E’ trascorso un altro anno e questo in corso è ed è stato sicuramente molto particolare, insolito e difficile. Ma si è arrivati comunque al tempo del raccolto, e in questo caso di un bellissimo campo di circa 500mq convertito nel 2018 per la coltivazione di canapa.
E se il lavoro e le prospettive di questo 2020 hanno reso le attività più difficili e costellate di incertezze, il raccolto di quest’anno avrà sicuramente un sapore diverso e un grande valore aggiunto. Si, perché, come tutti sappiamo, in seguito all’emergenza Covid19, le previsioni sulla disoccupazione giovanile non sono delle migliori. I dati dell’organizzazione Internazionale del lavoro ci informano che un giovane su sei, dopo la diffusione del virus, ha smesso di lavorare e l’economia, anche se in ripresa, registra ancora grandi rallentamenti.
Se il nostro sistema economico è in ripresa (sebbene sia moderata), ci piace pensare che il merito sia anche e soprattutto dell’entusiasmo e della passione di forze giovanili. D’altronde è solo con lo sviluppo e l’innovazione che si potranno creare nuovi posti di lavoro, con la forza e il coraggio dei giovani nel continuare a investire, anche quando tutti gli elementi consiglierebbero il contrario. Abbiamo bisogno, ora più che mai, di tornare a credere nei sogni, continuare a vedere il bello intorno a noi e le possibilità che abbiamo di cambiare.
Abbiamo bisogno di fiducia. Per questo il mio plauso va a ragazzi come Simone e Marco che hanno voluto mettersi alla prova su un terreno complicato, sul fronte dell’emergenza Covid ma anche per la scelta di investire in un settore assai difficile nel nostro paese, osteggiato e poco supportato da politiche economiche appropriate. Un economista e un ortopedico che hanno voluto approfittare di un terreno di famiglia per sporcarsi le mani, mettersi alla prova arando, seminando e coltivando.
“E’ stato un lavoro impegnativo perché abbiamo voluto fare le cose al meglio; l’attività agricola è dura e lo sapevamo, e sapevamo anche che avremmo dovuto avere collaboratori competenti per limitare al massimo il rischio di perdere i nostri investimenti, c’è già l’eventualità del maltempo a farci vivere col fiato sospeso. Ma sin dall’inizio siamo stati ricompensati ottenendo un ottimo prodotto, tanto che già stiamo allargando lo spazio per le prossime coltivazioni”.
Negli ultimi anni sta crescendo il numero di giovani aziende che si occupano di canapa in vari settori. Si potrebbe dire che la canapa è la coltura del momento e sta tornando a fare bella mostra di sé in tutta Italia, complice sicuramente la grande tradizione canapicola che il nostro paese ha alle spalle ma anche le sue infinite proprietà: una pianta molto forte e facile da coltivare, che non richiede disinfestanti e agenti chimici dannosi per l’ambiente, e soprattutto la grande capacità di bonifica dei terreni, cosa indispensabile in zone dove le monoculture hanno impoverito il suolo.
Questo Simone e Marco è il secondo anno di raccolto e scorgo l’orgoglio nei loro occhi e nei sorrisi compiaciuti. Un orgoglio che condividono con genitori, compagne e amici che vengono a donare le loro mani per una delle fasi indubbiamente più lunghe e faticose di tutta l’attività. E forse è anche la più bella, è quella in cui si tirano le somme, ci si elogia per i risultati ottenuti e si raccolgono gli errori per migliorare l’anno che verrà.
Si cresce e si cresce insieme, per ottimizzare il raccolto ma soprattutto per perfezionare la terra e il benessere delle piante. Sicuramente non è stato facile iniziare da zero e, soprattutto, è stato difficile continuare quando, appena al secondo anno di esperienza, ci si è trovati di fronte a una pandemia. Gli animi di noi tutti sono stati scossi da forti incertezze e paura e anche i ragazzi sono stati toccati dalla preoccupazione sulle vendite del nuovo raccolto.
Eppure hanno continuato “Dopo appena un anno sarebbe stato più semplice mollare tutto, ma crediamo fermamente nel nostro lavoro”, spiega Simone, citando anche i numeri di un report della società londinese Prohibition Partner: “Attorno alla canapa c’è un giro d’affari (sul valore del mercato italiano) che oscilla tra i 10 e i 30 miliardi di euro, la cui provenienza è dai settori medico-farmaceutico e ricreativo. Senza considerare la conseguente creazione di migliaia di posti di lavoro. Ecco, pensare a questo, non solo come guadagno per noi ma per l’intero paese in un momento di difficoltà ci ha convinti a continuare”.
In un momento di generale difficoltà, storie coraggiose di chi ha deciso di invertire la rotta come Marco e Simone mi sembrano l’augurio più appropriato, non solo per i giovani, ma per l’intero Paese. Questa, come storie simili di investimenti sulla coltivazione della canapa dal settore alimentare al tessile, alla produzione di carta, corde e prodotti per la bioarchitettura, sono un esempio virtuoso di come, investendo sulla tradizione e sulle risorse locali, si possano creare opportunità lavorative nel segno dell’etica e della sostenibilità.
Il mondo in cui viviamo gira ormai a ritmi sempre più elevati che ci hanno fatto dimenticare che la felicità è fatta di cose semplici. Cose semplici come la terra. L’attenzione verso nuove politiche agricole e un’apertura al mondo della canapa potrebbe essere, quindi, la chiave per un’economia più sostenibile e vicina ai cittadini.