L’accordo dell’ente pubblico con la Forestale potrà essere d’esempio per il resto del territorio nazionale
- Articolo a cura di Alfonso Gallo, responsabile settore canapa e cannabinoidi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno
È ancora forte il retaggio culturale della nostra società che confonde una produzione del tutto legale di canapa con prodotti destinati a diventare sostanze stupefacenti. Questa confusione deriva soprattutto dalla non completa conoscenza sulla materia e si ripresenta spesso anche durante i controlli delle coltivazioni di canapa.
Ad oggi assistiamo a situazioni diverse sul territorio nazionale, dove le aziende subiscono controlli da autorità differenti e con differenti approcci giuridici e tecnici. C’è chi si è visto arrivare in azienda finanza e polizia, che agivano secondo il DPR 309/90 non prendendo in considerazione la legittimità della coltivazione. Controlli sommari che causano notevoli disagi alle aziende, ma allo stesso tempo comportano uno spreco di risorse pubbliche per attività di controllo del tutto inadeguate.
Per questo, al fine di dare chiarezza e fornire il migliore supporto agli organi preposti, l’Istituto Zooproflattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) ha sottoscritto nel mese di luglio un protocollo d’intesa con la Compagnia Carabinieri Forestale Regione Campania. L’obiettivo è quello di potenziare le conoscenze e la formazione, dando al contempo supporto operativo durante le attività di controllo sulla cannabis.
Il protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto prevede come prima cosa dei corsi di formazione presso i diversi Comandi Provinciali della Compagnia Carabinieri Forestali Regione Campania, che sono stati già svolti dal personale dell’IZSM e che hanno avuto l’obiettivo di mettere a conoscenza le forze dell’ordine di alcuni aspetti: fornire le informazioni fondamentali sulla canapa e le diverse filiere ad essa connesse, dalla botanica e fisiologia della pianta, dalle tecniche di coltivazione ai prodotti realizzabili, dalle normative comunitarie e a quelle nazionali di riferimento. Tali incontri hanno avuto una grande partecipazione vista la complessità dell’argomento trattato e la confusione generalizzata che esiste sul tema.
Ad oggi stiamo dando supporto operativo ai Carabinieri Forestali sui controlli in campo, avendo come obbiettivo principale quello di trattare la canapa per quello che è, ovvero una pianta agricola.
E così nel solo mese di settembre abbiamo supportato le autorità in circa 50 campionamenti durante le varie fasi, verificando la documentazione amministrativa ed eseguendo i campionamenti in campo. Proprio quest’ultimo punto pone infatti un’attenzione particolare. Il regolamento Comunitario 1155/2017 (Allegato I), definisce la procedura di campionamento, ma il punto è che, essendo una norma comunitaria, non rispecchia a pieno le varie situazioni che si trovano nel territorio nazionale. Un gap che non è certo colmato dalla normativa nazionale di riferimento. Possiamo infatti avere coltivazioni con estensioni e finalità produttive differenti, per esempio coltivazioni per granella, per produzioni di infiorescenze, per biomassa ai fini estrattivi, piante ornamentali, coltivazioni mono-varietali di diversi ettari, coltivazioni di più varietà su piccole estensioni.
Inoltre, l’aspetto più importante, soprattutto per la produzione di infiorescenze, è l’omogeneità campionaria e del contraddittorio. Sappiamo bene che ogni singola pianta di una coltivazione può esprimere determinati valori di cannabinoidi e il controllo va eseguito prelevando le porzioni apicali di un numero preciso di piante, ma la cosa più importante è quello di consegnare nelle mani del coltivatore un campione che sia lo stesso di quello utilizzato per le analisi di controllo da parte della autorità.
