“A Rita Bernardini non è stata applicata nessuna misura cautelare ma è stata denunciata a piede libero. Successivamente ci sarà un processo”. Lo rende noto Giuseppe Rossodivita, avvocato dell’esponente dei Radicali, Rita Bernardini, fermata questa mattina per coltivazione di marijuana. Bernardini è stata trattenuta nella caserma dei carabinieri di via Cassia dalle 8.30 di stamattina fino alle 13.20. All’ex deputata radicale sono state sequestrate 32 piantine di marijuana.
“Ho reso una dichiarazione spontanea per esprimere il mio disappunto per la decisione del magistrato di non procedere al mio arresto, come invece accade sempre per tutti i cittadini italiani che vengano sorpresi a coltivare marijuana”, ha detto la Bernardini, appena uscita dalla caserma dei carabinieri dove è stata trattenuta per circa 5 ore.
“Mi hanno sequestrato 32 piantine, alte 1 metro – ha raccontato l’ex deputata radicale – e i carabinieri mi hanno confermato che di fronte a un tale quantitativo di piante si procede sempre all’arresto e poi si va al processo per direttissima. Perché non mi hanno arrestato? Per motivi politici, è chiaro – ha sostenuto – perché non vogliono che venga scritto il motivo per cui sto facendo questa lotta, ormai da anni”.
L’esponente dei Radicali ricorda quindi i motivi della sua battaglia politica. “Io in generale – ha spiegato all’AGI – faccio questa lotta per la legalizzazione della cannabis, e in questi ultimi anni in particolare la faccio perche’ sono toccata dalla vicenda di molti malati che sono disperati e non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi: io trovo questo scandaloso”.
Un accesso che non viene garantito, secondo Bernardini, “per l’inefficienza dello Stato che non riesce a riprodurre il quantitativo necessario. E a 12 anni dalla legge Turco, questo e’ inaccettabile”.
Bernardini ha puntato il dito anche contro la legge sugli stupefacenti: “Se tu vai a comprare hashish dallo spacciatore, ti becchi delle sanzioni amministrative. Mentre se invece la coltivi, sei sottoposto a sanzione penale. Sembra insomma che lo Stato – ha attaccato la Radicale – non voglia togliere il business alla mafia. Ricordo che anche le relazioni della Dna si sono pronunciate a favore della legalizzazione della cannabis. Quindi – ha concluso – ho qualche ragione dalla mia parte”.