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HomeMedicalGli italiani e la cannabis terapeutica: i risultati del nostro sondaggio esclusivo

Gli italiani e la cannabis terapeutica: i risultati del nostro sondaggio esclusivo

Sebbene il nostro Paese si sia dotato da ormai 13 anni di una buona legge sulla cannabis medica, il quadro per i circa 30mila pazienti che hanno optato per una terapia a base di cannabinoidi non è certo roseo. Reperire cannabis terapeutica non è assolutamente semplice: in alcune regioni il farmaco è a carico del sistema sanitario regionale, in altre no. In altre ancora ci sono evidenti restrizioni per alcune patologie. E la quantità prodotta dallo Stato non basta minimamente per tutti i pazienti, i quali troppo spesso vengono lasciati in condizioni di emergenza farmaco. Dulcis in fundo, va sottolineato il disinteresse (anche culturale) di molti medici nel prescrivere cannabinoidi.

Da questo quadro complicato emergono due grandi criticità: da una parte la produzione interna, monopolizzata dallo Stato (perché limitata all’istituto farmaceutico militare di Firenze), che non riesce lontanamente a soddisfare il fabbisogno dei pazienti. Dall’altra la mancanza di una giusta e approfondita informazione sul tema, che si riversa inevitabilmente sulla reticenza e sulla timidezza di tanti medici nel prescriverla.

Il nostro obiettivo, come testata giornalistica di settore, è quella di approfondire, dare sempre le giuste informazioni, cercando allo stesso tempo di stimolare il dibattito pubblico. Per questo motivo abbiamo pensato di chiedere un sondaggio alla società leader di indagini demoscopiche, SWG, sulla conoscenza e la percezione della cannabis medica da parte degli italiani. Ne è uscito fuori un quadro che intercetta le due difficoltà già citate, il fabbisogno disatteso da parte dello Stato e la mancanza di informazione.

La ricerca, realizzata in collaborazione con PQE Group (azienda italiana leader nel settore qualità), mette in risalto almeno tre aspetti fondamentali. In primo luogo emerge la grande lacuna dal punto di vista informativo, da colmare assolutamente nel più breve tempo possibile: la maggioranza degli italiani conosce la cannabis medica solo parzialmente e soltanto il 29% è informato sull’argomento. Troppo poco.

Il secondo aspetto riguarda invece la criticità della produzione in Italia. Non si comprende, infatti, il motivo per cui lo Stato continui a lasciare i propri cittadini in emergenza farmaco quando potrebbe allargare la produzione anche ad aziende private. In questo caso è stato chiesto se fosse opportuno ampliarne la produzione e la stragrande maggioranza è risultata favorevole: il 78% degli italiani. Semplicemente perché, aggiungiamo noi, risulta assurdo il contrario, ovvero continuare a importare cannabis dall’estero a prezzi molto più alti.

La terza domanda posta agli italiani riguarda invece l’autoproduzione. Su questo tema emerge come la metà della popolazione italiana sia favorevole. Un aspetto significativo e degno di nota se intrecciato con la carenza informativa che c’è sul tema: se ci fosse infatti più informazione, probabilmente la percentuale dei favorevoli all’auto-coltivazione sarebbe ben maggiore.

Anche sulla base di questi risultati ci si chiede come si possa continuare a non porre la giusta attenzione su un tema così delicato. Perché non informare maggiormente la gente? Perché continuare a permettere l’importazione dall’estero, a prezzi più alti? Insomma, la classe politica dovrebbe applicare un minimo di buonsenso e rivolgere lo sguardo in avanti, nella stessa direzione in cui è rivolto quello dei suoi elettori. Ne beneficerebbero davvero tutti.

Per leggere il sondaggio completo clicca qui

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Quando si parla di cannabis medica in Italia, ci si riferisce ad un settore in grande crescita ma ancora tutto da esplorare. “Una chiara definizione e una maggiore armonizzazione dei requisiti sia a livello europeo che a livello mondiale – spiega Davide Buratti, GxP Compliance Operations Director & Partner di PQE Group, l’azienda leader nel settore qualità che ha finanziato la ricerca – garantirebbe sicuramente quell’accelerazione alla diffusione della cannabis medica, che sarebbe di estremo beneficio non solo per soddisfare le necessità di un numero sempre maggiore di pazienti, ma anche per stimolare fortemente la crescita del settore produttivo farmaceutico e del relativo indotto. Una ben definita regolamentazione della produzione e commercializzazione della cannabis medica in Italia garantirebbe un reddito annuo di 1,5 miliardi di euro e l’aumento di 10.000 posti di lavoro”.

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