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La politica non deve più essere ostaggio del proibizionismo

È la quarta volta che i giudici intervengono in sostituzione della politica per adeguare la legge italiana sulle droghe al dettato costituzionale e al buon senso giuridico. Per tre volte la Corte Costituzionale ha prima dichiarato illegittima la Fini-Giovanardi, poi cassato all’art 75 bis sulle sanzioni amministrative ed infine adeguata la pena per le sostanze cosiddette pesanti ad un minimo principio di proporzionalità della pena.

Ora è la Cassazione che fa suo un principio già diffuso in molte Corti italiane, ovvero che sia insensato colpire come uno spacciatore chi coltiva poche piante di cannabis per il proprio uso personale. Con l’assurdo di colpire pesantemente chi si coltiva la propria pianta in casa proprio per non foraggiare le narcomafie.

La politica continua ad essere la grande assente, ancora oggi ostaggio dell’ideologia proibizionista. Ne sono dimostrazione le risposte troppo timide di molti rispetto all’ultima, quasi irreale, crociata contro la cannabis light dell’ex Ministro della Paura Salvini. Una guerra, senza quartiere e tutta ideologica, contro la canapa senza effetti psicoattivi. Oppure la proposta della Ministra Lamorgese per “tenere in carcere gli spacciatori”.

Come se 30 anni di pesante proibizionismo in Italia, quasi 60 nel mondo, non abbiano riempito già abbastanza le carceri di spacciatori (sono il 35% dei detenuti, più del doppio della media mondiale) e persone che usano sostanze (28%). Senza contare 1,3 milioni di italiani passati dal 1990 per la gogna delle segnalazioni al Prefetto (quasi un milione per cannabis). Nel mentre il mercato illegale delle droghe è più libero, florido e variegato che mai, come documenta la stessa ONU.

È il momento del coraggio: bisogna affrontare di petto il fallimento delle politiche proibizioniste a livello nazionale ed internazionale, a partire dalla sostanza più diffusa e normalizzata fra quelle nelle tabelle delle convenzioni internazionali. Al pari di paesi come Uruguay, Canada ed 11 stati USA è il tempo di aprire anche in Italia alla regolamentazione legale della cannabis.

Leonardo Fiorentini è il direttore di Fuoriluogo

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