Mandala è il nuovo album di David Lion, conosciuto fino a qualche tempo fa come Lion D, uscito il 2 maggio su tutte le piattaforme digitali.
David Lion, artista Italo – Nigeriano, non è di certo uno sconosciuto per chi segue la scena reggae italiana. Mandala è il suo sesto album e arriva dopo “The Burning Melody” (2009), “Reap What you Sow” (2011), “Natural Thing” (2012), “Bring Back the vibes” (2013) ed “Heartical Soul” (2015). Un vero professionista che non lascia nulla al caso e che nel corso degli anni ha mostrato tutte le sue evoluzioni stilistiche. La svolta arriva nel 2015 con “Heartical Soul”, album registrato e prodotto in Giamaica, con la produzione artistica di Alberto D’Ascola in arte Mr Puppa Alborosie. L’album è stato registrato tra gli Stati Uniti, la Giamaica e l’Italia. Mandala è frutto dell’esperienza e dell’ispirazione della Giamaica e sicuramente anche del tour intrapreso nel 2016 in California con Jah Sun. La prima novità di questo disco e in generale della produzione di David Lion, è il cambio di etichetta, da Bizzarri Records a Sugar Cane Records, etichetta californiana vicina a Jah Sun. David Lion segna il suo punto di svolta, dal nome al sound , passando per il cambio etichetta e terminando con l’uscita di questo bellissimo album, Mandala.
Breve cenno storico, cosa significa “Mandala”? Si tratta di un termine associato alla cultura induista e buddista, viene utilizzato per indicare diagrammi circolari formati da diverse figure geometriche che rappresentano simbolicamente l’universo. Il mandala rappresenta il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro; al termine del lavoro il mandala viene “distrutto” spazzando via la sabbia di cui è composto, per ricordare la caducità delle cose e la rinascita essendo la forza distruttrice, anche una forza che dà la vita.
Il disco inizia con uno skit e subito dopo, il primo brano è “Cast Away”, che poi è anche il primo singolo uscito come anteprima del disco, disponibile sul tubo anche il video in 4k. “Cast Away” un brano dalle sonorità particolarmente suggestive, sound affidato ai migliori musicisti sulla scena sia italiana che americana. Citiamo Ale Soresini alla batteria e Gianluca Pelosi al basso, fondatori degli Smoke e musicisti per svariate formazioni come Africa Unite, Nina Zilli, RN Tickets e Neffa.
Al primo ascolto già si intuisce cosa sta uscendo dalle casse: il viaggio è partito e promette bene. In successione la traccia numero 3 delle 12 che compongono il disco, si intitola “The Journey” e suona maledettamente reggae, liriche pulite, messaggi di speranza e suoni che ci accompagnano fino alla traccia numero 4, “Nah Complain” . L’artista sembra quasi voler dire: “Non Mi lamento, sono David Lion e la prossima traccia si chiama “Peaceful Warrior”. L’ho composta con Anthony B e spacca tutto”. “Super Chune”, da avere per forza in selezione, One “Drop secco”, giro di basso incalzante e due super singer ed ecco che arriva il primo ospite internazionale e anche il primo pull up per Mandala!
Dopo aver fatto conoscenza con le nuove sonorità, con la traccia numero 6 David Lion ci racconta un sogno. La canzone si chiama “Dreamer”, molto intima e speranzosa, magistralmente eseguita con Piero Dread alla chitarra e i violini di Mario Sehtl che ritroviamo anche nell’intro del disco. Alla traccia numero 7 troviamo “A plant for you”, con la partecipazione di Marco Evangelista “The Magista” alle tastiere. Fin qui potremmo dire che questo album contiene sicuramente del soul. Ha una chiave ascoltabile anche per non addetti ai lavori. Tutta la struttura, gli arrangiamenti e le liriche danno un respiro internazionale, questo disco rispetto a tanti altri suona davvero bene. Traccia 8 e 9 una bellissima chune “Bad Card” e uno skit con David Lion accompagnato al piano “Build a Door”. Alla posizione numero 10 troviamo “Lost In The Desert” con il featuring di Jah Sun e Raphael. Altra canzone che esprime a pieno il livello altissimo della produzione. Potreste sentirla tranquillamente per radio tra un brano di Stephen Marley ed uno di Ben Harper senza accorgervi che due dei tre artisti che state ascoltando sono italiani! Se l’intento del cambiamento era arrivare al livello successivo, uscire fuori dai confini europei e arrivare a più persone possibili piazzandosi in una fascia commercialmente diversa, David Lion con Mandala ha fatto centro. Chiudiamo con “Don’t Let Love Die” come undicesima traccia e per finire ecco a voi “Mandala”. Con questa ultima traccia che dà anche il nome al disco, chiudiamo il nostro viaggio in bellezza ascoltando uno dei pezzi meglio riusciti e che meglio esprime la versatilità di David Lion. Non possiamo che annoverare questo disco tra i migliori usciti finora. Per quanto riguarda la scena reggae internazionale si conferma un artista, un compositore ed interprete eccellente. Accompagnato da grandi professionisti non poteva che fare un grande prodotto. Ci auguriamo che nei prossimi lavori il livello sia lo stesso. Se vi abbiamo incuriosito almeno un po’ e desiderate approfondire, su Youtube e sui maggiori digital store è possibile il preascolto del nuovo disco di David Lion “Mandala”.
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Pubblicato originalmente in BeLeaf 4, luglio 2017