L’utilizzo della pianta della canapa a fini medici ha origini antichissime. Le prime coltivazioni risalgono alla Cina fin dal 4000 a.C., tanto da apparire in uno dei più antichi testi medici cinesi, per il trattamento di “disturbi mestruali, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale”. In India, la canapa viene utilizzata nella medicina tradizionale probabilmente dalla stessa epoca. In Europa, ancora nel I secolo d.C., Dioscoride presenta nella sua “Materia Medica” una delle più antiche raffigurazioni della pianta, e la raccomanda per otite, stati infiammatori e altri disturbi. A partire dall’Ottocento si registra un vivo interesse scientifico per la canapa in Europa, in particolare grazie a medici inglesi e francesi, che iniziarono a studiarne l’uso in Egitto e in Medio Oriente. Da questo periodo estratti e tinture a base di canapa compaiono nelle farmacie in Europa e in America e vi rimarranno per oltre un secolo.
L’utilizzo attuale della Cannabis è da porsi in relazione alla scoperta, circa 25 anni fa, del Sistema Endocannabinoide, una rete estremamente complessa di recettori espressi nelle cellule del sistema nervoso centrale e periferico (recettori CB1) e nel sistema immunitario, tratto gastro-enterico e in molti dei principali organi del corpo (CB2). Tali recettori reagiscono agli stimoli esterni attivando diverse cascate di risposta fisiologica, mirate fondamentalmente al controllo dell’infiammazione, della proliferazione cellulare e il mantenimento dell’omeostasi, coinvolgendo numerose funzioni vitali, tra cui sonno, appetito, reazione dolorosa, memoria, umore e riproduzione, garantendo il funzionamento coordinato dei vari sistemi.
La scoperta del sistema endocannabinoide svelò la base biologica degli effetti terapeutici dei cannabinoidi vegetali, risvegliando un rinnovato interesse per la cannabis come medicinale. Le azioni principali, quella antiossidante e anti-infiammatoria, ricoprono un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso, svolgendo una funzione neuroprotettiva e determinando effetto antispastico, ipotensivo, analgesico e antiossidante. Elevato soprattutto il potere analgesico poiché proprio il CBD impedirebbe all’organismo di assorbire l’anandamide, composto associato alla ricezione del dolore. Questo permette l’applicazione in diverse patologie caratterizzate da dolore cronico, quali sclerosi multipla, fibromialgia, dolore neoplastico, emicrania severa, patologie reumatologiche, nonché al controllo di forme epilettiche, specie nelle forme infantili farmaco-resistenti.
Pertanto, la principale applicazione del cannabidiolo è legata al suo effetto analgesico e anticonvulsivante. Inoltre, il cannabidiolo sembrerebbe svolgere un controllo sullo sviluppo di tumori, grazie ad una spiccata azione pro apoptotica e antiproliferativa. Secondo uno studio pubblicato dal British Journal of Pharmacology, stimolerebbe agenti di anti-angiogenesi, inibendo l’apporto sanguigno necessario per la crescita tumorale.
Ad oggi la Cannabis ricopre un ruolo di rilievo anche nel trattamento dei disturbi legati alla sfera affettiva. La ricerca mostra infatti come il CBD riesca a caratterizzare una spiccata azione antipsicotica e ansiolitica, trovando impiego nel disturbo d’ansia generalizzato, alcune forme di disturbo ossessivo compulsivo, nonché nei disturbi da stress post-traumatico. A bassi dosaggi sono stati registrati effetti anche su quadri depressivi. Da non dimenticare gli effetti benefici quale antinausea e antiemetico, specie nei pazienti colpiti da disturbi della sfera alimentare (anoressia nervosa) e inappetenza legata a patologie quali AIDS, HIV, cachessia neoplastica.
E’ un approccio valido anche per il controllo della pressione intra-oculare, ad esempio in casi di uveite. Numerosi studi avrebbero inoltre dimostrato un effetto ipoglicemizzante. Rilevante l’azione sul ciclo sonno-veglia, con dati di miglioramento nel sonno anche in patologie quali la Malattia di Parkinson. Nell’ambito dei sintomi correlati alla Sclerosi Multipla, le applicazioni dei cannabinoidi sono molteplici: riduzione della spasticità, miglioramento dell’incontinenza urinaria, del sonno, oltre ovviamente al già citato controllo del dolore neuropatico.
Le conoscenze ed i protocolli sono in costante aumento e definiranno a breve l’enorme campo di applicazione della Cannabis in ambito terapeutico.