Durante i nostri campionamenti abbiamo quindi coinvolto anche l’azienda nella fase di campionamento, considerandolo come parte attiva e non come uno spettatore passivo, spiegando passo passo tutte le procedure. Il campione in contraddittorio per essere lo stesso di quello delle autorità deve derivare dalle stesse apicali delle stesse piante. Inoltre risulta di fondamentale importanza rendere edotti i coltivatori sulle corrette modalità di conservazione del campione in contraddittorio. Sappiamo bene che la canapa, una volta recisa, è una pianta che va subito incontro a fenomeni fermentativi se non correttamente gestita e conservata, tant’è che nel momento del rilascio del campione in contraddittorio diamo informazioni su come deve essere gestito quel campione, che in caso contrario non sarebbe più idoneo per l’esecuzione analitica, annullando di conseguenza la possibilità dell’azienda di procedere con le proprie analisi.
Ad oggi le norme sono ancora lacunose su molti aspetti, e questo comporta una difficoltà oggettiva allo sviluppo completo della filiera, creando al contempo difficoltà agli organi preposti ai controlli, che molte volte agiscono secondo norme differenti, creando ulteriori disagi alle quelle aziende.
Queste attività vanno quindi messe in campo nella Regione Campania: hanno come obiettivo quello di diffondere consapevolezza sulla canapa, migliorare le procedure di controllo e creare quel clima di “serenità” di cui c’è bisogno. D’altra parte stiamo parlando semplicemente di una pianta che appartiene alla nostra storia e alla nostra economia.
Dott. Alfonso Gallo
Responsabile settore canapa e cannabinoidi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno
L’istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno è un ente pubblico che da anni lavora sul settore canapicolo italiano. La mission dell’Ente è garantire la sanità pubblica ma al contempo essere un punto di rifermento per il mondo produttivo e per gli organi preposti ai controlli. Il nostro ruolo ci porta a vedere, in linea generale che c’è ancora poca competenza nel settore sia da parte delle aziende del settore sia dalle autorità deputate ai controlli (con le dovute eccezioni).
Le norme
Il settore canapicolo, come noto, è normato da Regolamenti Comunitari e dalla Legge 242/16. Una legge che non prevede l’obbligo di comunicazione di coltivazione da parte dei coltivatori, pertanto ci si trova di fronte ad aziende che eseguono la comunicazione e altre invece no. Questo comporta una sottostima della reale estensione delle coltivazioni in Italia, gli ettari coltivati, le varietà, le finalità produttive, il numero di aziende nel settore.
Inoltre, la Legge 242/16 prevede che siano i Carabinieri Forestali, le autorità incaricate ad eseguire controlli inerenti la liceità di coltivazione e il relativo contenuto di THC. La legge prevede che nelle fasi di campionamento sia presente il titolare dell’azienda o un suo delegato al quale rilasciare un campione in contraddittorio al fine che lo stesso possa farlo analizzare presso il proprio laboratorio di riferimento , in virtù del diritto alla difesa. Infine stesso la Legge 242/16 rimanda alle norme comunitarie sul periodo e sulle modalità di campionamento.
Il settore canapicolo, come noto, è normato da Regolamenti Comunitari e dalla Legge 242/16. Una legge che non prevede l’obbligo di comunicazione di coltivazione da parte dei coltivatori, pertanto ci si trova di fronte ad aziende che eseguono la comunicazione e altre invece no. Questo comporta una sottostima della reale estensione delle coltivazioni in Italia, gli ettari coltivati, le varietà, le finalità produttive, il numero di aziende nel settore.
Inoltre, la Legge 242/16 prevede che siano i Carabinieri Forestali, le autorità incaricate ad eseguire controlli inerenti la liceità di coltivazione e il relativo contenuto di THC. La legge prevede che nelle fasi di campionamento sia presente il titolare dell’azienda o un suo delegato al quale rilasciare un campione in contraddittorio al fine che lo stesso possa farlo analizzare presso il proprio laboratorio di riferimento , in virtù del diritto alla difesa. Infine stesso la Legge 242/16 rimanda alle norme comunitarie sul periodo e sulle modalità di campionamento.