Curarsi in Italia con la cannabis è un diritto ma molto spesso i malati devono fare i conti con la scarsità delle risorse e sono costretti a coltivare piante di cannabis in casa per sopperire alla mancanza dello stato, rischiando di essere denunciati.
Il sindacato Asacc, Associazione Sindacale Autonoma Coltivatori, Lavoratori e Lavorazioni Canapa, ha annunciato che tutelerà gratuitamente, dal punto di vista legale, tutti coloro che, con regolare prescrizione medica che indichi una cura a base di cannabis terapeutica, non riuscendo a trovare i medicinali in farmacia, decidano di coltivare piante di cannabis a casa ed incappino in denunce o procedimenti penali.
“Ci sentiamo di non abbandonare le persone difficoltà. Chi, in tutta Italia, non trovando la materia prima nelle farmacie ospedaliere o private opti per l’autocoltivazione, anziché rivolgersi al mercato illegale, avrà a disposizione gratuitamente i nostri legali in caso di procedimento penale a carico”, spiega Lorenzo Cancogni, presidente di Asacc.
L’iniziativa parte proprio da Firenze, luogo simbolo dove ha sede l’unico ente autorizzato a produrre ‘cannabis di Stato’, l’Istituto Farmaceutico Militare di via Reginaldo Giuliani. Dalle serre dell’Istituto nel 2018 usciranno complessivamente circa 150 chili di cannabis terapeutica: troppo pochi e già l Regione Toscana si era impegnata per chiedere che potessero aprire altre serre per soddisfare il fabbisogno di tutti i malati.
Una proposta raccolta da Giacomo Bugliani (Pd) che sul tema ha annunciato una mozione in Consiglio regionale. “Un atto di indirizzo politico – ha spiegato il consigliere – affinché il presidente della Regione possa far sentire la sua voce presso il Governo e si vada a un incremento della produzione”. “In Toscana – ha aggiunto – si concentra la produzione italiana ma, come ha chiarito anche il presidente Rossi, questa non basta. Ma è indispensabile che la produzione avvenga in Italia: avere la possibilità di investire in questo settore e non farlo – ha concluso -, magari per acquistare la cannabis all’estero, non è una soluzione che le istituzioni di questo paese possono accettare”.