Vista la totale assenza di risposte dal Ministero della Salute sullo studio di fattibilità presentato al tavolo tecnico ministeriale Istituto dal sottosegretario Andrea Costa per l’apertura alle importazioni di cannabis medica da altro paese europeo, il comitato Pazienti Cannabis Medica ha scritto al Direttore Annalisa Rocchietti March, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) Direzione Agroalimentare, Farmaceutico e Trasporti. Di seguito la lettere che pubblichiamo integralmente
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Gentile Direttore Rocchietti March,
Le scrivo in qualità di Presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica per richiamare
l’attenzione sul tema della carenza di cannabis terapeutica nel nostro Paese, che diventa giorno dopo giorno, mese dopo mese, sempre più grave e sempre più inascoltato.
La nostra associazione interloquisce da ormai un anno con il Ministero della Salute, tramite
il Tavolo di lavoro istituito dal Sottosegretario alla Salute Costa, per fronteggiare il problema. Questo lo facciamo, come Lei comprenderà, non per qualche interesse di tipo economico o pubblicitario, ma perché siamo pazienti che da anni – con una situazione che si è aggravata particolarmente dall’inizio della pandemia e che oggi permane – incontrano continue difficoltà nel reperire i medicinali galenici necessari per curare alcune patologie.
Come Lei sa, la cannabis terapeutica è un medicinale a tutti gli effetti e viene prescritto dai
medici per determinate patologie, che devono essere ampliate e aggiornate. Ad oggi, in Italia si stima che siano oltre 50.000 i pazienti che potrebbero ricorrere a tali medicinali, con un conseguente fabbisogno annuo stimato di 10 tonnellate circa. Eppure nel nostro Paese si registra ormai da anni una carenza sistematica di materia prima, con una disponibilità effettiva di circa 850kg (a fronte delle dieci tonnellate necessarie!). Questo è dovuto al fatto che, da una parte, l’unico soggetto autorizzato nel nostro Paese a produrre cannabis terapeutica è lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze – con una produzione annua di circa 200-250 kg di prodotto – dall’altra parte, l’importazione è consentita solo dall’Olanda, in quantità insufficienti, seppur il prodotto sia disponibile in altri Paesi europei e anche di qualità migliore e una maggiore varietà terapeutica.
Nonostante i buoni propositi e le dichiarazioni del Ministero, è ora di un decreto d’urgenza. Esattamente da oltre un anno di interlocuzioni improduttive, non si è ancora tenuto un aumento significativo della quantità del mercato italiano stimata dal ministero. Nessuna risposta anche solo alla semplice richiesta di maggiori quantitativi di prodotto da rendere immediatamente disponibili. L’unica cosa che è stata fatta è stata l’indizione, da parte del Ministero della Difesa, di un bando – per quantitativi assolutamente irrisori (circa 100 kg) – per la fornitura di cannabis terapeutica allo Stabilimento di Firenze. Tra l’altro, il bando è stato vinto dall’azienda danese Little Green Pharma, a riprova del fatto che non esiste solo il prodotto olandese e che non vi è alcuna ragione di salute pubblica da giustificare questo unico canale di approvvigionamento diretto.
Anche sul fronte della produzione nazionale, ci si è limitati ad avviare una manifestazione
di interesse – la cui conclusione è stata prorogata al prossimo 29 luglio – per la selezione di operatori economici da invitare alla procedura ristretta per l’affidamento del servizio di coltivazione di piante di cannabis da conferire allo Stabilimento di Firenze. sarebbe disponibile prima di almeno tre o quattro anni.
Ci rivolgiamo quindi all’Autorità Garante della Concorrenza in quanto è ormai diventata indifferibile la necessità di trovare una soluzione al problema della carenza di cannabis terapeutica in Italia, non nel lungo periodo, ma subito. Noi pazienti abbiamo il bisogno e il diritto – tra l’altro sancito dalla Costituzione – di poterci curare. La situazione è insostenibile, e si trascina da troppi anni.
Eppure, e lo abbiamo ripetuto più volte nell’ambito dei lavori del Tavolo del Ministero, la
soluzione per fronteggiare il problema è di semplice ed immediata soluzione: l’apertura alle importazioni da altri Paesi europei. I prodotti presenti negli altri mercati europei sono registrati e certificati secondo i criteri EuGMP e regolarmente utilizzati in molti paesi europei.
L’apertura alle importazioni, tra l’altro, consentirebbe di offrire una più vasta gamma di infiorescenze, permettendo al paziente – previa prescrizione del medico curante – di poter disporre della varietà più efficace per la propria patologia. Esattamente come avviene per tutti gli altri farmaci. Solo in questo modo, si garantirebbe una reale continuità terapeutica. Tra l’altro, più volte i pazienti hanno dichiarato di preferire altri prodotti rispetto a quelli olandesi.
Tuttavia, nel corso dei lavori del Tavolo, è emersa una chiara e immotivata mancanza di
Volontà, da parte del responsabile dell’Ufficio Stupefacenti del Ministero della Salute, ad autorizzare gli importatori italiani ad importare cannabis terapeutica da atri Paesi europei che non siano l’Olanda. Questo vincolo posto all’importazione è del tutto illegittimo e in manifesta violazione della libera circolazione delle merci e dei servizi.
Non riusciamo proprio a comprendere quali siano le reali ragioni per cui il Ministero della Salute impedisca a noi pazienti di poter avere accesso ai medicinali necessari per curarci. Il comportamento delle Istituzioni è allineato diversamente rispetto alle intenzioni dichiarate al tavolo: vi è una produzione nazionale insufficiente; sono stati posti vincoli alle importazioni e, inoltre, vengono indette gare sporadiche per quantità irrisorie. Così non si tutela la salute pubblica, così si impedisce ai pazienti di curarsi. Tutto questo in contrasto con le intenzioni dimostrate a parole, tradite dai fatti.
Durante i lavori del Tavolo, abbiamo appreso che l’Autorità si è già occupata del tema della
carenza della cannabis terapeutica e che il Ministero avrebbe assicurato all’Antitrust che sarebbero state adottate misure per modificare il sistema di approvvigionamento e di importazione al fine di garantire un maggiore quantitativo di prodotto. Mi preme informarvi che nulla di ciò è successo.
Ad oggi, non vi sono risultati concreti in tal senso e i pazienti – non esagero a dire, disperati
– non sanno più a chi rivolgersi per avere risposte su un tema che determina la qualità della loro vita.
Poiché questa situazione, che dura ormai da troppi anni, è legata ad un assetto normativo
che tutti gli esperti ci dicono essere in manifesta violazione della normativa europea, Le chiedo, a nome dei pazienti che rappresento e di tutti i pazienti che soffrono a causa della carenza di cannabis terapeutica, un incontro urgente sul tema. Riteniamo infatti che un vostro intervento si renda necessario ed urgente per chiarire che non possa esistere un vincolo all’importazione di medicinali certificati secondo le normative europee.
Con l’auspicio di incontrarLa al più presto, sarà nostra cura contattare la Sua Segreteria per
verificare la Sua disponibilità.
Presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica