Negli Stati Uniti, nella giornata di venerdì, c’è stato un passo non decisivo, ma certamente significativo: la Camera ha approvato il MORE Act, la legge per la legalizzazione della marijuana. Adesso la palla passa al Senato dove, con tutta probabilità, ci saranno più difficoltà. Solo dopo questo secondo passaggio la legge finirà nelle mani del presidente Joe Biden per essere firmata.
La svolta di venerdì
Quello di venerdì scorso non è certo il primo tentativo di legalizzazione della marijuana a livello federale negli Stati Uniti. Un passo che potrebbe far dire a qualcuno che si tratta di iniziative velleitarie, ma che invece noi preferiamo registrare come l’ennesimo step in avanti di un Paese in cui molti dei muri ideologici contro la cannabis sono ormai caduti.
Nel paese, infatti, sono 18 gli stati in cui è legale l’utilizzo a scopo ricreativo e 37 in cui è possibile assumere cannabis per scopi terapeutici. Quello che manca, come noto a tutti, è una legislazione univoca a livello nazionale. Un dato che paragonato al Medioevo politico e culturale a cui siamo costretti ad assistere in Italia, ci fa comunque impallidire.
Detto questo, però, l’assenza di una norma uniforme sul piano federale preclude ancora molti investimenti alle industrie del mondo della cannabis.
La legge, chiamata MORE Act (Marijuana Opportunity Reinvestement and Expungement), ha l’obiettivo di rimuovere la cannabis dall’elenco delle Controlled Substances Act (Schedule 1 Substance). Le sostanze presenti in questa lista (tra le altre LSD ed eroina) sono consideraste droghe a tutti gli effetti e potenzialmente non utilizzabili a scopo medico. Un paradosso, se pensiamo alla diffusione della cannabis legale negli Stati Uniti.
Il MORE Act si pone come obiettivo la legalizzazione completa della sostanza, con una tassazione nazionale pari al 5%. I ricavati sarebbero utilizzati nell’orientamento al lavoro dei giovani, centri di recupero per tossicodipendenti e aiuti per le aziende in difficoltà che vogliano reinserirsi nel mondo dell’industria della marijuana.
La legge è passata con 220 voti favorevoli contro i 204 contrari e dovrà essere ridiscussa in Senato prima della firma del presidente Biden. In favore della legislazione è intervenuto il democratico Steny Hoyer, capogruppo alla camera.
“I crimini collegabili all’utilizzo della marijuana influenzano molto le persone afroamericane e le loro traiettorie di vita. Mi dispiace che a molti del Congresso non interessino questo tipo di questioni sociali”.
La risposta dei repubblicani, invece, arriva da Bob Good. E pur senza raggiungere i livelli di arretratezza di un Gasparri, denota una certa difficoltà di parte del Congresso americano ad allinearsi con quelle che sono le aspettative del Paese (quasi il 70% dei cittadini americani si è dichiarato favorevole alla legalizzazione della cannabis).
“La priorità del Congresso non può essere la legalizzazione di una sostanza che altera l’umore e crea dipendenza. Siamo in un periodo in cui nella nazione aumentano le dipendenze, la depressione e i suicidi”.
Se vuoi restare sempre aggiornato su tutto ciò che gravita intorno al mondo della canapa, seguici sulla nostra pagina Facebook e sul nostro profilo Instagram o iscriviti a Green Friday, la newsletter settimanale di BeLeaf Magazine. È tutto gratis e… ne vale la pena!