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Al Museo della Civiltà Contadina va in scena la Festa della Canapa

A San Marino, una frazione di Bentivoglio in Emilia-Romagna, la realtà museale offre una sezione dedicata alla canapa tra le più importanti in Italia

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Al Museo della Civiltà Contadina va in scena la Festa della Canapa

Da mezzo secolo a San Marino, una frazione di Bentivoglio in Emilia-Romagna, esiste il Museo della Civiltà Contadina. Dista 15 chilometri da Bologna ed è ospitato nella splendida Villa Smeraldi. Uno spaccato del mondo agricolo del XIX e XX secolo. L’esposizione si estende su 2000 mq e accoglie il certosino lavoro svolto dal commendatore Giuseppe Romagnoli, un appassionato estimatore della comunità agreste della provincia bolognese, il quale ha collezionato nel corso della propria esistenza, la bellezza di quattromila pezzi comprendenti macchine e attrezzature utilizzate dagli agricoltori. La raccolta è iniziata a partire dagli anni Cinquanta del Novecento ed è proseguita fino alla dipartita dell’imprenditore nel 1966.

Un sentiero fiancheggiato da margheritine conduce alla villa a due piani, c’è un laghetto diviso a metà da un ponticello, oltre ad un meraviglioso prato all’inglese.

La realtà museale offre una sezione dedicata alla canapa tra le più importanti in Italia.

Di particolare interesse rivestono i materiali riguardanti le varie fasi di produzione e di lavorazione della canapa: dalla semina sino alla trasformazione in fibra tessile. La sessione si avvale di un apparato didattico d’approfondimento, nonché di un vasto corredo iconografico composto da numerose fotografie d’epoca che documentano le diverse attività lavorative della pianta.

D’altronde questo è il luogo ideale per proporre al pubblico le molteplici sfaccettature della canapa, visto che, per quasi cinque secoli il territorio bolognese è stato uno dei principali centri della canapicoltura italiana. Avviata nella seconda metà del XV secolo tra Bologna, Budrio e Cento, la coltivazione della canapa è diventata, nei primi secoli dell’età moderna, il cardine del sistema agrario bolognese e, più tardi, di quello della più ampia area della “antica canapicoltura” emiliana e romagnola, estesa a larga parte della pianura: bolognese, ferrarese, modenese, rodigina, ravennate e cesenate. Sostenuta inizialmente dalla domanda della corderia dell’arsenale navale veneziano, ma capace anche di alimentare alcuni circuiti di produzione locale di canapa pettinata, cordame, reti da pesca, tele da sacchi, biancheria domestica e personale, la produzione canapicola bolognese trovò, a partire dal XVII secolo, nuovi sbocchi commerciali nei cantieri navali dei paesi dell’Europa nord-occidentale, dove venne a lungo utilizzata per la fabbricazione di corde e tele da vela. Il XIX secolo, ha segnato, almeno fino agli anni della crisi agraria, l’ultima fase di sviluppo della produzione e del commercio internazionale della canapa, registrando, soprattutto dopo il 1870 significativi sviluppi in campo industriale. La crisi degli anni a cavallo del 1930, che portò alla chiusura di numerosi stabilimenti industriali, pose fine alla libera contrattazione della canapa e aprì una breve e controversa fase che si concluse negli anni ‘50, alla vigilia della “grande trasformazione” dell’economia italiana, con un verticale crollo della produzione agricola, la scomparsa del commercio e il drastico ridimensionamento dell’industria della canapa bolognese e italiana.

Così, a testimonianza di questo glorioso passato rurale esiste il Museo della Civiltà Contadina nato per volere di contadini ed ex contadini che si sono riuniti nell’Associazione Gruppo della Stadura, tutt’ora presente e attiva sul territorio.

L’Istituzione Villa Smeraldi è stata costituita nel 1998 dalla Provincia di Bologna, ora Città metropolitana, e sostenuta dai Comuni di Bologna, Bentivoglio e Castel Maggiore, essa gestisce il Museo della Civiltà Contadina e il complesso di edifici in cui ha sede.

Si tratta di un luogo di ricerca, conservazione ed esposizione delle testimonianze materiali e immateriali della comunità agreste e dell’artigianato della pianura bolognese che offre percorsi ed esperienze di studio, occasioni di conoscenza e apprendimento del lavoro e della vita rurale tra i secoli Otto e Novecento.

