Massimo Burgio, artista poliedrico e instancabile, ci racconta la sua arte
Cinquanta layers di canapa tessile, ciascuno colorato con uno dei colori individuati tra le varie “strain” di canapa e profumato dal terpene per un viaggio esperienziale attraverso tutti i nostri sensi… o quasi. Questo è “50 shades of green”, l’installazione dell’artista Massimo Burgio dal nome davvero evocativo. Abbiamo fatto una chiacchierata con l’artista, ecco cosa ci ha raccontato.
Ti abbiamo conosciuto a Canapa Mundi dove presentavi la tua opera di arte immersiva per la prima volta. Nei mesi successivi sei andato in giro per Fiere in tutta Italia, che tipo di accoglienza hai avuto?
In realtà non sono poi andato così tanto in giro, principalmente perché spostare e installare ‘50 Shades of Green’ richiede tempo e risorse, e molte delle fiere italiane non ne hanno voluto sapere di supportare il progetto pagandone il trasporto e mettendo a disposizione strumenti e persone per montare l’installazione. Quindi ho deciso di focalizzare la partecipazione di ‘50 Shades of Green’ solo alle principali fiere di settore. Dopo Canapa Mundi, di fatto, ho presentato l’installazione solo ad Indica Sativa Trade a Bologna, e lo scorso mese di nuovo a Roma per l’evento “urbano” di Canapa Mundi Lite. Il feedback del pubblico è sempre stato positivo e stimolante, perché l’esperienza con i terpeni (oltre a quella cromatica) è davvero di forte impatto, soprattutto olfattivo, e piace sempre a tutti.
A proposito di terpeni, come è stato lavorare con loro? In pochi li conoscono ma hanno grandi effetti…
Era da anni che avevo voglia di realizzare un progetto d’installazione d’arte che mettesse in gioco anche il senso dell’olfatto. In passato ho provato a progettare dei lavori, ma è stato solo l’anno scorso che, dopo aver avuto modo di testare i terpeni della cannabis, che ho avuto l’ispirazione per ‘50 Shades of Green’. I terpeni di cannabis non contengono né THC né CBD o altri cannabidoli, ma solo l’essenza, il profumo che la pianta produce – potremmo dire “il classico odore di marijuana”- ma in realtà il ventaglio di profumi e aromi è vastissimo, e cambia per ogni genetica di cannabis. Esistono terpeni fruttati, acidi, terrosi e via dicendo. Lavorare con i terpeni è come farsi un bagno di aromaterapia cannabica, e di fatto i terpeni si utilizzano principalmente appunto per l’aromaterapia. Ma anche nella cockeleria, nel food, in cosmetica, nei liquidi per sigarette elettroniche, e adesso anche per progetti artistici! I terpeni sono così concentrati (e cari) che in genere, in ogni loro applicazione, se ne usa una quantità molto ridotta. Io invece li spruzzo a profusione sui tessuti dell’installazione, e devo assolutamente ringraziare il mio partner tecnico Cali Terpenes di Barcellona, che ha appoggiato il progetto fin dalla sua nascita, e che mi continua a fornire tutti i terpeni necessari a continuare il tour espositivo. Senza il supporto di Cali Terpenes, non avrei potuto realizzare questa installazione.
Come ha reagito il pubblico alla tua arte sensoriale? Hai avuto riscontri positivi?
Sempre solo riscontri positivi. Tutti a naso all’insù, alcuni anche infilando il naso dentro le stoffe, o ci si avvolgono dentro. Mi piace vedere il pubblico passeggiare all’interno del tunnel, sniffando ad ogni passo le variazioni di odori prodotte dai miei percorsi olfattivi. In molti mi chiedono curiosi informazioni sui terpeni, così oltre alla fruizione artistica ‘50 Shades of Green’ diventa anche uno strumento educativo. E anche un selfie-spot. Con tutti quei colori sono poche le persone che resistono alla tentazione di fotografare e fotografarsi. E anche io fotografo il pubblico: mi piace realizzare gallerie fotografiche dedicate alle persone che hanno interagito con l’installazione, come “Happy people” fatta a Canapa Mundi o “Happy Noses” ad Indica Sativa Trade, una collezione di scatti tutti a persone con il naso ficcato dentro le stoffe, annusando terpeni (potete guardare le foto su www.burningmax.com n.d.r)
Adesso ’50 Shades of Green’ è pronto per superare i confini italiani, raccontaci i progetti futuri. Sono in arrivo grandi soddisfazioni…
Assolutamente si, ma prima di superare i confini italiani c’è un’altra fiera italiana importante alla quale mi piacerebbe partecipare, Canapa In Mostra a Napoli, il prossimo ottobre. Non ho ancora avuto la conferma della partecipazione, ma ci sto lavorando. Invece sono già confermate quelle che sarebbero le ultime due date del tour espositivo – e si, entrambe all’estero: CannaFest a Praga (novembre) e Spannabis Barcelona (marzo 2020). E nei giorni scorsi a Canapa Mundi Lite si vociferava di un’altra partecipazione a Canapa Mundi 2020, il prossimo mese di febbraio, prima di chiudere il tour con la fiera di settore più importante d’Europa, quella di Barcellona. Dopo la fine del tour espositivo, ‘50 Shades of Green’ non andrà “in cantina”. Per dare ancora vita e visibilità all’opera ho infatti deciso di donare l’installazione all’Hash, Marihuana & Hemp Museum di Amsterdam, che ha accettato di includerla nella loro collezione museale permanente – solo che, non avendo abbastanza spazio per ospitarla ad Amsterdam, il museo ospiterà l’installazione presso l’altra sede, quella di Barcellona.
Hai già in mente nuove idee per il futuro?
Sempre! Come artista sono abbastanza prolifico, e mentre va avanti la tournee espositiva di ‘50 Shades of Green’, ho già avviato un’altra mezza dozzina di progetti, che includono installazioni per eventi estivi della community del Burning Man, un’installazione permanente di land art a Napoli per la XV edizione del festival Land Art Campi Flegrei, e un progetto abbastanza consistente per RGB Light Festival, il prossimo novembre a Pigneto. Aggiungete la musica, che è sempre al centro delle mie attività, anche da DJ e producer, e un ultimo progetto – almeno per il momento – per un cortometraggio visionario che girerò quest’estate al Nowhere Festival, nel deserto del Monegros in Spagna. Uno dei miei motti nel mondo della creazione artistica è “neverfuckingstop”, e una cosa certamente si può dire: che non mi fermo.