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Coltivare cannabis terapeutica a Torino? Arriva l’ok del ministro della Salute

Alla fine il via libera arriva. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, consentirà alla Città di Torino di coltivare cannabis terapeutica sui propri terreni comunali. A darne conto è la testata torinese La nuova società.

È una notizia degna di nota e che crea un precedente interessante. Soprattutto perché prova a smontare (almeno in parte) il paradosso, tutto italiano, secondo cui la poca disponibilità rispetto al fabbisogno dei pazienti ci costringe a importare il prodotto dall’estero, spesso con ritardi che mettono in difficoltà prima di tutto i pazienti stessi.

L’ok della Grillo fa seguito a una mozione votata favorevolmente lo scorso maggio nella Sala Rossa, che impegnava la giunta a mettere a disposizione i terreni coltivabili di proprietà comunale per la cannabis terapeutica.

Ora, secondo quanto riportato dal quotidiano indipendente di Torino La nuova società,arriva il via libera del ministro, che in questo periodo starebbe anche valutando l’ipotesi di un bando per estendere le aree coltivate, che si sommerebbe peraltro a quello già indetto il 13 giugno scorso dal ministero della Difesa per la fornitura di 400 kg di terapeutica.

Perché il fabbisogno dei pazienti, come ormai noto, è di circa una tonnellata di cannabis l’anno (per il 2025 si parla addirittura di 4 tonnellate), quindi di gran lunga superiore alla produzione dello stabilimento farmaceutico militare di Firenze.

In ogni caso va sottolineato come l’iter di questa partita tutta torinese preveda tempi di realizzazione molto lunghi, mesi se non addirittura anni. Non è ancora nemmeno ufficiale l’appoggio del ministro della Salute.

In ogni caso la cornice dentro la quale si muoverà sarà il Decreto Lorenzin del 2015 (non potrebbe essere altrimenti visto che quella la legge che regola la terapeutica). Il che significa che l’eventuale cannabis medica prodotta a Torino utilizzerà gli stessi standard di produzione e standardizzazione dello stabilimento farmaceutico di Firenze. In poche parole dopo la produzione, il capoluogo piemontese la consegnerà ai militari di Firenze, che a loro volta la gestiranno come già stanno facendo con la produzione propria.

Rimane tuttavia una piccola apertura da parte dello Stato verso partner esterni che non siano Firenze. Staremo a vedere.

E su questo aspetto sarà interessante leggere un approfondimento di Carlo Monaco, presidente dell’associazione Canapa Caffè, scritto per il numero di luglio di BeLeaf Magazine (in edicola nei prossimi giorni), dove verrà presentata una soluzione a costo zero per aumentare la produzione italiana di cannabis terapeutica.

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