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Cannabis, la sfida delle prossime europee e il ritardo tutto italiano

Il 2024 della cannabis in Italia è cominciato con il piede sbagliato. Alla riapertura dei lavori alla Camera è stato bocciato l’emendamento che intendeva salvaguardare i pazienti che utilizzano cannabis terapeutica dalla persecuzione voluta da Salvini con i test antidroga su strada. La nuova formulazione dell’art. 187 del Codice della Strada, in discussione in Parlamento, rimuove il principio della verifica dello “stato di alterazione psico-fisica” alla guida, aprendo così alla punibilità di chiunque abbia usato sostanze psicotrope, ore, giorni o settimane prima di mettersi al volante. Un’assurdità giuridica che pare avere l’obbiettivo di colpire indiscriminatamente i consumatori di sostanze, a prescindere che si rendano colpevoli o meno di una condotta pericolosa.

Indiscriminatamente, ma non troppo: è evidente che ad essere colpiti saranno soprattutto coloro che usano cannabis, la sostanza più diffusa dopo l’alcol e che a differenza di questo è rilevabile settimane dopo la fine dei suoi effetti. Una norma in perfetta continuità con il panpenalismo bulimico del governo Meloni, non sazio dopo tanti decreti e “pacchetti sicurezza”, a partire da anti Rave e Caivano. E come non citare il rinvio del giudizio del TAR del Lazio sul decreto CBD Schillaci-Speranza. Dovremo attendere settembre prossimo per un parere tecnico sulla pericolosità della sostanza che ben due Governi non hanno saputo produrre in tre anni. Se aggiungiamo che in questo clima Roma ha perso, per quest’anno, la sua fiera internazionale della canapa si comprende meglio coma la caccia alle streghe stia passando dalla sterile propaganda ai fatti.

In Europa invece si respira tutta un’altra aria. Tralasciando la Svizzera, che ha visto partire sperimentazioni di vendita legale della cannabis in sette città, si comincia a propagare l’onda verde anche all’interno dell’Unione Europea.

La Repubblica Ceca, seguendo l’esempio tedesco, ha aperto il dibattito sulla prima bozza di nuova legge sulle droghe. Una legge che regolamenterà le sostanze a seconda del loro effettivo livello di nocività, e che prevede per la cannabis un regime di completa decriminalizzazione dell’uso personale e della sua coltivazione, anche associata. Certo siamo ancora all’inizio del percorso, che potrà avere un’accelerazione se le previsioni del Ministro della Salute tedesco verranno confermate dai fatti. Lauterbach, forse per esorcizzare i tentennamenti dentro l’SPD, ha infatti confermato che prevede che il primo pilastro della riforma tedesca, limitato all’uso personale e ai Cannabis Social Club, andrà all’esame del Bundestag nella settimana del 19 febbraio, per poi essere esecutivo dal primo aprile 2024.

A Berlino come a Praga si sono rivisti al ribasso i propositi iniziali, che prevedevano l’apertura immediata di un mercato regolato. Pesa l’interpretazione restrittiva da parte della Commissione Europea delle norme di armonizzazione sulle droghe. È esplicito che le condotte per mero uso personale, coltivazione compresa, non devono essere obbligatoriamente punite. Mentre sull’estensione del concetto di condotte autorizzate anche a regimi di regolamentazione legale si è giocata una partita in cui Malta, Lussemburgo, Germania, Repubblica Ceca non sembrano ancora esser riusciti a prevalere. Rimane curioso constatare come invece i Paesi Bassi non si siano mai posti alcun problema e, trincerandosi dietro il divieto formale, prima abbiano avviato la politica della tolleranza dei coffeshop, e ora abbiano iniziato il loro approvvigionamento legale, a partire da Breda e Tilburg. 

Ora però con altri 4 membri dell’Unione in campo la partita a livello europeo pare finalmente entrata nel vivo. La Germania ha infatti richiesto una revisione della decisione quadro sulle droghe, che è in agenda proprio per quest’anno elettorale.

Ecco che improvvisamente il voto per il Parlamento Europeo diventa importante anche per la cannabis. È ovvio che un Parlamento e una Commissione ostili non aiuteranno il processo di riforma delle politiche sulle droghe, sia dell’Unione che dei singoli stati membri. La campagna elettorale europea ha quindi l’occasione di essere un momento di dibattito, e di svolta. È fondamentale che Partiti ed elettori lo capiscano, per provare a soffiare via la cupa nube proibizionista che sovrasta il nostro paese.

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