ogni giorno: curarsi con la cannabis in Italia è una vera e propria epopea. Regole e disponibilità che cambiano da regione a regione, refrattarietà dei medici a prescriverla, scarsità di risorse e nessuna garanzia sulla continuità terapeutica. Eppure non è sempre stato così: l’uso medico della cannabis ha una storia millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Libri e saggi sulla canapa ci sono dalla notte dei tempi ovunque.
L’imperatore Shen-Nung, ad esempio, ha scritto un libro sui metodi di trattamento nel 2737 AC in cui raccomandava la sostanza per molti disturbi, inclusa la stipsi, la gotta, il reumatismo; anche per questo la cannabis è considerata una delle 50 erbe fondamentali nella medicina tradizionale cinese. Testi arrivateci dall’antica India confermano che le proprietà psicoattive della cannabis sono state riconosciute già in epoche passate e che è stata usata per trattare una varietà di malattie e disturbi, tra cui insonnia, mal di testa, disturbi gastrointestinali e dolori, anche durante il parto. Se era molto conosciuta in Oriente è grazie ad un medico irlandese, William Brooke O’Shaughnessy, che ne abbiamo avuto coscienza anche in Occidente e in Europa, attorno all’anno 1830.
E in Italia? Nel 1887, Raffaele Valieri, medico primario dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, dà alle stampe un documento intitolato “Sulla canapa nostrana e sui suoi preparati in sostituzione della Cannabis indica”, in cui riporta le sue esperienze sull’utilizzo terapeutico in casi di emicrania, insonnia, isteria, gozzo esoftalmico. Una storia lunga nel tempo che è arrivata fino all’incontro- scontro con i proibizionisti verso la fine del diciannovesimo secolo.
A conferma di ciò che la storia ci insegna, c’è un curioso reportage pubblicato da Munchies a firma Andrea Strafile, in cui si testimonia come l’uso della cannabis in medicina fosse all’ordine del giorno in tempi passati, anche in Italia. Strafile si è imbattuto nella farmacia più antica d’Europa, nel cuore di Roma, dove ha trovato molti medicamenti naturali conservati egregiamente. E’ l’Antica Spezieria di Santa Maria della Scala a Trastevere, fondata nel 1640 dai Frati Carmelitani Scalzi, venne utilizzata in principio a scopo privato: “Eri un frate, ti ammalavi, venivi curato con le pozioni, le erbe, gli intrugli e le pomate autoprodotte dai famosi esperti speziali che lavoravano lì dentro”.
Poi con l’arrivo della peste si aprì al pubblico e divenne molto famosa e rinomata in tutta la città e non solo. Durante la visita nel laboratorio officinale, guardando fra gli scaffali impolverati e misteriosi, non poteva mancare lei: la pianta più generosa del mondo.
Si legge ancora su Vice: “Ci sono ancora conservate le corna di cervo che venivano grattugiate e ingerite contro l’impotenza. E poi una strana pianta famigliare dipinta sugli scuri della finestra. “Padre, ma quella è…?”.”Certo, gli effetti palliativi della canapa si conoscono da secoli. Era una delle erbe usate di più, per i suoi effetti calmanti e la coltivavano loro”.
Ma non ditelo a Salvini & Co. fosse mai che decidessero di lanciare una ‘damnatio memoriae” anche sulla nostra storia pur di perseverare nell’inutile lotta al proibizionismo.