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La pianta delle uova (perché non mangiate le uova?)

La pianta delle uova

Una delle classiche domande che spesso vengono poste ai vegan è: perché non mangiate le uova?
Anni fa discutendo di animali da reddito, mi venne l’ispirazione per scrivere un racconto dal titolo: “La pianta delle uova” (disponibile ora su ivegan.it). Non si tratta, come si potrebbe immaginare, di un racconto sulla Egg Plant, ovvero un’antica qualità di melanzana dai frutti bianchi simili a uova e chiamata appunto la pianta delle uova. È invece la storia di un pulcino nato femmina e che quindi viene selezionato per diventare una gallina ovaiola, una di quelle che fanno le uova in batteria e che passano i pochi anni della loro vita in una gabbia a beccare mangime per trasformarlo in uova.

La pianta delle uova - ivegan.it
La pianta delle uova – ivegan.it

“Trasformare mangime in uova è quello che so fare”, recitava la piccola gallina appena messa in produzione. Quel pulcino, felice di non essere finito nel “trita-pulcini”, avrebbe potuto vivere una vita al servizio dell’uomo e sarebbe stato utile alla società trasformando appunto il mangime in uova e l’investimento dell’allevatore in profitto. Così succede che per darsi un obiettivo, anche chi è sfruttato fino alla morte, sentendosi parte di un sistema allevia in qualche modo il suo status: finché sono necessario sarò trattato bene, ed è proprio questo il punto cardine della storia. Ogni sfruttato di qualsiasi genere, specie o razza, viene usato dal sistema finché è ritenuto utile al profitto, per poi essere abbandonato al proprio destino, o ucciso nel caso degli animali da reddito.

Per gli animali, vista la loro naturale debolezza di fronte all’uomo non c’è altro modo di vivere questo stato di sfruttamento. Non esiste ribellione, non esistono sindacati, non esiste nulla.

Per le galline ovaiole il destino è diventare, dopo una produzione forsennata, carne da macello. E il profitto viene sempre e comunque messo sopra ogni cosa.

Tutte le strade dell'allevamento portano al macello - ivegan
La pianta delle uova – ivegan.it

Quello che dobbiamo sempre considerare è che lì dove c’è un allevamento c’è sempre e comunque morte e macellazione. Questo perché non è possibile mantenere animali in vita se non sono produttivi: tale affermazione vale tanto per i grandi allevamenti intensivi quanto per quelli piccoli, a conduzione “familiare”, dove c’è il famoso contadino che di solito “le tratta tanto bene”.

Una gallina durante la sua vita è costretta a produrre uova altrimenti il mangime e le cure che riceve si tramutano in perdita finanziaria. Così dopo un breve periodo di produzione, che può andare da 1 anno e mezzo a circa 3 anni, gli animali vengono avviati al macello e alla vendita. Anche nel caso di allevamenti cosiddetti “biologici” il triste destino di questi animali è il medesimo. Possiamo affermare con certezza che “tutte le strade dell’allevamento portano al macello”.

In genere siamo portati a pensare che la produzione delle uova sia normale, naturale e dovuta, e invece è solo il frutto di una forzatura imposta da anni di selezioni. La femmina del pollo rosso della giungla (l’antenato selvatico della gallina) depone circa 20 uova l’anno. Per massimizzare la produzione gli uomini hanno cominciato a fare una selezione sulle galline. Negli anni ’40 l’industria avicola è riuscita a creare una gallina da 100 uova l’anno, ben lontana da quello che sono riusciti a fare oggi: 260 uova l’anno di media.

Siamo di fronte ad una quantità oltre di 10 volte più alta di quella del ciclo che la natura aveva previsto. Questo livello di produzione richiede una quantità di calcio altissima che esaurisce tutte le riserve naturali di una gallina, causando fratture ossee per l’inesorabile osteoporosi che si viene a creare, a cui si aggiungeranno molte altre patologie.

L’animale verrà condotto al macello, in ogni caso, quando la soglia di produzione si abbasserà ulteriormente.

Questi animali arrivano a fine ciclo produttivo spremuti, esausti e malati, e la morte che li aspetta sarà solo una grande liberazione. Non conosceranno mai le gioie della vita di cui ogni essere vivente ha diritto di godere.

Ogni animale allevato, qualsiasi sia il motivo o in qualsiasi condizione, è un animale che sarà ammazzato in un modo o nell’altro. Che sia cresciuto per produrre uova, latte o carne, la strada finale è sempre la stessa: il mattatoio.

Spezzare la catena produttiva degli allevamenti è un nostro preciso dovere, una volta compreso il valore della vita che ogni essere vivente, umano o no, porta intrinsecamente dal momento della sua nascita. Diventare vegani è l’unico modo, il più efficace ed immediato per farlo.

​Andrea Biello, iVegan.it​
Pubblicato originalmente in BeLeaf 1, gennaio 2017

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