Cari cannabici, il supporto della classe politica andrà a vuoto finché la soluzione proposta sarà l’esclusione della cannabis dalla tabella delle sostanze stupefacenti dpr 309/90, senza considerare la convenzione unica delle NU; oppure rendersi paladini della cannabis light assecondando la lg. 242/16 che prescinde dal fiore per onestà intellettuale.
Intanto è emergenza farmaco: la notizia rimbalza dai social network alla stampa. Al momento le farmacie italiane sono quasi completamente sfornite di cannabis medica, hanno fatto richiesta di nuovi carichi, ma sembra che ci siano problemi di sdoganamento. I pazienti, notoriamente impazienti, cercano così soluzioni alternative tra autoproduzione e mercato nero (ahimè) per non tornare alle terapie farmacologiche (antidolorifici, antidepressivi, ansiolitici ad esempio).
L’Uruguay propone la terza soluzione: la produzione autorizzata dallo Stato. I cittadini uruguaiani possono fumare in casa e all’aperto, acquistare in farmacia cannabis e detenere sino a 10 gr di fiori, ma non si può guidare sotto l’effetto del thc. Si possono coltivare sino a sei piante ciascuno ma tutto è calcolato nel minimo particolare ed è finalizzato a scopi terapeutici: la cannabis è un business e una medicina ufficialmente da sei anni.
Tra le aziende autorizzate alla produzione di cannabis medica c’è la Fotmer Life Sciences, la quale il 19 maggio 2020, secondo il Marijuana Business Daily, ha compiuto la più grande spedizione di fiore di cannabis ad alto contenuto di THC mai registrata, per un totale di quasi 1,5 tonnellate (3.307 sterline). Altra particolarità è che la spedizione era destinata al Portogallo quando l’Uruguay non produce in UE-GMP.
Fotmer, da ottobre 2019, ha spedito circa 3.000 kg di fiori, avvicinando la nazione sudamericana al passo dei Paesi Bassi, che risulta il più grande esportatore di fiori di cannabis nel mondo (4.400kg all’estero nel 2019).
Il paese Sud Americano fa scuola ed è un ottimo esempio per la nostra classe “partitica”, la quale potrebbe piuttosto iniziare a prendere realmente spunto dai percorsi di legalizzazione efficaci, sia per l’elettore sia per il politico di turno.
Ecco quali sono i punti chiave del successo dell’Uruguay:
- Avere un quadro giuridico che rispetti i lavoratori dell’intera filiera
- Istituzione di un ente specializzato nella concessione di licenze per la produzione (‘Istituto per la regolamentazione e il controllo della cannabis – IRCCA).
- Disciplinare di produzione e conservazione del fiore di cannabis.
- Istituzione di laboratori con autorizzazioni sanitarie da parte del Ministero della sanità
- Rispetto degli standard internazionali (la certificazione EU-GMP la richiederanno a breve in quanto rispettano sin da ora i requisiti richiesti).
- Allineamento di criteri e procedure per il controllo delle sostanze stupefacenti.
- Avere un quadro giuridico favorevole per attrarre investimenti esteri, oltre all’esistenza di incentivi fiscali ed esenzioni (ad esempio, zone di libero scambio).
- Avere una buona politica basata sulla trasparenza e contri il riciclaggio di denaro (il Segretariato Nazionale per la prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo – SENACLAFT -).
L’ultimo punto è anche il più importante, la trasparenza. La classe dirigente per evitarla tende a separare l’intero per il cittadino medio (vedi il proibizionismo), al fine di poter unire quello che dovrebbe rimanere ben distinto, la politica dalla criminalità organizzata.
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