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Il carcere come una fabbrica

L’attività lavorativa, per le persone detenute, è tra gli elementi fondamentali del trattamento risocializzante. Dalla Costituzione alle leggi ordinarie, emerge questa indicazione: ”...al condannato...
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Detenuti in aumento, reati in calo? – Notizie dal carcere

Nell’ultimo semestre rilevato, ossia dal 31 ottobre del 2016 al 30 aprile 2017, la popolazione detenuta è cresciuta passando dalle 54.912 alle 56.436 presenze, con un incremento di 1.524 detenuti/e. Nel semestre precedente, dal 30 aprile al 31 ottobre del 2016, l’incremento era stato di 1.187 presenze. Se continua con questi livelli di crescita, in poco tempo si raggiungerà un livello di sovraffollamento preoccupante, come quello che aveva portato la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo a condannare l’Italia per trattamento inumano e degradante imposto alle persone detenute e aveva obbligato lo stato italiano a risarcire i detenuti che avevano fatto ricorso ( tutte le altre centinaia di detenuti/e che seguirono nei ricorsi) a pagare un risarcimento di 100.000 euro ciascuno per danni morali. Nella sua sentenza la Corte invitò l’Italia a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario. Il governo dichiarò lo stato di emergenza nazionale per il sovraffollamento penitenziario che aveva raggiunto il record negativo di 68.000 presenze e dovette varare una serie di interventi su numerosi fronti, soprattutto incrementando le misure alternative invece del carcere (arresti domiciliari, messa alla prova, affidamento ai servizi sociali, ecc.) che produssero una notevole diminuzione di detenuti/e, portando, nel 2015, le presenza a 52.000.

Molti pensavano che il trend di diminuzione della carcerazione proseguisse invece, passato il turbamento dovuto alla brutta figura internazionale di governanti e parlamentari, il numero delle persone detenute ha ripreso ad aumentare con intensità crescente. Eppure nello stesso periodo, i reati sono diminuiti sensibilmente: nel 1991 gli omicidi erano arrivati a 1.916, mentre nel 2016 sono stati 397. Dal 2014 al 2015 sono inoltre diminuiti tutti i reati che sono ritenuti di maggiore allarme: le violenze sessuali (-6,04%), le rapine (-10,62%), i furti (-6,97%), l’ usura (-7,41%), gli omicidi volontari (-15%).

Come mai questa stranezza? Ci dicono che la percezione che la gente ha della in-sicurezza non coincide con i dati della realtà. E allora da cosa dipende? Chi produce nella gente questa distorta percezione?

Alcuni analisti hanno constatato che all’avvicinarsi di ogni competizione elettorale, locale o nazionale, riparte la campagna sulla sicurezza che evita accuratamente di fondarsi su dati reali, ma al contrario si costruisce su una presunta “percezione” di insicurezza della popolazione che, a sua volta, fa aumentare l’atteggiamento repressivo dello stato nei confronti soprattutto di persone che vivono ai margini della società.

L’effetto di queste campagne lo vediamo nella composizione della popolazione detenuta: nell’anno trascorso sono aumentate le persone con condanne inferiori ai tre anni (dal 23,7% al 24,3%) e sono diminuite le persone con condanne superiore ai dieci (dal 28,9% al 28,6%).

Delle 56.436 presenze in carcere al 30 aprile 2017, ben 21.036 erano in attesa di giudizio, ossia non condannate. Questo alto numero delle carcerazioni preventive è il peggior record della giustizia italiana, maglia nera dello stato italiano in Europa, solo 35.400 sono detenuti/e con condanna definitiva. Di queste 35.400 persone: 647 sono condannati all’ergastolo, 465 devono ancora scontare una pena residua di oltre 20 anni, 2.225 hanno una pena residua compresa tra i 10 e i 20 anni, 5.122 fra i 5 e i 10 anni, 6.033 tra i 3 e i 5 anni, 5.179 scontano una pena residua compresa tra i 2 e i 3 anni, 6.780 tra 1 e 2 anni e infine 7.909 detenuti scontano una pena residua inferiore a un anno. Quindi, quasi ventimila persone (19.868) non dovrebbero stare in carcere, ma scontare la condanna residua in misura alternativa all’esterno, come stabiliscono le leggi esistenti per chi ha un residuo pena inferiore a tre anni (legge 21 febbraio 2014, n. 10).

Possiamo quindi concludere riportando una riflessione di chi se ne intende di questioni carcerarie: «Il numero dei detenuti ha molto poco a che fare con il crimine. Il numero dei detenuti è piuttosto causato dallo stato generale di fiducia all’interno della società e dall’equilibrio politico.» ( K. J. Làng – direttore del sistema carcerario in Finlandia).

Sulla crisi di fiducia e sul precario equilibrio politico dovremmo riflettere!
Fonti: i dati sono tratti dal sito DAP –Dipartimento Amministrazion Penitenziaria

Pubblicato originalmente in BeLeaf 4, luglio 2017

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