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Il paradosso di New York su cannabis e CBD negli alimenti

Mentre in America (e anche a New York) si diffonde sempre più la voglia di legalizzare la cannabis, mentre lo stesso Trump ha approvato una legge che regolarizza la coltivazione di canapa industriale, c’è un problema riguardante gli alimenti a base di CBD. Dove? Proprio nella Grande Mela.

E così, secondo il giornale Eater New York, sono già cinque i locali che sono stati oggetto di sequestri da parte degli ispettori del Dipartimento della Salute del Comune. Al centro dell’attenzione ci sono gli alimenti contenenti cannabidiolo (CBD). Il motivo? Non esiste la certezza che il principio attivo sia innocuo per la salute. Un paradosso, perché lo stesso CBD non è illegale in America e può essere venduto singolarmente.

Eppure le regole della Food and Drug Administration sono categoriche: “I ristoranti di New York City non sono autorizzati ad aggiungere nulla al cibo o alle bevande che non sono approvati come sicuri da mangiare”, dice una dichiarazione di un portavoce del Dipartimento della Salute. “Il Dipartimento si assume seriamente la responsabilità di proteggere la salute dei newyorkesi. Finché il cannabidiolo (CBD) non è considerato sicuro come additivo alimentare, il Dipartimento ordina ai ristoranti di non offrire prodotti contenenti CBD“.

Il provvedimento avrà delle conseguenze per i distributori e anche per i produttori. Sempre più ristoranti, alimentari, bar e caffè avevano cominciato a vendere questi prodotti, complice anche la grande popolarità della cannabis oltre oceano. Stiamo infatti assistendo ad un boom di popolarità. Non è un segreto che la moda – supportata da ricerche e studi – ha portato a rivalutare negli ultimi anni la cannabis nelle nostra società, scrive Eater New York, e il fiorire di imprese legate a questo business si sono moltiplicate. Questo passo indietro sembra davvero un fulmine a ciel sereno.

Eater New York non usa mezze misure e definisce il provvedimento un embargo, simile a quello dell’anno scorso sul carbone attivo, un altro prodotto legale che il Dipartimento riteneva non sicuro mettere nei cibi.

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