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Erba Volant, una ‘commedia light’ per raccontare la cannabis

Crescere e fare maturare una pianta di cannabis è la cosa che so fare meglio. Avendo frequentato da sempre "l'ambiente cannabico", adesso pare che...
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Erba Volant, una ‘commedia light’ per raccontare la cannabis

Crescere e fare maturare una pianta di cannabis è la cosa che so fare meglio. Avendo frequentato da sempre “l’ambiente cannabico”, adesso pare che si dica così, ho visto non pochi amici e conoscenti buttarsi in questa avventura e, mentre li osservavo con spocchia da grower navigato, mi dicevo: “Sarò mica un cretino che resto qui a guardare, dopo tutto quello che ho passato per questa pianta? Dopo essere passato praticamente illeso attraverso la Jervolino e la Fini-Giovanardi, è arrivata l’ora di farsi arrestare seriamente”. Le competenze non mi mancavano e potevo contare su qualche infarinatura nella comunicazione e nei social.

Per un regista fallito, l’idea di sfruttare gli incompresi talenti per uno sporco ritorno economico, rappresentava un cinico riscatto che mi affascinò da subito. Poi, ripensandoci, ho dovuto ammettere a me stesso che l’argomento trattato era dirompente sotto molteplici aspetti e che non poteva essere svilito per un fine puramente commerciale; l’idealismo è una cosa che tento di evitare da quando sono nato ma con scarsi risultati.

L’argomento era molto originale: non si sarebbe trattata della “solita” serie sulla cannabis; la situazione legislativa italiana è unica al mondo. Il paradosso del proibizionismo, attraverso il fenomeno della canapa light, assume aspetti estremamente grotteschi che inducono ad una riflessione profonda.

Mentre scrivevo la sceneggiatura mi sono reso conto della ricchezza culturale che questa pianta portava con sé. Averla proibita ha, tra le altre cose, cancellato la possibilità di sfruttarne il potenziale narrativo. Esclusa la cultura rastafariana con il reggae, la rappresentazione artistica della cannabis si è dovuta sempre muovere in modo clandestino, spesso allegorico. La legalizzazione sdoganerebbe finalmente un’eredità culturale che non si è mai potuta esprimere nelle infinite forme con cui la fantasia umana avrebbe potuto celebrarla. Sembra una cosa da niente ma significa tante cose..

L’idea è quella di raccontare tutto il mondo che si muove dietro questa pianta miracolosa; dal coltivatore al consumatore finale. Fare vedere le contraddizioni, l’ipocrisia e gli sporchi interessi che si muovono dietro chi si oppone alla legalizzazione. Se fatto in modo intelligente, un prodotto del genere potrebbe diventare un ottimo strumento “politico” in chiave antiproibizionista.

Nella mia testa il protagonista è un regista idealista e fallito (Andrea Venditti) che, per campare, gira filmini di matrimoni; per lo più frutto dell’attività di wedding planner della fidanzata (Cristiana Vaccaro). Lo accompagnano un fratello grower-spacciatore (Pierciro Dequarto) che vede nel commercio della canapa light e nella legalizzazione della cannabis un pericolo per i propri affari. Con loro vive il cugino (Alessandro Coccoli) che, aspettando l’occasione di una vita per sfondare come attore, gira spot pubblicitari. I tre non navigano in buone acque e vedono nel business della canapa light una speranza per dare una sterzata alle loro vite.

Ho ipotizzato 3 stagioni di circa 12 episodi l’una. Nella prima seguiamo tutta la stagione estiva in cui si semina, si fa crescere e si coglie la canapa. La storia si dipana tra gli impegni presi con il produttore cinematografico che ha finanziato l’impresa e i problemi di gestione che una piantagione così particolare comporta. Nella seconda stagione faremo vedere il mondo della trasformazione e della vendita della canapa. Nella terza speriamo che abbiano legalizzato.

La speranza è quella di riuscire a realizzare un prodotto “cinematografico” senza andare ad elemosinare attenzioni da qualche produttore, o presunto tale. A livello simbolico sarebbe bello realizzarlo con il solo aiuto delle persone che credono in questa battaglia. La campagna è un po’ ferma perché non è stata lanciata a dovere; per motivi produttivi che non sto a spiegare, ci siamo ritrovati a girare quella che doveva essere una prova generale come fosse la puntata zero, in 8 ore di set e senza una produzione alle spalle. Il primo episodio risulta avere una narrazione un po’ troppo “sofisticata” e richiede un’attenzione che mal si sposa con le esigenze del web.

In realtà doveva uscire insieme alla puntata successiva che gli avrebbe dato un senso compiuto ma, complice la caduta del governo e la paura di bruciarmi la storia per i cambiamenti politici in atto, ho deciso di lanciarla in solitaria e lasciare molti punti in sospeso. Purtroppo, in un settore così incerto, in cui tutto può cambiare dalla sera alla mattina, il rischio di mettere in scena cose che non corrispondano più alla realtà dei fatti e delle leggi è molto alto.

L’unica soluzione è girare scene, battute e azioni in base a quello che accade in tempo reale. Il che comporta anche un alto costo produttivo perché sono costretto a girare una scena alla volta e nell’arco di un tempo molto lungo, senza poter ottimizzare gli sforzi concentrando la produzione nell’arco di pochi giorni consecutivi.

In un crowdfunding, i principali mezzi con cui si promuove una campagna, sono proprio i social.. E’ chiaro che, se si venisse censurati, le possibilità di farsi conoscere sono molto limitate. Ed è proprio quello che accade con Facebook: provare a sponsorizzare qualcosa che riguardi la cannabis ti espone a rischio di chiusura dell’account. Lo stesso Youtube fa un gioco sporco decurtando le reali visualizzazioni che il video riceve.

E’ con questa consapevolezza che abbiamo pensato ad un campagna che invogliasse anche i sostenitori più accidiosi a fare una donazione. Quando abbiamo pensato alle ipotetiche ricompense da dare ai finanziatori, non potendo offrire la partecipazione ad eventuali utili (quali utili?!), l’idea più naturale ci è sembrata quella di spedire l’erba a casa; quale miglior modo per pubblicizzare la serie e premiare chi ci avesse sostenuto?

Il progetto, inoltre e soprattutto, prevede il product placement: a seconda del contributo economico dato, le aziende del settore potranno pubblicizzare i propri prodotti inserendoli nelle scene della serie; dalla bustina di erba al campo della coltivazione. Ad esempio, ce lo vedo benissimo uno dei protagonisti mentre sfoglia beLeaf Magazine, per dire.. E’ un modo per coinvolgere, unire e per fare conoscere un settore ancora troppo diviso da interessi di parte e incapace di fare fronte unico.

Per potere contribuire alla produzione del film bisogna iscriversi alla piattaforma, a questo link:

https://www.produzionidalbasso.com/project/erba-volant-1/

L’operazione richiede 3 minuti e, anche se so che è noioso fare una registrazione ad un portale, significherebbe molto per la riuscita della serie. Anche solo 5 euro potrebbero fare la differenza. Senza il supporto della rete, il progetto rischia di rimanere solo un progetto.

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