Cari cannabici, le correnti politiche cambiano il clima a Montecitorio e la politica ha rinnovato il suo interesse per la liberalizzazione della cannabis, con 100 parlamentari da diversi partiti sottoscriventi la lettera dell’On Sodano al Premier Conte e l’iniziativa di #IoColtivo che occuperà piazza Montecitorio il 25 Giugno. Questi ennesimi tentativi attaccano come un’ariete la famigerata dpr. 309/90.
Solo ora, a ridosso di probabili elezioni e con le forze politiche proibizioniste in panchina si può riprendere in mano la promessa di rendere la cannabis una risorsa per questo Paese, il quale deve la sua forza lavoro alla stessa immigrazione che combatte.
La Lega può solo twittare al momento e grande bacheca opinionista è diventata un ring per Mario Adinolfi e Luca Bizzarri, che si sono scontrati vestendo a pennello i cliché di proibizionismo e antiproibizionismo; mentre Salvini, tra una ciliegia e l’altra, ha trovato il tempo per postare su Twitter il suo dissenso alla filiera della canapa. Inutile e debole.
Immigrazione e Cannabis, la culla del proibizionismo.
Agli inizi del ‘900 i braccianti messicani che raccoglievano barbabietole da zucchero nella zona sud-ovest degli Stati Uniti fumavano “ignari” cannabis da decenni, mentre i cittadini benestanti la compravano liberamente in farmacia. La jam culturale che si era creata in quel periodo nei diversi stati tutt’altro che uniti aveva causato squilibri sociali che si tramutarono presto in razzismo strumentalizzato dalla politica. Nel 1915 California e Uhta vietarono l’uso di cannabis e i soldati americani diffusero volontariamente la notizia che i rivoluzionari messicani utilizzavano “marijuana” per combattere. Poi tutti sappiamo come Aslinger abbia promosso la Convenzione Unica con il supporto di Roosevelt nel 1962 e ancora ci troviamo con questa spina nel fianco dell’ONU.
Messico e nuvole…di fumo.
Il Messico quest’anno doveva mantenere la promessa e prendere una decisione sulla legalizzazione della cannabis a scopo industriale e ricreativo. Infatti, anche se la cannabis medica è legale dal 2017, è molto difficile ottenere il permesso per l’autoproduzione dal COFEPRIS (Commissione Federale per la Protezione dai Rischi Sanitari) che dovrebbe gestire il rilascio dei permessi all’autocoltivazione, regolarmente bocciati. Così i cittadini, chiedono a gran voce la legalizzazione e si sono rivolti alla Corte Suprema, la quale per 5 volte ha confermato la necessità di liberalizzare questa pianta, il consumo e la produzione. Il Parlamento ha dovuto scrivere una proposta di legge, la quale prevede la costituzione dell’Istituto Messicano della Cannabis come addetto al rilascio dei permessi ai cittadini per l’autoproduzione da 1 a 6 piante e possesso fino a 28 gr.
La data fissata per il 30 Aprile è però slittata alla prossima sessione legislativa programmata per il periodo dal 1 settembre al 15 dicembre 2020.
Una jolla con Carlos Carrillo di Plantalas Oficial
Ho avuto la fortuna di conoscere Carlos grazie ad un amico, è un attivista messicano, autoproduce e aiuta altri a intraprendere il suo stesso percorso.
Come ha ottenuto il permesso per coltivare? Disponibile e spontaneo mi spiega brevemente: “Sono in regola in quanto mi dedico al campo della medicina. Da parte della Corte Suprema ho il via libera, il rifiuto è da parte di Cofepris. Tuttavia, in quanto tale, non ho un documento che garantisca che posso coltivare cannabis” poiché Cofepris dovrebbe convalidare l’autorizzazione richiesta dalla Corte Suprema. Passaggi costosissimi che non tutti si possono permettere e così lunghi che non tutti possono attendere.
“Non ancora – dice – è una questione di regolamentazione, devono definire per esempio quante piante” conclude Carlos.
Come attivista e medico a cosa ti dedichi?
“Cerco di aiutare le persone ad autocoltivare, gli indico come usare la pianta in modo corretto, inoltre, do loro informazioni sulla situazione attuale del paese in base al divieto. Cioè do loro gli strumenti e, in questo caso li guido tra le procedure legali per acquisire i permessi per l’autocoltivazione. Evito che si mettano nei guai”. Carlos è a un anno dalla laurea in medicina, e aggiunge: “Molte volte le persone non sono consapevoli dell’uso medicinale che si può ottenere dalla pianta, cerco di rimuovere i vecchi tabù, e di educare le persone”
La votazione in Parlamento della legge per la legalizzazione, tanto attesa, è stata rimandata, gli attivisti non l’hanno presa bene. Cosa ne pensi?
“Attualmente in Messico la legalizzazione sta andando male! in aprile ci sarebbe dovuta essere una risposta definitiva da parte delle autorità, in questo caso la Corte Suprema di Giustizia e l’altro organo che è come la FDA del Messico: il COFEPRIS.
Purtroppo la situazione sanitaria in tutto il mondo ha rallentato molte cose, una di queste è stata la legalizzazione. Ma questo avviene anche perché una volta legalizzata credo che non abbiano o non saprebbero come regolare tutto ciò che va dalla produzione alla vendita”.
Quindi si arriverà alla legalizzazione in Messico?
“Dal mio punto di vista, penso che la legalizzazione ufficiale richiederà molto tempo, forse fino al prossimo anno, e sarà veramente contraddittorio quello che faranno, daranno permessi ma non a tutti e attiveranno molta vigilanza per l’auto-coltivazione. Forse da parte delle autorità politiche ci sarà un grande abuso di potere, tanto quanto in materia di tasse, anche se si spera no.”
I messicani sono stati condannati dal proibizionismo statunitense, tanto che la cannabis è stata rinominata marijuana per associare l’odio razziale a quello per la droga, come sono visti oggi i consumatori di cannabis in Messico?
“Purtroppo c’è una demonizzazione delle piante come questa”. Con il proibizionismo “si è creata una pessima reputazione sulla cannabis, c’è un tabù su tutte le persone che fumano in strada o vivono in circostanze come quella e sono soprannominati “marihuanos”. A causa di questa maldicenza molte persone sono contro la legalizzazione. È un fattore piuttosto interessante a livello sociale.”
Detto ciò, ringrazio Carlos e il mio amico Daniele mediatore linguistico per noi. Rifletto sul significato della parola tempo legato alla cannabis e alla sua liberalizzazione e legalizzazione, sulla parola potere soprattutto se connessa ai termini giuridico e legislativo.
Secondo l’Hemp Industy Daily la posta in gioco per il Messico è ancora più alta, se fosse vero che il prossimo anno decideranno sulle sorti della pianta, potrebbe essere il paese più popoloso del mondo – 130 milioni di abitanti – ad avere la cannabis legalizzata indipendentemente dal contenuto di THC.
https://www.gayburg.com/2020/06/mario-adinolfi-vs-luca-bizzarri-il.html