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“Meglio morire che vivere così”. Inzia lo sciopero della fame per essere curata con la cannabis

Ancora una storia che lascia senza parole. Nel 2019, e con una legge che dovrebbe tutelare i malati, leggere di storie così disperate fa davvero tanta rabbia e provoca molto dolore. Perché una soluzione c’è ed è chiarissima: garantire una continuità terapeutica con la cannabis per chi ne ha diritto, per chi ha dei benefici.

Per la signora Monica Bin di Lendinara invece la strada sembra tutta in salita. Come racconta il quotidiano on line Rovigo oggi, la situazione per lei ormai è diventata insostenibile, tanto da iniziare uno sciopero della fame finché qualcuno non l’ascolterà. Monica ha 56 anni, due anni fa una diagnosi senza appello la costringe a convivere con un dolore incessante giorno e notte che non le consente di muoversi. Solo con l’uso continuo di un olio di cannabis terapeutica in gocce da mettere sotto la lingua si riesce ad alzare e recarsi alle sedute di fisioterapia. Non si può dire che abbia una vita normale ma almeno riesce ad uscire di casa, fare qualche centinaio di metri a piedi, prima di usare una sedia a rotelle per gli spostamenti più lunghi.

“In Veneto”, racconta ancora Rovigo Oggi, “la patologia della signora Bin è riconosciuta come malattia invalidante, ma la terapia antalgica a base di cannabis non rientra tra quelle previste dai Lea della Regione ovvero convenzionate e dispensate dal Servizio sanitario nazionale”. E così la cura è costosa ( 120 euro ogni 10 giorni) e non è neanche disponibile nella sua zona, per cui la signora è costretta a spostarsi a Reggio Emilia o Modena per trovare una farmacia galenica pronta a fornirle l’olio.

L’alternativa che le è stata proposta da Venezia prevede una tradizionale cura farmacologica a base di psicofarmaci o oppiacei oppure il ricovero sotto il controllo diretto del medico di pronto soccorso dell’ospedale di Trecenta; peccato che alla signora ormai quei medicinali fanno più male che bene.

“Sono stanca di vivere giorno e notte con dolori atroci”,  commenta Monica Bin a Rovigo Oggi, “nessuno mi ascolta perciò mi vedo costretta a passare ad una azione di sciopero della fame fino a quando non verrò ascoltata, non solo per me, ma per tutti i pazienti che come me sono in questa situazione”.

La richiesta è semplice: il rispetto della possibilità del paziente di curarsi attraverso l’uso dell’olio di cannabis terapeutica così come fanno in Regione Lombardia dove le ricette vengono fatte in ospedale ed il paziente può rivolgersi tranquillamente in farmacia: “Nessun pietismo, ma andare avanti così non ha senso. Meglio morire di stenti e di fame piuttosto che vivere in questo dolore”.

Una richiesta ragionevole, anzi sacrosanta che ha già visto il sostegno di molti altri pazienti che con la cannabis si curano. Come ad esempio Elisabetti Biavati che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Monica è una mia amica, e sta soffrendo…abita a pochi chilometri da casa mia ma quel tanto che basta per essere in un’altra regione che non ha ancora una legge che le assicura copertura dai costi e una continuità di somministrazione. Io mi sento veramente male, impotente di fronte a tutti queste situazioni…perché non è solo lei, ma sono tanti i malati che si trovano in questa condizione, da una parte di non potersi pagare le terapie dall’altra di non trovare più il farmaco quando vanno in farmacia ad ordinarlo! Ci hanno fatto tante promesse ma fatti non ne abbiamo visti tanti… Quindi se nei prossimi giorni non si muoverà qualcosa, anche io mi unirò al digiuno insieme a Monica…”. Una possibilità che la stessa Monica ha categoricamente escluso: “Guai a te se ti unisci a me tu stai già facendo troppo per tutti noi non voglio vederti più come un anno fa ti voglio tanto tantissimo bene”.


Pubblichiamo integralmente la richiesta di Rettifica da parte di Santa Sarta, vicepresidente della associazione “Pazienti cannabis terapeutica” .

“Premetto che a Monica va tutta la mia solidarietà e comprensione, poiché combatto, anche in prima persona e per tanti altri/e che si trovano nella medesima situazione, questa battaglia ,essendone io stessa coinvolta soffrendo di artirte psoriasica e anoressia nervosa e devo pagarmi le terapie ogni mese,  non sempre posso permettermi le spese e non ho tutta la terapia di cui necessito .

Ma nel vostro articolo non risponde al vero che la: “presidente -di questo comitato- è stata anche recentemente ricevuta dal Ministro alla salute Giulia Grillo … ma riceviamo solo promesse”.

Ne il presidente ,ne il vicepresIdente del comitato è mai stato ricevuto dalla Ministro della salute Giulia Grillo. Ci si è sentiti con la stessa per email  ed è stata sempre sensibile alla nostra problematica, rispondendo anche sollecitamente ad ogni nostra istanza e incontrando all’istituto farmaceutico militare di firenze  due membri del nostro direttivo durante la visita.

Invece il problema, che tra l’altro riferite voi stessi nell’articolo in questione, è che la competenza in merito è delle Regioni. Ci sono alcune, come Lombardia,Lazio,Campania ecc che garantiscono l’erogazione in carico al ssr …. Mentre altre regioni , tra cui il Veneto, non offrono questo tipo di assistenza.

Voi stessi nell’articolo ne fate espressa menzione “In Veneto la patologia della signora Bin è riconosciuta come malattia invalidante, ma la terapia antalgica a base di cannabis non rientra tra quelle previste dai Lea della Regione ovvero convenzionate e dispensate dal Servizio sanitario nazionale”.

E aggiungete come al contrario: “… fanno in Regione Lombardia dove le ricette vengono fatte in ospedale ed il paziente può rivolgersi tranquillamente in farmacia”. Quindi il problema è delle singole regioni.

Ad esempio, nella mia Sicilia abbiamo la medesima problematica del Veneto, tanto che ho partecipato a degli incontri presso l’Assessorato proprio per attuare l art 18 quater della finanziaria ,senza tuttavia che ancora oggi sia stata presa una decisione dal Governo siciliano in carica.

Questo non significa che ci si arrende. Si continuerà a combattere e su tutto il territorio nazionale ove le Regioni non recepiscono il decreto legge che dovrebbe essere attuato in tutte le regioni . Io stessa che scrivo per un giornale online non perdo occasione per portare avanti questa battaglia anche attraverso l’Informazione e nell’interesse di tutti noi”.

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