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Trojan Records

Ciao ragazzacci,

benvenuti nella rubrica “London calling”! Un angolo ribelle e antagonista che vi immergerà nelle arterie calde e pulsanti della musica UK e non solo, e vi parlerà in modo schietto e diretto della connessione tra musica e sottoculture, filosofie e stili, abbigliamenti e droghe, amori e risse… E molto altro ancora. Rigorosamente senza censure o giri di parole!

 

In questo primo articolo parleremo della storia, l’evoluzione e la cultura di una delle etichette simbolo della musica “negra”, la TROJAN RECORDS.

L’etichetta nasce nel Regno Unito nel 1968 e permette il rapido sviluppo anche in Europa dei generi reggae, ska e rocksteady. Il suo logo è semplice e d’impatto, ovvero un elmo da battaglia dei guerrieri dell’antica Grecia stilizzato. Un logo ancora oggi utilizzato da tantissimi gruppi, crew e sottoculture giovanili di strada con ideali apertamente antirazzisti come gli ultras, le band musicali, i festival, le firme di abbigliamento o gli skinhead… Sì, sì, avete letto bene: skinhead. Al contrario di come molti credono, infatti, la sottocultura skinhead deve la sua nascita alla musica “negra” proprio tra il ’68 e il ’69. Proprio all’apice della ribellione giovanile e della rivoluzione culturale e sociale di quegli anni, infatti, grazie dall’incontro tra giovani Mods inglesi e Rude Boys giamaicani, nascono, in quel di Londra, gli skins.

Musica SkinHead Raggae

Lo stile Mod è una sottocultura, nata agli inizi degli anni ’50, di giovani figli del post-guerra che rinnegavano il tradizionalismo delle vecchie generazioni ascoltando musica afro-americana, come il soul, lo ska, il blues, il jazz e il blue beat, e che stravolsero uso e costumi girando in Vespa o Lambretta adornate con luci, decine di specchietti e adesivi, indossando parka e pantaloni sta-pres, polo e camicie con collo alla francese e una capigliatura con frangia estrema.

Lo stile Rude Boy è, invece, figlio della working class afro-americana emigrata in UK, e si trattava per lo più di giovani disoccupati in cerca di fortuna che facevano loro uno stile gangster con cappello pork-pie, scarpe lucide e giacca a tre bottoni; ragazzacci che sostenevano la tipica musica giamaicana ed erano spesso immischiati in giri loschi, spaccio di Marijuana e “furtarelli” per campare…

 

Ritrovandosi negli stessi locali e condividendo le stesse passioni musicali, dall’unione di questi due stili, nascevano prima l’hard-mod e poi lo skinhead original (o anche chiamati Trojan skins). Le fondamenta erano, all’inizio, l’amore venale per la musica giamaicana e, qualche anno dopo, anche per la musica punk e la musica Oi!, per i balli sfrenati e le serate nei pub tra una pinta, una rissa e una risata e quel senso di fratellanza tra ragazzi bianchi e neri uniti in una sottocultura sporcata dalla politica e dai mass media che tramutarono la parola skinhead in naziskin, intorno alla fine degli anni ’80, quando si vide la nascita di gruppi neonazisti come i boneheads e gli skin 88 che aggredivano solo per odio razziale persone di colore, soprattutto pakistani, nei ghetti di Londra. In contrapposizione a queste bande razziste nacquero diverse sigle di skins antirazzisti e apolitici tra cui la SHARP (SkinHead Against Racial Prejudice) resa popolare in Inghilterra soprattutto da Roddy Moreno cantante dalla Oi! band degli Oppressed. E proprio l’elmo troiano è il simbolo della SHARP, ispirato dall’etichetta Trojan Records, adottato come simbolo di fedeltà al vecchio stile apolitico e antirazzista.

“Nessuno skinhead veramente tale è razzista. Senza la cultura giamaicana gli skinhead non esisterebbero.

E’ stata la loro cultura mischiata a quella della working class britannica a fare dello skinhead ciò che è” (Roddy Moreno).

Musica Trojan Records

https://soundcloud.com/manlio-calafrocampano

Pubblicato originalmente in BeLeaf 0, dicembre 2016

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