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Le speranze del mondo cannabico ai tempi del Covid-19

Cari cannabici, le temperature scendono per la riduzione dell’inquinamento e del buco dell’ozono, due fattori grazie ai quali i venti cambiano e diventano freddi.

Un sollievo per i movimenti green, ma una magra consolazione per i numerosi negozi chiusi. Hemp shop chiusi. Grow shop chiusi. Potrebbero rivendere materiali da giardinaggio, ma il senso civico?

La situazione tra spese e scadenze è preoccupante per tutti coloro che non vendono beni di prima necessità. Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha lanciato un allarme: “Se il Pil è di 1.800 miliardi all’anno vuol dire che produciamo 150 miliardi al mese. Se chiudiamo il 70% delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni”.
Con queste previsioni l’unico salvagente sembra l’Unione Europea, eppure tra i cittadini la speranza langue, tanto che dai sondaggi svolti in questi giorni il 44% degli intervistati dichiara che non riaprirà dopo la pandemia.

Il settore cannabico risponde…

Il settore cannabico risponde, abituato a reagire, e tra le notizie di questi giorni appaiono gesti di speranza e speranze per il futuro: azienda lombarda dona proventi all’ospedale di Mantova (Hempair), azienda bergamasca dona 100mila euro in prodotti CBD ai medici (Weedbase), produzioni di mascherine in tessuto di canapa e la Freia Farmaceutici stravolge il mercato dei disinfettanti per mani distribuendone uno alla cannabis, per il Ministero della Salute.

La cannabis light mantiene le vendite online e i distributori automatici, i corrieri sono difficili da reperire e le macchinette h24 sono prese d’assalto. Il dato è significativo al pari dei beni di prima necessità, il fatto è stato la chiusura dei negozi, con tutte le precauzioni di sicurezza poiché non possiede un codice ateco riconosciuto.
Il prodotto dal 2016 ad oggi non ha una categoria commerciale e lo Stato è indeciso sulla sua regolamentazione, alludendo spesso al monopolio nelle proposte.
Questa scelta ha eluso la tutela della salute del consumatore, delegato al libero arbitrio delle singole aziende.

CBD una validissima fitoterapia

I consumatori riconoscono nel CBD una validissima fitoterapia, con l’approvazione e la conferma da parte di: pubblicazioni scientifiche, le dichiarazioni dell’OMS, i farmaci usciti a base di CBD (epidolex) e di solo olio di semi di canapa (Rubax), medici prescrittori da pediatri, a neuropsichiatri, a veterinari. Difatti il CBD è antinfiammatorio, anticonvulsivo, antiossidante, antiemetico, ansiolitico, antipsicotico, antiepilettico.

Alla luce dei dati sul mercato stimati prima della pandemia (imm1) si prospettava una crescita esponenziale degli introiti fino alla normalizzazione della pianta, auspicando la legalizzazione totale.
Le prospettive, ad oggi, sono funeste se consideriamo le opportunità che avrà la filiera al termine della quarantena si profilano pessimi scenari:

  • il settore continua a crescere e lo Stato si rende conto (come non lo sapesse) dell’utilità della cannabis e decide di applicare l’imposta del monopolio
  • molte aziende chiudono ci sarà la possibilità di predominio del mercato da parte delle multinazionali, farmaceutiche e non, avendo sempre molti consumatori abituali aumentati dal 2016 al 2020.

Cosa può sperare il mondo cannabico?

Che l’Italia possa ricoprire il ruolo di spicco in UE che merita, come scritto da Prohibition Partners per “The European Cannabis Report” , già preoccupato per l’ascesa leghista nel 2019.
«L’Italia è un precursore per quanto riguarda la legislazione progressiva sulla cannabis», ricordiamo che la cannabis medica è legale dal 2007 e la legge sulla produzione agricole è del 2016 con il limite di THC superiore di 0,4 a quello europeo.

Tratto dalla rubrica di Marta Lispi “Il Termometro Cannabico” pubblicata su Primero Roma

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