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Casalone, che passione! Il ricordo di un grande attivista

La prima volta che ho sentito parlare di Franco Casalone è stato nel 1999, in quegli anni ero immerso nell’antiproibizionismo, nell’ambiente si vociferava di un GrowShop (una parola molto esotica a quei tempi) aperto a Torino, un negozio dove dei coraggiosi attraverso un’associazione vendevano lampade e fertilizzanti per la coltivazione indoor, e tra i nomi che giravano c’era quello di Franco Casalone. Solo successivamente capii che Franco era l’autore del libro sulla coltivazione indoor delle fotocopie sulle quali studiavamo la coltivazione indoor, le copie erano quasi irriconoscibili per la perdita di definizione ad ogni fotocopia della fotocopia e chiaramente non c’era la copertina.

A quei tempi lavoravo come sistemista informatico, ero abbastanza informato grazie a internet, che non era ancora per tutti ma esisteva. Nel 2001 ho scoperto tramite la rete l’esistenza di altri negozi come quello di Torino, tutti al nord. Dal momento che ho appreso la notizia a quando aprii il primo Grow Shop a Roma passarono pochi mesi.

Da lì a pochi anni Roma divenne la capitale del mercato della coltivazione indoor, anche nelle città del nord si cominciava ad aprire un bel numero di negozi. Parliamo di un numero davvero limitato se pensiamo ad oggi. Saranno stati circa 100 nel 2005, eravamo giovani, pochi ma molto decisi, sicuri che da lì a poco avremmo ottenuto una piena legalizzazione. La prima t-shirt del mio growshop sfoggiava la scritta: “Prohibition, the end is coming”.

A modo nostro eravamo uniti, ci incontravamo nelle fiere all’estero e capitavano anche delle belle cene tutti insieme in occasione di questi eventi, quante volte in quelle occasioni sognavamo una fiera in Italia.

Il personaggio italiano indiscutibilmente più popolare in Italia era Franco Casalone, insieme a lui tra i più attivi c’era Fabrizio Cinquini un medico toscano, che attraverso amicizie nel mondo dei growshop decise di organizzare la prima fiera della canapa in Italia, correva l’anno 2005. Il luogo prescelto fu Pescia, nel mercato dei fiori. Bisogna che lo sappiate, fu un fallimento. La manifestazione fu un fiasco talmente clamoroso che la considerammo come una bella e costosa gita fuoriporta. La partecipazione del pubblico era inferiore rispetto al numero degli stand presenti, eppure eravamo tutti felici.

Nonostante il flop credo che tutti i partecipanti conservino un ricordo romantico di quell’evento che in qualche modo ha realizzato la consapevolezza che stavamo per costruire qualcosa di grande, ognuno con le sue forze e tutti insieme saremmo arrivati a farci notare.

Una delle esperienze più belle di quei due giorni è sicuramente la sera a cena in un casale nelle campagne toscane che avevamo affittato come alloggio. Eravamo circa 10 pionieri da tutta Italia e i personaggi più in vista di quel periodo (se non ricordo male passò a trovarci anche Shantibaba). Quella sera incontrai per la prima volta Franco Casalone, che con i suoi libri aveva insegnato a tutti noi i rudimenti della coltivazione indoor, per molti un maestro in quel momento e in quel luogo. Cenammo con la ricetta che definimmo “la carbonara del growers”, una carbonara in versione vegetariana.

A quei tempi Casalone era un mito per molti di noi e aveva ancora la sua casa in India dove viveva circa sei mesi l’anno, viveva diviso tra i due paesi. 

Praticamente il sogno di un’intera generazione, passare 6 mesi in India ad occuparsi di coltivazione di Cannabis e il resto a casa a godersi i frutti del tuo lavoro. Quella sera ci stupì con il suo Chillum ripieno di prelibatezze mai provate prima e soprattutto ci intrattenne tutta la notte con le sue storie incredibili fatte di contadini indiani, di tradizioni, di tecniche di estrazione, di genetiche e di coltivazione. Una passione contagiosa, una competenza in materia che non avevo mai incontrato fino allora.

Quel giorno assaggiai il fumo migliore che avevo mai provato, e si ripetè quasi in ogni occasione quando ci incontravamo nelle fiere e negli eventi. E sempre e nonostante il mio ostracismo per il Chillum (in verità per il tabacco con il quale si fuma). Quante occhiatacce quando mi passava il cilotto e io rifiutavo o facevo un tiro poco corposo per non rifiutare.

Anni dopo dovette vivere l’enorme tristezza di vedere scomparire il villaggio e i luoghi ai quali era legato, i politici avevano deciso di costruire una diga e cancellare un intera valle con tutti i villaggi, e tra questi c’era il suo. Quando mi parlava di questo episodio era davvero triste, posso dire che da allora la sua luce si fece un pochino meno luminosa, come diceva Franco “qualcosa di me se ne è andato insieme a quei luoghi scomparsi”.

Tornammo dall’esperienza di Pescia segnati in positivo nonostante il fallimento di pubblico, anche grazie alla presenza di Franco che ci fece sentire “importanti” per una sera. L’anno successivo la fiera si trasferì a Bologna e fu un successo per quei tempi. E’ anche grazie a quell’esperienza, a Franco Casalone e a Fabrizio Cinquini che oggi esistono fiere come Canapa Mundi con numeri di partecipanti e metri quadri, molto vicini ai più longevi eventi europei.

E qui veniamo all’ultima volta che ho incontrato Franco Casalone.

Alla fine di Canapa Mundi 2023 Franco non era per niente contento di come l’evento fosse stato “disturbato” dai controlli invasivi delle forze dell’ordine, devo dire era davvero furioso. Talmente furioso che nel parlare della comunicazione che si sarebbe dovuta fare nei giorni successivi discutemmo, animatamente ma sempre con garbo e rispetto reciproco. Se non fosse stato Franco sarei rimasto con questo ricordo “negativo” per tutta la vita, invece prima di lasciarci mi è venuto incontro e mi ha regalato un paio di abbracci e un saluto caloroso. Ecco in quell’abbraccio dopo una discussione animata riconosco lui e il suo modo di essere: passionale, rispettoso e sempre concentrato sulla sua passione più grande, la Canapa.

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