Nello specifico il museo offre ai visitatori vari spazi espositivi articolati su tre edifici e una sezione all’aperto, laboratori didattici, corsi di formazione, sale convegni, un punto ristoro, un archivio fotografico e la biblioteca (quest’ultimi accessibili solo su prenotazione). Non tutto è esposto in villa, sarebbe impossibile, vista la grandezza dei macchinari agricoli (tipo trebbiatrici), per questo è stato costruito un capannone al cui interno ci sono i numerosi attrezzi usati dai contadini e diversi pannelli esplicativi. Tutto è molto ordinato, appeso in sequenze logiche con gigantografie in bianco e nero. Fanno impressione tanto sono grandi i due buoi finti esposti, sembran pronti ad aiutare l’uomo nelle fatiche quotidiane.

Terminata la visita è possibile passeggiare in giardino, infatti, all’esterno la residenza ottocentesca è circondata da un bellissimo parco: con 500 alberi appartenenti a 150 varietà antiche di frutti. Addentrarsi nel frutteto e scovare queste piante, lascia una sensazione di pace di cui godere anche a casa, osservando poi gli scatti fotografici fatti a ricordo della camminata.

Quando, invece, si recano in visita le scuole è un piacere per le guide poter rispondere agli interrogativi più disparati degli studenti, come, per esempio: “Come erano le case dei nostri bisnonni?” “Come si procuravano il necessario per mangiare, vestire e scaldarsi?”, “Cos’è la fibra tessile?”, “Come si svolgeva una lezione scolastica?”. Per soddisfare le loro lecite curiosità ci sono diversi percorsi a seconda dell’età. “Penna, inchiostro e calamaio” è una lezione di aritmetica, calligrafia e lettura che si svolge in un’aula scolastica ricostruita con banchi a due posti, panche, lavagna girevole, pallottoliere e cartine geografiche del secolo scorso. Oppure: “A scuola di tessitura” un vero e proprio laboratorio per imparare a tessere al telaio, e provare a realizzare un piccolo arazzo da portare a casa a ricordo della gita.

Per chi sceglie il percorso “Coltivazione e usi della canapa”, dal mese di maggio si può accedere nel campo coltivato a canapa, dove si potranno comprendere meglio le forme e le dimensioni di una pianta che, una volta giunta a maturazione raggiunge e, supera i tre metri d’altezza diffondendo nell’aria quel simil profumo di menta selvatica. Il museo propone percorsi accessibili a bambini non vedenti.

Fra gli appuntamenti di rilievo che si sono svolti lo scorso anno c’è stato l’Open day del Gusto.

Un viaggio a ritroso nel tempo, un’immersione nella cultura locale. Tra i tanti eventi in calendario c’e stata l’esibizione dei Canterini Romagnoli Pratella-Martuzzi di Ravenna. Nati nel 1961 sono diretti dal M° Matteo Unich, che cura l’esecuzione di tutto il repertorio tradizionale. I Canterini non sono solo un coro: sono il cuore pulsante della Romagna, una voce che simboleggia le generazioni, unendo le persone per mezzo della musica e dei costumi. Dopo aver trascorso la giornata in villa, dal comune di Bentivoglio è poi possibile raggiungere il capoluogo attraverso la ciclovia del Navile. Lungo il percorso si incontrano bellezze naturalistiche ed autentici gioielli dell’archeologia industriale, primo fra tutti il Museo del Patrimonio Industriale.

Tornando al museo, l’ingresso costa 4 euro e i cani sono i benvenuti se condotti al guinzaglio, possono accedere agli spazi espositivi e alle aree esterne.

Gli orari d’apertura sono i seguenti:

dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30; martedì e giovedì dalle 14.30 alle 17; domenica dalle 15 alle 19 (ottobre-aprile) e dalle 16 alle 20.00 maggio-settembre. Sabato chiuso.

Ultimissime: questa domenica 15 settembre Festa della canapa. Un pomeriggio con rievocazioni storiche, laboratori e tour guidati, per conoscere i metodi di coltivazione e lavorazione della canapa. Alle 15,30 pedalata alla scoperta dei maceri e rievocazione della scavezzatura della canapa, con macchina a vapore e “cilindro”, a cura dell’Associazione Gruppo della Stadura. Ingresso libero.

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